3 euro lordi per un articolo di 600 parole significa 3 euro lordi all’ora

Scrivere per il web

Ecco perché, da anni, ai giovani e che vengono da me dicendo da grande voglio fare il/la giornalista, rispondo cose come: «Scrivi bene in inglese? Fa’ la triennale in Italia, un master all’estero e proponiti sul mercato internazionale. Non sai l’inglese? Sappi che in Italia, al momento, rischi questo»:

Gentile Professoressa, mi chiamo Valeria [nome di fantasia], compirò 29 anni tra una decina di giorni, seguo da tempo il suo blog e, dopo aver letto della storia di “Claudia” (stage non retribuiti, ecc.), anche io voglio scriverle perché possa portare alla luce un’altra problematica molto simile ai famosi stage non retribuiti.

Sono laureata in Giornalismo e ho alle spalle una triennale in Scienze della Comunicazione. Ho svolto anche io esperienze di tirocinio (all’estero e in Italia), ma mai gratuitamente perché non mi sono mai potuta permettere di lavorare gratis. Questo mi ha portata a fare due scelte quasi obbligate nella vita: svolgere tantissimi lavori non attinenti ai miei studi e rifiutare innumerevoli proposte di tirocinio che, anche se formanti o qualificanti, non mi avrebbero permesso di sopravvivere. Da quattro anni mi definisco freelance o libera professionista e, dallo stessa quantità di tempo, mi occupo perlopiù di content editing, SEO, blogging e quant’altro il mondo del web content management possa offrire. Non ho molti contatti, per lo più le mie commissioni vengono da annunci di lavoro a cui, ogni giorno, rispondo e da contatti di contatti di contatti: dopo tutto la solita storia del “ma dove vai se le conoscenze non le hai?” è vera e tutti lo sappiamo. Da poco più di quattro mesi svolgo la professione di freelance a tempo pieno – in precedenza i miei clienti erano meno forniti e quindi mi occupavo di più della mia sopravvivenza viaggiando e lavorando all’estero – e, avendo già risposto a diversi annunci di lavoro per liberi professionisti, sono rimasta sconcertata da due cose:

  1. La retribuzione media per un articolo di 500-600 parole è di circa 3 euro (lordi);
  2. Il lavoro del content editor è considerato una professione che chiunque sembra poter fare e quindi non merita una paga decente.

Viene da sé che ho rifiutato moltissime offerte di lavoro in quanto il mio tariffario è più alto di quello di cui sopra. Perché? Per due semplici motivi:

  1. Anche se può sembrare strano a chi non è del settore, scrivere un pezzo di 500-600 parole (2000-3000 caratteri) non è una cosa che si fa in 5 minuti, anzi. La maggior parte delle volte ci si deve documentare – cosa che richiede molto tempo se si tratta di argomenti poco trattati o molto specifici – si devono poi verificare le fonti, cercare le immagini adatte, curare il SEO e, soprattutto, evitare di commettere errori di battitura o di forma. Tutto questo non si fa in 5 minuti, per niente. A volte ci vuole minimo un’ora e alle volte persino di più. Per cui, chiedere 3 euro (lordi) l’ora per me è assurdo e per questo non ho mai accettato.
  2. So che molti potrebbero pensarla diversamente ma, anche se ho svolto lavori e professioni diverse e il mio iter lavorativo è stato, in un certo senso, discontinuo, proprio grazie a tutto questo sono molto flessibile, veloce, preparata e soprattutto ho esperienza pratica in moltissimi settori. Questa, per me, si chiama comunque preparazione (anche se non sono stata la Giorgio Bocca degli ultimi 10 anni), e voglio che mi venga giustamente retribuita perché non sono una chiunque, ma una che ha studiato, che si è formata (anche se in maniera non ortodossa) e che è sempre stata pronta a migliorare e imparare, esattamente come ho fatto a 27 anni imparando a fare la cameriera e la cuoca, a 26 quando sono stata impiegata, a 25 quando ero commessa, a 24 essendo receptionist e a 19 anni quando aprivo e chiudevo teatri come maschera o aspettavo le 2 del mattino in attesa dell’ultimo scarico di frutta del contadino locale alla pesa della mia città.

Perché ho premesso tutto questo? Una sola ragione: ogni settimana parlo con un possibile datore di lavoro, illustro le mie qualità e propongo un preventivo, e – quasi sempre – la risposta che ottengo è: «Mi dispiace signorina, lei sarà anche bravissima, ma c’è chi mi fa lo stesso lavoro per tre volte meno, lei è troppo cara».

Il mondo del lavoro è crudele e le perversioni in atto sono moltissime. Si parla di Jobs Act, di Garanzia Giovani, di riforme, di formazione e di tantissime altre “fregnacce”, scusatemi il termine, e non si arriva mai a nulla. I giovani restano disoccupati, gli stage non retribuiti restano e la categoria 29-35 anni è ancora bistrattata e senza lavoro (pensiamo alla Garanzia Giovani o ai contratti di apprendistato che valgono solo fino ai 29 anni).

Allora io dico, come possiamo pensare che questi cosiddetti politici o i datori di lavoro ci prendano sul serio e facciano qualche cosa quando noi stessi non lo facciamo e accettiamo un lavoro da meno di 3 euro l’ora di retribuzione netta? La mail è venuta fuori più lunga di quello che mi aspettavo, mi dispiace. Mi ha fatto piacere anche solo scriverle, faccia quello che vuole di questa mail. Le auguro un buonissimo proseguimento nel suo lavoro. Valeria.

19 risposte a “3 euro lordi per un articolo di 600 parole significa 3 euro lordi all’ora

  1. Professoressa Cosenza Lei parla sempre della conseguenza, ma non dice mai la causa. Se gli editori pagano i giornalisti 3 euro ad articolo è perché in Italia per fare il giornalista è sufficiente avere un diploma professionale, per cui abbiamo un offerta di lavoro illimitata rispetto ad una domanda ristrettissima. Forse la soluzione sarebbe quella di riformare l’Ordine dei giornalisti, l’Ordine dei giornalisti infatti non è in linea con le direttive europee per le quali per potere accedere ad un Ordine è necessario essere in possesso di una laurea, laurea che in questo caso dovrebbe essere quella in Comunicazione.

  2. Vediamo un po’: un giornale scrive un pezzo del costo ora di 100 euro. I lettori di quel pezzo sono X. Il giornale prova progressivamente a ridurne il costo e si accorge che il numero dei lettori è un’invariante rispetto a esso. Così scopre che non ha senso economico pagare granché l’informazione con cui si fa a sua volta pagare dai lettori/spettatori, sopratutto in un’epoca digitale in cui copiare le notizie degli altri è economico, veloce, non querelabile. I lettori/spettatori, a loro volta, non vengono educati a percepire la differenza di qualità e continuano a consumare i contenuti a prescindere. Il circolo vizioso è fatto e la rincorsa al ribasso (della qualità e del costo articolo) ne è la logica conseguenza.
    Come spezzare questa catena? Non si può ma illudiamoci un poco con un paio di banali argomenti. Primo: disciplinandosi a non consumare ulteriormente contenuti prodotti da una testata che anche una sola volta sia caduta in basso (riciclando notizie altrui, non controllando, sputtanandosi, etc): il che vuol dire non cliccare nemmeno l’articolo della testata online del grosso portale generalista, oltre a eliminarlo dai propri preferiti. Secondo: premiando, e quindi finanziando con cura certosina, le testate serie che controllano le fonti, lavorano sui contenuti, propongono analisi non banali, si prendono la responsabilità morale dei propri errori.
    A questo punto è evidente a ciascuno che oltre a quello del giornalista anche quello del lettore diventerebbe un mestiere, con le sue competenze, con il suo tempo dedicato. E con il comune denominatore di non guadganare un euro 🙂
    Per questo Cosenza avrà spiegato, col proprio esempio, ai suoi studenti che non conviene quasi mai intraprendere il mestiere di giornalista e che l’unico modo per finire a scrivere sui giornali è da “esperti” in altre materie. Collaborazione perfetta perché comunque si è pagati, anche se poco, e l’articolo sul giornale contribuisce indirettamente alla autopromozione pubblicitaria dela propria professione. Quella vera.
    D’altronde è più interessante domandarsi da dove nasca l’insano desiderio di fare i giornalisti se non dalle puttanate mediatiche narrativizzate da altri giornalisti e bevute dagli aspiranti Bernstein e Woodward circuiti da un sistema editoriale che per vivere si riproduce succhiando il sangue dei propri figli.

  3. ps
    Una soluzione più radicale sarebbe il ritocco dell’articolo 21 della Costituzione e l’obbligatorietà di rispondere alle eventuali falsità che si stampano. In quel caso qualunque cittadino potrebbe denunciare una testata giornalistica e questa dovrebbe chiudere se colta in fallo continuativamente. Metodo draconiano ma non vedo altre soluzioni per obbligare i giornalisti a prendersi le loro responsabilità e professionlaizzare davvero la produzione delle notizie laddove oggi vige l’impunibilità e il conseguente incitamento del sistema a scrivere qualunque cosa – il che implica il finire a 3 euro al pezzo in quanto ciò che conta è riempire un palinsesto indipendentemente dalla verità del contenuto.

  4. …ma dico….in un’ora in centro città raccogli molto più di 3€ con l’elemosina…tanto vale….forse sarebbe più dignitoso…

  5. qualsiasi sia il mio sogno, se arrivo a quel punto allora preferisco viverlo nel mio cuore, continuare a scrivere per me, accettando che qui, oggi, non posso mangiare grazie al mio sogno…allora andrò a fare altro, col cuore spezzato e tanta rabbia, indubbiamente, ma con dignità…nessun sogno vale più della mia dignità…

  6. Giovanna, tu giustamente continui a mettere il coltello nella piaga. Ma sono davvero tantissime le cose che non funzionano determinando questa stortura per cui il lavoro intellettuale o culturale – quasi tutto, non solo quello giornalistico – oggi in Italia non vale più di 3 euro lordi. Una su tutte, che semba banale ma è semplicimente importante, è che si è ribaltato il cono del mercato del lavoro qualificato, con un’offerta molto ampia di fronte a una domanda retribuita molto bassa. Come mai? Sebbene la rete abbia ampliato a dismisura la ‘foliazione’ di ogni pubblicazione, aprendo spazi per contenuti anche in siti non tradizionalmente editoriali, ha anche reso molto più facile che i produttori di contenuti di ogni genere entrassero direttamente in contatto con gli editori che pubblicano. Produttori che spesso fanno altri mestieri, non giornalistici ma che comportano la capacità di scrivere in modo divulgativo, spesso docenti universitari – o comunque esperti in qualcosa – che accettano di pubblicare blog sui quotidiani o altre pubblicazioni online, gratuitamente, per motivi culturali e di una visibilità capace di portare reddito altrove. Ma non lì, dove costituiscono nuovi spazi per contenuti di qualità sugli stessi giornali dove prima scrivevano giornalisti pagati.
    Personalmente ritengo che ci sia ancora bisogno di giornalisti, qualificati nella cronaca quotidiana in tutti i settori e dunque nella verifica e gestione delle fonti, ma probabilmente il mercato editoriale ne vorrà sempre meno e meno pagati, anche se non così poco perché continuerà a chiedere loro un lavoro a tempo pieno fatto anche di coordinamento e selezione dei diversi flussi di informazioni che affluiscono alla redazione. Trovando per il resto più semplice “appaltare” ogni settore minimamente specializzato all’esperto che guadagna nel proprio campo e nell’editoria cerca solo visibilità.

    Il lungo tempo di crisi completa il quadro di questa stortura. Gli scritti pubblici – tra riviste, libri, pubblicazioni da convegni, ecc – si sono ridotti moltissimo, così come i ‘matti’ che ogni tanto scommettevano sulla redazione sperimentale. E, nel mercato del lavoro editoriale privato, pesa anche, in aggiunta, la trasformazione dell’editoria che, passando dal cartaceo all’online, non ha trovato un sostituto altrettanto importante nelle entrate pubblicitarie: il banner in rete costa molto meno rispetto alla vecchia ‘manchette’ e le aziende editoriali ancora non hanno trovato il modo di tornare ai guadagni di prima. Per questo, da molti anni ormai, tutte le redazioni stanno ‘dimagrendo’. Aumentano solo i collaboratori esterni, pagati appunto pochi euro a pezzo.
    Una vergogna, anche sindacale. C’è chi propone, come unica soluzione, di imporre la laurea per l’iscrizione all’Ordine dei giornalisti, perché si pensa che ridurrebbe la platea di chi offre il proprio lavoro (ma non quella di docenti ed esperti gratuiti). Personalmente però lo abolirei: in molti Paesi non esiste e dobbiamo ancora capire a chi serve.

  7. La mia esperienza si accoda a quella di Valeria: anche io scrivo, e anche io prendo cifre molto basse. Nel mio caso si tratta di 6 euro a pezzo fino a 2400 battute, 9 euro da 2400 battute in poi. Differentemente da Valeria io ho appena iniziato nel senso che attualmente ho solo il diploma, anche se mi sto laureando in scienze della comunicazione. Ora, 9 euro a pezzo per un’ora di lavoro sono accettabili, alla fin fine è uno stipendio medio… Il problema è che non è mai un’ora: la parte difficile non è scrivere il pezzo quando hai già il taccuino pieno di appunti, ma andare sul posto, intervistare le persone giuste, fare le foto… E la cosa può richiedere molto tempo. Io scrivo su un giornale locale, per ogni pezzo devo muovermi in macchina (ho anche la sfortuna di abitare in un posto sperduto, mea culpa… Se fossi in centro sicuramente sarebbe tutto più facile) e certi pezzi con tanto di “raccolta di opinioni popolari” mi richiedono più ore di lavoro, a volte anche 4 o 5. Io mi considero comunque fortunata, ho un lavoro che mi piace e a 21 anni non pretendo di avere il mondo ai miei piedi, ci sarà tempo per fare più esperienza, migliorare e chiedere qualcosa in più… Anche la redazione è molto competente, il loro lavoro è tutt’altro che superficiale e sono contenta di lavorare per loro, l’informazione è una cosa seria e di certo non la prendono sottogamba (visto che ci si lamenta sempre che l’informazione in Italia è superficiale, non è questo il caso). Di fatto però il problema c’è: spesso stento a prenderci i soldi per la benzina. Del resto le cifre sono queste, e lo sono per tutti… E anzi, come riferisce Valeria c’è chi ne prende 3.
    Attualmente la mia situazione mi sta bene, ma a volte mi chiedo a quale futuro posso aspirare…

  8. Col Corecom, di cui la prof è presidente, si possono imporre regole per evitare cio, se ci vuole ascoltare noi Free. Cc.P. free lance, collaboratori e precari della regione, ci siamo! Almeno in tv e radio locali, rimediamo, ci sta?

  9. C`e`anche un altro mestiere, oltre a quello di copincollatore (giornalista a 3 euro/pezzo) e di lettore accorto (gratis). E` il lavoro dello specialista che vede pubblicata su un giornale generalista una cavolata attinente al proprio lavoro. E siccome viene pagato meno di zero, molti specialisti (incluso il sottoscritto) non lo fanno. E avete notizie sui pappagalli telepatici, sulla molecola che guarisce il cncro, sul computer che passa il test di Turing, e sull`urina come fonte di energia rinnovabile. Perlomeno in Italia.

  10. Personalmente mi trovo d’accordo con la ragazza che scrive l’articolo.
    Da anni ho intrapreso la mia strada di rifiuto a stipendi bassi e a richieste di cambiamento di stile, soprattutto se i redattori non hanno da dimostrare chissà qualche esperienza in merito.

  11. Superstar a parte, per capire il proprio futuro professionale è buona norma chiedersi: il software intelligente sarà mio buon amico o mio concorrente?

    Beh, nel caso dei giornalisti… ci sono motivi per una certa preoccupazione http://www.nickdiakopoulos.com/2014/06/12/the-anatomy-of-a-robot-journalist/?curator=MediaREDEF

  12. L’unico che c’entra il problema è Giulia. Se si parla di giornalismo non ha senso parlare di notizie inedite, se Alfano fa una conferenza nel giro di pochi secondi già ci sono 100 testate che scrivono articoli sull’argomento. Per non parlare del discorso degli specialisti di settore, della qualità dell’informazione, ecc…guardate cosa ho letto sul televideo della Rai http://laveritasostanzialedeifatti.blogspot.it/2014/05/il-televideo-rai-e-lo-straniero.html

  13. Posso essere acidona come mio solito e dire che se accetti 3 euro a pezzo vuol dire che non credi di valere di più e di conseguenza forse non lo vali davvero?
    Inoltre, che e’ peggio, contribuisci a mantenere in vita un sistema marcio, danneggiando non solo te stesso ma anche gli altri.

  14. concordo con loudelbello

  15. Ciao Valeria, l’articolo da 3e lordi è una condizione nota, che deriva purtroppo da un mercato ormai in perdita, incapace di offrire adeguate marginalità. Perfino le grandi testate non si sono dimostrate all’altezza nel saper leggere il trend e riadattare il loro modello di business: il collasso di RCS potrebbe essere uno e forse neppure il più eclatante tra i molteplici esempi della crisi dell’editoria.
    Se può interessarti, nella mia azienda c’è sempre bisogno di collaboratori esterni in grado di scrivere qualcosa di fresco e la retribuzione a pezzo andrebbe sui 20e netti – non è molto, ma è sicuramente al di sopra del prezzo di mercato. Non è un lavoro assiduo, con stipendio mensile, ma può garantirti un’entrata extra, seppure occasionale, in attesa di trovare sbocchi migliori sul mercato.

    Ho studiato con la professoressa Cosenza un po’ di anni fa,

    Il mio contatto skype è kemperboyd81 (Giovanni)

    ciao

  16. La parrucchiera, l’idraulico, l’elettricista, l’avvocato prendono 3 euro all’ora???? Il problema sta nel fatto che nessuno si sognerebbe mai di farci acconciare i capelli gratis, di farci montare il rubinetto gratis, di farci installare un circuito elettrico gratis, di richiedere gratis una consulenza legale; tutti invece pretendono di leggere online notizie gratis!!!! Troppo comodo. Chi si mette in testa di aprire una testata dovrebbe tener conto che quello del giornalista è un mestiere, e in una redazione normale un giornalista che produca 1500 parole al giorno costa di media al minimo 5.000 euro lordi al mese. Se i giorni di lavoro sono 25 vuol dire che le parole prodotte in un mese sono 37.500. Ogni parola costa 0,13 euro, ciò vuol di che un articolo di 500 parole vale al minimo 65 euro lordi. Ovvio, ci sono giornalisti che percepiscono stipendi anche 3 o 4 volte superiori rispetto a questo dell’esempio. Ora, chi si mette in testa di aprire una testata pretendendo di pagare niente il contenuto altro non è che uno sfruttatore e chi sta al gioco gli è complice e probabilmente un copiaincollistal Ma come si pretende di poter individuare temi, interlocutori, spostarsi (con i propri mezzi), fare foto (con i propri mezzi), verificare le fonti (magare in lingue diverse dall’italiano), studiarsi il tema, scrivere (sui propri mezzi), e magari aggiungerci infografiche e divulgare nei social network in un’ora di lavoro? Mediamente un giornalista di Repubblica o del Corriere ci dedica una giornata intera (mezza se fa la cronaca di eventi annunciati tipo conferenze stampa), una giornata che vale 125 euro lordi: sta gente vorrebbe pagare 3 euro un lavoro che richiede almeno 4/5 ore di impegno e di spese e che nel vale al minimo 20 volte tanto. Speriamo almeno che l’idraulico, quando questo pseudeditore ne avrà bisogno, gli faccia pagare il servizio maggiorato di 20 volte.

  17. L’ha ribloggato su D I S . A M B . I G U A N D Oe ha commentato:

    L’altro giorno discutevo dell’ennesima “proposta indecente” ricevuta da una mia ex studentessa (oggi ha poco più di 30 anni): scrivere articoli a pochi euro l’uno. Mi sento perciò di ripubblicare questo articolo (con relativa discussione) di quasi un anno fa.

  18. a proposito di proposte indecenti e ricordando un vecchio post dove una ragazza si compiaceva del fatto che i negozi “cinesi” di Milano (credo fosse Milano) tenevano aperto fino a mezzanotte, dandole così modo di comprare una cosa fondamentale come un detersivo, è capitato a un ragazzo di 33 anni che conosco, disoccupato, di lavorare in uno di questi negozi, in Emilia: ebbene, a fronte di 11 – dico 11 – ore lavorative continuate (con pausa di ben 10 min. per un “pranzo” a base di riso cotto preparato dai proprietari), la paga giornaliera, in nero naturalmente, era stata di 30 Euro e se il ragazzo avesse accettato di farsi “assumere” – cosa che non ha fatto – avrebbe dovuto garantire quell’orario 7 giorni su 7 !

  19. Pingback: In fuga |

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