Monti: fra (ex) sobrietà e politica pop

Da quando Monti è entrato in campagna elettorale non passa giorno senza che qualcuno ne evidenzi la «svolta comunicativa»: come se d’improvviso fosse riuscito a cambiare radicalmente stile di comunicazione, passando dall’argomentazione agli slogan facili, dalla ponderazione ai toni accesi.

In realtà già nei primi mesi del suo governo, Monti aveva dato prova più volte di sapersi ben adattare alla politica spettacolarizzata che Mazzoleni e Sfardini hanno chiamato «politica pop». È sempre stato abile, per esempio, a confezionare formule facilmente traducibili in titoli di giornali e di servizi televisivi: dalle manovre «salva Italia» e «cresci Italia» con cui ha descritto le azioni di governo, alla più recente «salita in politica», con cui ha etichettato il suo ingresso in campagna elettorale per distinguersi dalla «discesa in campo» di Berlusconi nel 1994.

Monti in tv

Ma entrare nel circo mediatico senza esperienza comporta rischiare gaffe e scivoloni. Anche di questi Monti ha dato spesso prova, insieme ad altri membri del suo governo. Cominciò nel febbraio 2012: «I giovani devono abituarsi all’idea che non avranno un posto fisso tutta la vita. E del resto, diciamo la verità, che monotonia un posto fisso tutta la vita». Soffiò sul fuoco la ministra Fornero: «Il posto fisso per tutti è un’illusione». Rincarò la dose la ministra Cancellieri: «Noi italiani siamo fermi al posto fisso nella stessa città, di fianco a mamma e papà».

Di esempi analoghi è costellato tutto il 2012, ma mi limito a questi perché li considero rappresentativi, da un lato, della capacità di Monti – e del suo governo – di guadagnare le prime pagine, dall’altro della scarsa empatia verso il vissuto delle persone, in questo caso masse crescenti di precari e disoccupati, specie giovani. Una volta in campagna elettorale, poi, ha preso di mira gli avversari politici: si pensi alla frase sulla necessità, per il Pd, di «silenziare» le ali estreme, rappresentate dall’alleanza con Nichi Vendola, da un lato, e dall’economista Fassina al suo interno; una frase infelice e autoritaria, che certo non esprime pacatezza.

D’altra parte accade a molti: la girandola mediatica prima seduce, poi ipnotizza, infine stordisce. Riuscirà Monti a trovare un buon equilibrio fra sobrietà e vena pop? Finora non ci è riuscito. In futuro chissà.

Questo articolo è uscito oggi anche sul Fatto Quotidiano.

10 risposte a “Monti: fra (ex) sobrietà e politica pop

  1. Così a naso un conto sono le gaffe o le uscite infelici di Monti, che mi sembrano ben calcolate, come anche alcune di quelle apparentemente più pazze di Berlusconi.

    Uscite invece sui bamboccioni o gli schizzinosi mi paiono invece spontanee. O almeno sembra.

  2. La strategia comunicativa di Monti è cambiata proprio in questi ultimi giorni. All’inizio della campagna il Professore ha cercato di mantenere un certo rapporto di terzietà rispetto agli elettori. “Mi candido contro la mia natura per non sciupare i sacrifici fatti”, era questo un pò il sunto della sua candidatura, quasi come se non dovesse conquistare gli elettori perchè chiamato in causa proprio da loro. Negli ultimi giorni però questa strategia basata solo sull’esposizione del proprio programma (condita da qualche frecciatina verso esponenti secondari degli altri partiti) non ha prodotto i risultati sperati. Lo certificano i sondaggi. Senza almeno il 15 per cento Monti non può essere determinante in Parlamento. Ecco allora che Monti ha cambiato passo e trasformato se stesso. La prova è la sua intervista a Porta a Porta. Solo dopo l’attacco al pifferaio, Monti ha assunto le sembianze del politico. Passaggio sofferto per il Professore, ma indispensabile e che rivela la sua vera natura pop (sicuramente artificiale). La quale non deve sorprendere, ma solo far riflettere su quanto in Italia le campagne elettorali siano personalistiche e poco basate sull’esposizione delle idee. Proprio di questo mi sono occupato oggi sul mio blog.

  3. Ho il dubbio che Monti sia consigliato abbastanza bene sulle sue attività di comunicazione, ma che la persona stessa non sia in grado di svillupare questo tipo di comunicazione.
    al contrario mi sembra che Bersani si sia “piegato” a quella che è la sua immagine “percepita”, potenziondola e indirizzandola a suo favore senza cercare di essere qualcosa di diverso da se stesso. Anzi, a volta, caricando eccessivamente le sue “caratteristiche”.
    Monti, piuttosto, pare essere “schiavo” del ruolo che gli hanno affibiato sia i politici che lo sotengono, sia i suoi “spin-doctor” che cercano, in fretta e furia (dati i tempi ristretti) di capovolgere le etichette con cui ,negli ultiimi 13 mesi, i media hanno costantemente “narrato” il profilo istituzionale e sobrio del Prof.

  4. Vorrei sapere cosa ne pensa(te) oltre che delle uscite (poco felici o no) sul mezzo televisivo anche del giovanilismo esagerato (penso sia causa del suo staff web) di uscite tipo il WOW di uno dei primi tweet.

  5. Monti non mi ha mai convinta, da nessun punto di vista. Con la battuta su Brunetta, poi, si è rivelato completamente e ha confermato la mia opinione iniziale: sotto il vestito, niente.

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