In attesa dei giochi Olimpici che si terranno fra poco a Londra, la Rai ci informa con alcuni spot della copertura che farà dei giochi. A proposito di quello con la canoa, commentato dalla voce fuori campo di Giampiero Galeazzi, a ricordare la telecronaca dell’impresa di Giuseppe e Carmine Abbagnale alle Olimpiadi di Seoul nel 1988, lascio la parola a Walter e Alice, che mi scrivono:
A parte il fatto che lo spot si basa sulla banale rappresentazione di stereotipi tipicamente italiani (ma del resto come può un elenco di stereotipi non essere banale?).
A parte questo. Mia moglie Alice (che è in copia) mi ha fatto giustamente notare la pessima rappresentazione che viene fornita della figura femminile: c’è una pin-up in costume (che ovviamente fa la oca), una signora che lavora ai ferri e una casalinga che stende i panni.
Non che gli uomini siano rappresentati tanto meglio. Compaiono un corteggiatore imbambolato e un nerd affaticato, ma anche i due canottieri che si vedono all’inizio (le uniche figure che non hanno un ruolo caricaturale), un medico chirurgo e due nuotatori che giocano a carte.
Insomma direi che il confronto di genere è impietoso. Azzarderei irrispettoso.
E pensare che le Olimpiadi sono un evento sportivo tendenzialmente molto amato anche dalle donne! Cosa ne pensi?
Penso che siamo alle solite, cari Walter e Alice: nostalgia a gogò è la formula che i pubblicitari propongono a un’Italia che fa sempre e solo la calza.