Archivi tag: Daria Bignardi

Maternità surrogata: chi strumentalizza e chi è strumentalizzata/o?

Mirco e Patric

A proposito delle polemiche che in questi giorni infuriano sulla maternità surrogata, mi limito a riprendere un post che avevo pubblicato il 30 marzo, riprendendo un’intervista andata in onda alle Invasioni barbariche. Scrivevo allora: «L’intervista dura circa 50 minuti e vale la pena vederla fino in fondo con grande concentrazione, specie in questo periodo in cui in Italia sulla maternità surrogata e sulla genitorialità delle coppie omosessuali si sono spese parole, quando va bene, vacue e disinformate, quando va male, volgari e offensive. Continua a leggere

Mirco e Patric, ovvero: il coraggio di essere se stessi. Contro pregiudizi, leggi, convenzioni

Mirco e Patric

Mercoledì 25 marzo, alle Invasioni barbariche, è andata in onda una splendida intervista di Daria Bignardi a una coppia gay, intervista che andrebbe diffusa (come minimo) nelle scuole secondarie (di primo e secondo grado) e in università, perché mostra in modo limpido e diretto come il coraggio di essere pienamente e autenticamente se stessi in una relazione d’amore possa superare ostacoli di ogni tipo: distanze geografiche e anagrafiche, pregiudizi, convenzioni sociali, leggi nazionali e internazionali. Nessun cliché romantico, anzi: è una storia unica, singolare. Mirco, 47 anni, italiano di Continua a leggere

M5S: perché Di Battista può togliere molti voti al Pd (e non solo)

Alessandro Di Battista

Il M5S sta imparando a mandare in televisione i suoi parlamentari più adatti al mezzo. In particolare Alessandro Di Battista, prima da Santoro e poi dalla Bignardi, è stato la rivelazione delle ultime settimane. La lunga intervista di venerdì scorso alle Invasioni barbariche serviva soprattutto – dal punto di vista di M5S – a spiegare («siamo arrabbiati») e a stemperare i toni accesi e la zuffa in Parlamento («abbiamo esagerato un po’ sui toni, alcuni toni sono deprecabili, tutto il gruppo 5 Stelle ha sbagliato»), ma è servita anche, in generale, Continua a leggere

Se Crozza e Berlusconi dettano l’agenda, Monti si fa “empatico”

In principio fu Maurizio Crozza, che pochi giorni dopo la prima conferenza stampa del governo Monti, s’inventò Monti-Robot, inchiodando il Presidente ai tratti principali del suo eloquio: la tendenza a parlare lentamente, con pause lunghe, ritmo monotono e tono grave. Tutte caratteristiche che, da un lato, paiono esprimere una personalità incline al riserbo e all’autocontrollo (la ben nota “sobrietà”); dall’altro però ci restituiscono l’immagine di un Monti privo di emozioni e incapace di suscitarle.

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I registi fra le macerie

Nei giorni scorsi in Abruzzo si aggiravano un po’ di registi italiani. A quanto ne so, c’erano Mimmo Calopresti, Francesca Comencini, Ferzan Ozpetec, Michele Placido, Paolo Sorrentino. Di sicuro me ne sfugge qualcuno.

Già si trovano su YouTube i primi risultati del loro girare fra le macerie.

Calopresti accompagna le immagini del disastro con la canzone Perfect Day; Comencini fa parlare le donne di San Gregorio; Sorrentino si sofferma sulla non assegnazione delle tende, dopo che uno ha gridato «sono a sufficienza per tutti, sennò mi tagliate la testa!»; Ozpetec dedica il corto ad Alessandra Cora, una giovane di origini capresi che ha perso la vita nella tragedia; Placido, nel suo duplice ruolo di attore e regista, si fa riprendere mentre raccoglie le testimonianze di alcuni extracomunitari, che hanno scavato con le mani per salvare i compaesani.

Non so. Indipendentemente dalla qualità dei corti – a volte non distinguibili dalle centinaia di riprese giornalistiche di questi giorni – c’è qualcosa che non mi piace.

Documento? Arte? Autopromozione?

Capisco le buone intenzioni e la necessità di testimoniare, ma in questi casi il confine con lo sciacallaggio e l’intrusione nel dolore altrui è così sottile, che tenere qualche videocamera spenta non guasterebbe. O conservare il girato per tempi e storie successive. Perché il dolore ha bisogno di tempo. E di silenzio.

Cito a memoria Erri De Luca che, intervistato dalla Bignardi venerdì scorso, ha detto più o meno: «Durante una tragedia bisognerebbe vietare ai giornalisti di chiedere alla gente: “Cosa provi?”, “Come ti senti?”. Perché se la domanda è abolita, magari aguzzano l’ingegno e gli viene un’idea migliore.»

Anche ai registi bisognerebbe vietarla.

Mimmo Calopresti, «Perfect Day»

Francesca Comencini, «Le donne di San Gregorio»

Ferzan Ozpetec, «Nonostante tutto è Pasqua»

Michele Placido, «Le mani di Osmai»

Paolo Sorrentino, «L’assegnazione delle tende»