Ultimamente le imprese chiedono sempre più spesso alle agenzie di comunicazione, no meglio, ai gggiovani comunicatori free lance: voglio una campagna sui social media.
Bene.
La voglio su un tema «sociale» (e non è un giochino di parole), così mi rifaccio un look etico: ambiente, volontariato, qualche impegno buonista.
Benone.
Poi voglio i numeri: quanti amici su Facebook, followers su Twitter eccetera, abbiamo ottenuto con la campagna.
Benissimo.
E alla fine dovete girare il raccontino (lo storytelling, wow) della campagna social, completa di numeri, ai blogger «di peso», cioè quelli più letti, accreditati e così via. Che magari si entusiasmano e la rigirano.
Fantastico, pensano loro.
Invece io mi chiedo: embè? Capisco che le campagne sui social media costino poco (poveri gggiovani e povere agenzie), ma faccio un esempio di questi giorni. Che senso ha, per un marchio di massa come Nelsen, informarmi via mail – in quanto blogger eccetera – di aver appena concluso una campagna sui social media che ha coinvolto (ben) 15 blogger (12 donne e 3 uomini), di aver fatto compiere (ben) 1573 piccole buone azioni per l’ambiente sparse in 13 città italiane, e di aver coinvolto (ben) 200 «contributors» per produrre (ben) 2000 tweet?
Capisco che la campagna si chiami «A piccoli passi», ma se il piccolo è troppo piccolo, non diventa irrilevante? Specie per un prodotto di massa come la linea di detersivi Nelsen. Qui trovi il racconto della campagna: Social Media News: A piccoli passi.
E questa è l’infografica riassuntiva (clic per ingrandire):