Pd, calo nei sondaggi. Cosa può fare Renzi per rimediare?

Matteo Renzi

In questi giorni rimbalzano sui media i commenti sul calo del Pd nei sondaggi: secondo Demos, se si votasse domani, il Pd prenderebbe il 32,2%, per Ipsos il 31,5%, ben al di sotto, in entrambi i casi, del superamento del 40% che il Pd aveva ottenuto alle europee del 2014. I sondaggi – lo sanno tutti – sono fallibili, effimeri e strettamente relativi al momento in cui sono fatti, ma un’indicazione, pur di massima, la danno lo stesso, anche perché, pur nella loro fallibilità, temporaneità e relatività, mesi fa erano ben più incoraggianti per il Pd di Renzi. Aggiungo un commento ai commenti, chiedendomi cosa potrebbe mai fare Renzi, in termini di comunicazione, per fermare e magari recuperare questo calo.

Ho sempre considerato molto rischiosa, addirittura azzardata, la comunicazione di Renzi: troppo irruento, radicale, veloce, sempre esagerato, sopra le righe. Per diversi mesi, a fronte di una scena politica percepita come lenta, vecchia, uguale a se stessa, l’annuncismo e il velocismo di Renzi sono sembrati una boccata d’aria fresca: è così sicuro di sé che non può non sapere quel che fa, si sono detti in molti, a destra come a sinistra, per cui diamogli fiducia, che magari qualcosa riesce a muovere. D’altra parte, il suo continuo appello alla speranza, all’ottimismo, a una visione positiva della situazione contro la rabbia dei “gufi” che continuamente parlano di crisi e di problemi (speranza vs. rabbia fu proprio l’opposizione con cui chiuse la campagna per le europee), rinforzava e nutriva, appunto, il desiderio – umanamente legittimo – di poter credere in qualcuno: un uomo forte, giovane, sicuro di sé, entrato in scena di colpo, che velocemente risolva i problemi.

Il rischio di una comunicazione tutta basata sulla speranza e le promesse, però, – specie in tempi di crisi grave, di problemi serissimi e di impoverimento generale – è che, se alla speranza non fai seguire le azioni, se alle promesse non fai seguire fatti che dimostrino che hai saputo mantenerle, la speranza di trasforma ben presto in delusione e le promesse appaiono rapidamente come favole, illusioni o, peggio, menzogne. Era questo l’azzardo della comunicazione di Renzi un anno fa. È questo, ora, il prezzo che comincia a pagare. Cosa può fare per contenere il danno e invertire la tendenza? Fare, fare, fare e, immediatamente dopo aver fatto (non prima, attenzione!), comunicare urbi et orbi di aver fatto, fatto, fatto. Difficile? Certo, specie se si comincia a parlare del calo di fiducia in Renzi: un sondaggio, per quanto fallibile, effimero e relativo, svolge sempre la funzione importante di profezia che si autoavvera, perché tende a indirizzare le opinioni. Se si parla di crescita della fiducia, la fiducia cresce, se si parla del suo calo, la fiducia calerà.

Assai meno difficile, però, è fare e comunicare di aver fatto, se si tratta di piccole azioni semplici, di cui le persone possano immediatamente percepire i vantaggi nel quotidiano. Tipo gli 80 euro in busta paga di un anno fa, per intenderci. Anche in assenza di grandi strategie politiche e di soluzioni sistematiche, insomma, un politico comunicativamente astuto può rapidamente passare da una comunicazione tutta basata sulla speranza a una tutta concreta. Ci riuscì Berlusconi nel 2013 quando propose non solo di abolire l’IMU, ma di restituirla subito ai cittadini. Detto e fatto. (Non a caso Bersani, grazie a quella e poche altre mosse di Berlusconi, riuscì a non vincere le elezioni politiche, pur partendo molto avvantaggiato.) Ci riuscì Renzi nel 2014, quando aggiunse 80 euro in busta paga ai cittadini sotto un certo reddito. Detto e fatto. Ci può riuscire ancora, dunque, a trasformare una comunicazione basata sulla speranza in una comunicazione basata sulle azioni concrete. Piccole azioni quotidiane che accontentino fasce mirate di elettori. Detto e fatto. E il consenso tornerà a crescere. Un pochino, almeno, e per un po’. Quel tanto per vincere eventuali elezioni, se la piccola azione mirata si fa al momento giusto.

PS: questo articolo è uscito oggi anche sul Fatto Quotidiano.

15 risposte a “Pd, calo nei sondaggi. Cosa può fare Renzi per rimediare?

  1. Ottimo suggerimento, concordo con Giovanna.
    Esempio: nella riforma della scuola, oltre a dare giustamente più potere ai presidi, dare anche più potere ai consigli d’istituto, integrati da rappresentanti della comunità (comune, imprese). Potere, in primo luogo, di licenziare e assumere il preside.
    Così aumenterebbe i consensi alla riforma della scuola, rimediando a un suo punto debole — nel modo che Giovanna giustamente suggerisce: detto, fatto.

  2. Condiviso l’analisi e quello che scrivi mi appare esauriente. Alla domanda su cosa può fare Renzi per rimediare ai suoi errori, propongo il mio punto di vista: sappiamo bene che una comunicazione è efficace quando c’è anche (e soprattutto) coerenza tra contenuto e forma. Credo che Renzi abbia svelato, suo malgrado, che non c’è coerenza tra ciò che lui è e ciò che lui dice di essere. Non c’è coerenza tra ciò che lui fa e ciò che lui dice di fare o volere fare, anche se ricorre a modalità e mezzi comunicativi di un certo impatto. E’ per questo che se non c’è una sostanziale “verità” nelle azioni concrete (piccole o medi-grandi) non credo si possa salvare dal declino.
    Il “fare” qualcosa di efficace non può vincere senza un progetto con visione, obiettivi, mezzi, risorse, ecc. Se “fare” qualcosa per accontentare fasce mirate di elettori serve solo per “rimediare”, allora il re non è soltanto nudo, ma è uno dei tanti che non si conta e che non conta.
    L’ambiguità non paga mai.

  3. Il problema di Renzi non è solo il fare ma anche il pensare come fare. Le scelte politiche che compie sono spesso frutto di ignoranza o sciatteria. Per non parlare del fatto che sono ben lontane dagli interessi dei cittadini mentre più vicine agli interessi delle élite di potere.
    Indubbiamente se cominciasse a compiere piccole azioni e a comunicarle adeguatamente, le probabilità di aumentare il consenso migliorerebbero. Ma c’è sempre la componente aleatoria della fiducia dei cittadini: a furia di sentire “fole”, cominciano a dare per scontato che menta sempre.

  4. il risultato delle europee non si legò solo ad una comunicazione basata sulla “speranza”… ma sul timore che, non votando il PD, si sarebbe lasciata strada libera, in europa, al M5S….un elemento che convinse al voto molti elettori che poi nella successiva consultazione regionale si astennero….sul detto/fatto poi quando si basa sulla distribuzione di risorse difficile mantenerlo…vedasi la vicenda della restituzione delle somme trattenute sulle pensioni..

  5. Renzi, purtroppo per lui e probabilmente per noi italiani, è destinato a fallire, perché non ha avuto l’umiltà – da non eletto – di fare davvero con coraggio quello che sarebbe servito. E di farlo in modo democratico e rispettoso delle diversità. Ha fatto vincere la conservazione. Si è adeguato. Ha abusato della comunicazione per creare assuefazione. Per erigere se stesso a monumento di un’italia soltanto immaginata. Qui, invece, bisogna non solo costruire ma realizzare, insieme possibilmente, una visione. Un progetto che restituisca dignità ai tanti che oggi non si sentono rappresentati da nessuno. E che non tollerano più il glossario da bulli impiegato, culturalmente insostenibile..

  6. Interessante come sempre. Personalmente considero esiziale la scelta di scontro col mondo degli insegnanti, che (al di là del merito della Buona Scuola) andavano blanditi in tutti i modi e non trattati con parole d’ordine come quelle sul privilegio, degne di Feltri o Sallusti. Lì solo balla qualche punto percentuale.

  7. Ma il PD non è solo Renzi. Giovanna ci dice che il PD cala nei sondaggi. Ma Renzi? E se cala anche lui è per la sua azione di Presidente del Consiglio o in quanto segretario di un partito alla frutta, anzi, al formaggio (quello “grattato”), o per entrambi? Perché i suoi colleghi di partito, in quanto a genialità e onestà sono, se possiibile, ancor meglio.
    Se Renzi s’inventa qualcosa per ridare lustro alla sua immagine e recupera consensi, per noi cambia qualcosa? Oggi ha citato l’Enciclica di Papa Francesco sostenendo la necessità di occuparsi dell’ambiente, e che lui lo ha già fatto. Bravo! Ma di queste enunciazioni cosa resta? La buona scuola continua a produrre soffitti che cadono sulla testa degli studenti, l’incremento dell’occupazione è solo una favola per gonzi… insomma, del futuro, dei cali o degli aumenti di consenso del Superbone m’importa poco,se non per le conseguenze. Di cose da fare subito ne potrei elencare a decine, raccogliendo più consensi dell’inconcludente saccente alla lavagna.
    Per restare nell’ambito del disimpegno mi piacerebbe che Giovanna Cosenza ci proponesse un confronto fra la comunicazione dei due Matteo, davvero una bella sfida fra ciarlatani.

  8. Diciamo, Giovanna, che lei propone un cambio di linea politica, oltre che comunicazionale.
    Alle “riforme” epocali e storiche, ma astratte, promesse in questo anno – a cui hanno fatto riscontro, solo in alcuni rari casi peraltro, risultati riformatori modesti – e delle quali ai cittadini, non consultati e coinvolti, importa davvero poco, lei propone di sostituire interventi concreti e percepibili ora e subito!
    Alla riforma, così per dire, della buona scuola, magari solo un intervento per riorganizzare i programmi e gli insegnati; alla riforma epocale della pubblica amministrazione, magari, anche solo l’abolizione dello spoil sistem (lo traduco, l’induzione alla prostituzione della dirigenza, detto da un … insider…) un contratto di lavoro ed una riorganizzazione del lavoro che dia spazio ai giovani e al merito delle persone (come pensano e sperano tutti i suoi studenti, per esempio, suppongo); alla rivoluzione del fisco, una semplice riorganizzazione delle imposte che premi i redditi da lavoro e faccia pagare di più alle rendite ed ai patrimoni oltre, ovviamente, alla banale registrazione obbligatoria dei pagamenti, in modo da impedire sul nascere ogni evasione; invece dello storico ritorno del falso in bilancio (che poi, pare, sia stato realizzato in modo da consentire maglie più larghe per chi vuole falsificare i suoi conti) e della lotta senza quartiere alla corruzione che si è mangiata tutta l’Italia (dal Mose, ad Expo, a Mafia Capitale, al Ponte sullo Stretto…), una semplice disposizione che obblighi a tracciare ogni atto pubblico e a fare le gare pubbliche solo in via telematica…
    Ma, Giovanna, lei è antistorica, retrograda, forse anche giacobina.
    Come me, del resto.
    Ma che male ci sarebbe?

    Un saluto,
    Pierperrone

  9. @guydebord
    “Di cose da fare subito ne potrei elencare a decine,”
    Dinne una, come ho fatto io (rischiando di dire una stupidata), che non aumenti il debito pubblico, se no è troppo facile. 😉

  10. qualche errore sulal comunicazione (troppo”toscana” come modi)ma gli errori grossi sono altri tre:

    -ha percepito poco la richiesta di law & order (rom e migranti)che viene dal centro nord,o meglio dal profondo nord e dall area di roma

    -la situazione economica riprende qualcosa ma mai abbastanza

    -non parla mai del sud…

    sul maggio 2014 han ben detto Grazia Nardi,all epoca Grillo spaventò molti dai 50 anni in su, e cmq all epoca Salvini era arrivato da poco (oggi invece è un oppositore non da poco)

    insomma non ridurrei troppo alla comunicazione,peraltro gli(le?)insegnanti in sto paese non stan mica simpatici/che a tutti,e il popolo non disprezza la riforma della scuola(la trova interessante anche Salvini )

  11. aggiungerei che qua e la in renzi appaion echi di quella conunicazione “inspiraitonal” tanto cara al walter veltroni di dieci anni fa,cosa che al ulivo prima e la pd dell epoca non portò un voto..

    consiglio a renzi.meno toscani nell inber circle,simpatici personaggi ma davvero si contorni anche di gente provenienti di altre aree,in italia( coem negli usa coi loro rappresentanti )l’opinione pubblica alla provenienza dello stato maggiore ci fa un caso

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