Da oggetti a esseri umani: il caso «Lavatrici finite male»

Concludo la riflessione dei giorni scorsi sull’equiparazione fra oggetti e esseri umani, con la miniserie per il web «Lavatrici finite male» (grazie a Inkiostro e Annamaria per la segnalazione), che è l’ultima campagna Calgon, l’anticalcare per lavatrici, affidata al comico e regista Marcello Macchia, meglio noto come Maccio Capatonda.

Il caso è interessante perché mostra il processo inverso rispetto a quelli visti nei giorni scorsi: mentre la banalizzazione pubblicitaria più diffusa degrada gli esseri umani al ruolo di oggetti (un’auto, un cracker, una bevanda «al posto di» una relazione affettiva spogliano la relazione della sua ricchezza umana), le microstorie di «Lavatrici finite male» antropomorfizzano l’oggetto lavatrice, cioè lo nobilitano facendo come se avesse pensieri e vivesse emozioni, sensazioni e relazioni umane. Insomma non più esseri umani trasformati in oggetti (e come tali degradati), ma oggetti trasformati in esseri umani (e come tali nobilitati).

Lavatrici finite male

Inoltre le «Lavatrici finite male» fanno ridere, perché rappresentano l’equivalenza in modo letterale e non più metaforico, cioè inseriscono la lavatrice in scenette in cui si comporta ed è trattata esattamente come se fosse una persona vera (talmente vera che un episodio si intitola «Trattata come un oggetto»). È una persona «finita male» per il cui triste destino siamo chiamati a dolerci. Finché Calgon non la salverà. Buon divertimento! 🙂

Lavatrici finite male: Trattata come un oggetto

Lavatrici finite male: La polvere bianca

Lavatrici finite male: La principessa barbona

Lavatrici finite male. Criminal Machine

Lavatrici finite male: Anticalcari alla goccia

35 risposte a “Da oggetti a esseri umani: il caso «Lavatrici finite male»

  1. Maccio Capatonda ha una capacità notevole di coastruire le sue storie e renderle, in qualche modo, credibili, verosimili. ti ci trovi immersa, e allora non puoi non solidarizzare con la povera lavatrice che si ritrova sul marciapiede, umiliata e vessata 🙂

  2. Su questo versante aggiungerei la citazione di un vecchio spot che credo sia ricordato ancor meglio dal pubblico televisivo, e cioè quello dell’High Definition di Sky TV… con Fiorello impegnato in un appello dai toni solidaristici e umanitari a favore dei televisori predisposti alla visualizzazione d’immagini HD. Quegli apparecchi venivano mostrati nei modi di utilizzo più assurdi, spesso nemmeno elettrici (come mobili o addirittura come tettoia parapioggia, mi pare), a simboleggiare il fenomeno del loro acquisto senza il successivo utilizzo per le immagini HD in assenza del decoder in grado di riceverle; il claim mirava a impietosire platealmente i telespettatori per il destino di quegli schermi, “condannati ad una vita a bassa, bassissima definizione”, come se si trattasse di disabili o altre categorie svantaggiate che hanno diritto a una vita piena. Io lo trovai magnifico, e fu quello a convincermi a far installare il collegamento con la parabola Sky anche nel soggiorno dove c’era il mio televisore nuovo hd…

  3. Ecco, finalmente espressa la differenza fra intelligenza creativa e creatività senza intelligenza. Questo in relazione alla qualità del prodotto “spot” che, come spettatore posso apprezzare più di altri per l’ironia e la simpatia contenuta, non in relazione al prodotto pubblicizzato. Del quale ignoriamo tutto.
    È ovvio che per produrre campagne di questo tipo occorre l’approvazione del Cliente, cosa non sempre disponibile. Mi ricordano uno dei pochi 30″ di auto -ne discutevamo l’altro ieri- che ho apprezzato per la creatività e per la capacità di parlare di quel prodotto specifico: parlo dell’indopachistano che si modella la Peugeot a martellate. Anche se non acquisterò mai una Peugeot e forse neppure un anticalcare, visto che posso risolverla meglio con un mix di sale e aceto.
    Molto spesso gli spot di prodotti senza qualità, la stragrande maggioranza, basta guardarli, sembrano fatti per disperazione, non per attrarre l’acquirente ma per appagare e tranquillizzare il committente.
    Passando dalle lavatrici ai frigoriferi, quante volte abbiamo visto questi armadi elettrici traboccanti di un solo prodotto? Yogurt, pinguì, merendine, quattrosalti… . E le folle che si precipitano all’interno del punto vendita dove attende qualcuno vestito da improbabile felino? Tranquillizzati, signor Cliente, vedrai che sell-out dopo questi spot! Evidentemente il committente si convince, tant’è che paga per mandarli in onda. E il sell-out, chissà? Probabilmente vince la quantità sulla qualità.
    È probabile però che gli esseri umani esposti al messaggio, martellante, finiscano per assimilare e, al momento dell’acquisto prelevino dallo scaffale proprio quello yogurt che fa cagare, anche perché è tanto più facile ri-conoscere che conoscere. Ma senza convinzione, in modo prossimo al casuale, perché sei un consumatore e qualcosa devi pur mettere nel carrello, con un leggerissimo scarto vincente per quella marca che, in tal modo, giustifica tutto.
    Dovremmo interrogarci se essere consumatori non ci omologhi alle merci, non ci renda simili ai prodotti che acquistiamo, non ci trasformi in oggettoidi, se non sia questo il momento in cui avviene l’equiparazione fra esseri umani e oggetti, equiparazione di cui lo spot è solo lo specchio. Dovremmo chiederci se queste merci hanno qualche valenza o non servano solo a ottundere le coscienze in un meccanismo perverso di appagamenti senza soddisfazione e senza umanità. Finché dura.

  4. Inquietante il primo video, anche se ben fatto. Mi ricorda quanto vengono maltrattate tante donne dai loro mariti! Il secondo lo trovo simpatico ma alla fine diventa noioso, troppo lungo! Gli altri tre mi sono piaciuti molto invece, anche se malinconici.

  5. credo che la risposta di luz sia la migliore che si può dare a certi video paranoici che girano sul web

  6. Se è lo spot sulle tette/cancro di cui hanno già detto su FaS dico che la paranoia sta arrivando a livelli di guardia.

  7. @ fiammetta: Pornografico perché non compare nello spot un seno di dimensioni piccole? Ma la pornografia di ultima generazione usa anche seni piccoli.. 🙂 Io più che altro mi irriterei per l’aver escluso che il seno può piacere anche alle donne, lesbiche e non. Ma sarebbe pretendere troppo…

  8. forse è discutibile (io avrei fatto parlare delle donne che magari sì mostravano il seno ma anche parlavano della loro esperienza) certamente pornografico non è, nel porno si vede ben di più e oltretutto nello spot si vede anche un seno che allatta (immagine non certo porno).

  9. Su FaS la teoria (la critica) è un’altra. Francamente sfugge il perché si debba intendere “piacere agli occhi maschili”. Non è forse uno spot per donne diretto a donne? Cito da FaS: – – “Si tanto nos gustan, deberiamos cuidarlas” che tradotto all’’italiano sarebbe “Se tanto ci piacciono, dovremmo prendercene cura”. – – Ok? Dove sta lo sguardo/pensiero maschile. La telecamera inquadra momenti di vita quotidiana. La soggettiva maschile non c’è. Non c’è un occhio maschile che guarda (fata esclusione, se proprio vogliamo, per la scena di sesso, che però potrebbe anche essere lesbo – si vedono solo le mani del soggetto attivo). La soggettiva maschile esiste solo nella proiezione paranoica della critica neo-fem. Oggettivamente la telecamera mostra il quotidiano, dal privato femminile al pubblico. E non possiamo ridurre il “pubblico” allo sguardo maschile.

  10. Non ho postato il video per dibattere se sia una questione di dimensioni, di tette. O su quanto sia o meno pornografico. Lo è e basta per me. Non voglio sapere se siate d’accordo o meno su questo.
    @michi – la sua domanda ha un retaggio lievemente machista. Non è certo pornografico per via delle dimensioni dei seni mostrati.
    Non è questo il punto.

    Cerchiamo di andare oltre (oltre ciò che suggeriscono le immagini e il loro taglio: spiccatamente pornografico – scegliere l’inquadratura che rimuove testa e altre parti del corpo, specie utilizzando la camera dall’alto, ha un peso spepcifico enorme nella valutazione dello spot stesso: ma non mi ci vorrei soffermare. Lorella Zanarndo lo spiega perfettamente nel libro “senza chiedere il permesso” ad es.).

    La questione centrale resta l’assimilazione messaggio-immagini, posta dalla Prof. Cosenza in questi articoli: malattia = pezzi di corpo (seno).
    Come se una malattia come il tumore, per cui si rischia anche la vita spesso, non contempli la persona-donna come soggetto. Lo spot innanzitutto non mi restituisce la donna come soggetto che può ammalarsi di tumore al seno. La de-Umanizzazione mi pare lampante. La malattia è soltanto un processo biologico che coinvolge “pezzi” del nostro corpo?
    Cioè… una donna dovrebbe fare prevenzione al seno affinché questo venga salvaguardato in quanto mero oggetto sessuale, di desiderio o per salvaguardarne la bellezza estetica? Come se questo fosse un accessorio del mio corpo; altro rispetto a me. Un pezzo del mio corpo senza il quale, in quanto donna non mi riconoscerei se venisse attaccato dal cancro?
    Lo spot non mira alla prevenzione per tutelare la salute della donna.
    Ciò è molto triste e scadente.

    Restiamo al punto. PUO’ IL CANCRO VENIRE PUBBLICIZZATO ED ESSERE DIPINTO COME UNA INFEZIONE QUALUNQUE DEL NOSTRO CORPO?

  11. @luziferszorn
    lo spot è rivolto a soli uomini. Chiede agli uomini: “visto che le tette ci piacciono prendiamocene cura; chiediamo alla nostre donne di fare prevenzione”.

  12. Brava. E’ qui che ti volevo. Chiediti perché su FaS la frase “Incentiva a una mujer a hacerse un examen de mamas” è stata omessa nella citazione critica. L’unico indizio su cui costruire la critica ideologica è proprio questo, mentre lo spot come girato filmico non ha alcuna traccia di “sessismo” e individuare quella singola proposta finale come elemento sessista rimane un eccesso di interpretazione negativa. Evidentemente i creatori hanno pensato che sensibilizzare gli uomini fosse necessario tanto quanto sensibilizzare le donne; sappiamo infatti quanto gli uomini siano distratti, se ne freghino, vedi ad esempio la problematica dell’uso della pillola, del preservativo, etc. Ora perché dobbiamo intendere in senso negativo un appello che ci dice che non possiamo limitarci ad apprezzare il bello, il piacere, anche sessuale, senza mai pensare che due tette sono attaccate a un essere dotato di anima e un corpo che può anche ammalarsi. Anche gli uomini tendono a non avere attenzione verso il proprio corpo e spesso sono proprio le donne a sensibilizzarli (vedi ad es il cancro alla prostata). Ripeto, evidentemente chi ha pensato lo spot ha individuato una necessità, un’urgenza, e come tale l’ha affrontata.

  13. Fiammentta scrive: “una donna dovrebbe fare prevenzione al seno affinché questo venga salvaguardato in quanto mero oggetto sessuale, di desiderio o per salvaguardarne la bellezza estetica? Come se questo fosse un accessorio del mio corpo”
    – – –

    Guarda che come “oggetto sessuale”, se proprio vogliamo usare questa cruda espressione, il paio di tette compare solo nella scena di sesso (una scena su almeno venti che il video mostra). i primi piani reiterati sulle tette non determinano di per sé alcuna de-umanizzazione. Il primo piano non è in questo caso assimilabile con l’occhio guardone di qualche soggetto maschile (vedi i casi delle riprese sotto la gonna tipici di certa becera tv). Come ho già detto non c’è una soggettiva, né maschile né femminile. Il primo piano ha una sua specifica funzione, come nel cinema.

  14. secondo me non è “oggetto sessuale” neanche nella scena di sesso, personalmente ho sempre avuto difficoltà a comprendere l’uso di questa espressione..credo che si possa usare al massimo quando negli spot il corpo erotizzato è usato per pubblicizzare un prodotto che non ha a che fare nè col corpo nè con l’eros.
    Forse, ipotizzo, ciò che disturba in questo spot è che i continui primi piani di seni non sono “giustificati” narrativamente da nessuna soggettiva nè da un raccordo di sguardo?

  15. “PUO’ IL CANCRO VENIRE PUBBLICIZZATO ED ESSERE DIPINTO COME UNA INFEZIONE QUALUNQUE DEL NOSTRO CORPO?”

    ecco questo è un punto interessante. Perciò dicevo che io avrei ritenuto più opportuno far parlare le donne malate di tumore o che avevano superato la malattia o magari fa parlare i loro compagni se lo spot deve essere rivolto agli uomini. Ma sono scelte

  16. @luziferszorn
    Ma lasci perdere FaS… che con questo dibattito non ha nulla a che fare.
    Luziferszorn ma che video hai visto?! Il seno è in primo piano sempre e non ritrae nessuna attitudine del quotidiano (tutte le immagini sono frontali o riprese dall’alto – non è una telecamera che sbircia questa? Consiglio la visione senza audio). I volti di queste donne non so mai inquadrati. Comunque, ribadisco: non voglio cadere in questa trappola dialettica. Le immagini sono soft-porno.
    De-umanizzate da un punto di vista femminile.
    E secondo me sessiste anche, da un punto di vista maschile. Mi incazzerei a morte – se fossi un uomo – se per sollecitare la mia sensibilità su un tema così delicato come il cancro al seno, sfruttassero il mio desiderio sessuale (come è nello spot, come fa la tv trash generalista). Sempre a far leva lì, alla pancia del muchio sempre ingrafato. Che fantasia! Il messaggio dello spot risulta essere: “siccome il seno vi piace e vi piace toccarlo, se volete continuare a toccarli e a stringerli belli e sodi e sani fra le vostre mani.. dite alla vostra donna di farsi controllare”. Era necessario per sensibilizzare gli uomini su questo tema usare sempre la dialettica machista?
    No non era necessario. Mi domando quando deciderete di farvi trattare come uomini dalla comunicazione, invece che come bestie perennemente arrapate.
    Ma non è affar mio.

    RIpeto gli interrogativi: mi dite dov’è la donna qui, nello spot? Dov’è l’uomo?
    In quale modo la donna è oggetto serio di prevenzione alla salute?, oppure soggetto erotico? A cosa viene ASSIMILATA?
    Ve lo dico io: ad una cosa. Magari ad una macchina su cui si devono far controllare le gomme così si evita che si buchino o scoppino. “Se non volete ritrovarvi sotto le mani delle cose sgonfie, moscie, brutte fate fare il tagliandino alla mogliettina”. Ecco l’esempio, mi pare calzi.
    Il negativo? Ma nulla: SE NON PARLASSIMO DI CANCRO, OVVERO DOLORE, SOFFERENZA.
    Che tristezza. La mortificazione di tutto.
    Assimilazione a cose. Seni = cose
    Il corpo della donna ancora a brandelli. Non è retaggio pornografico questo?
    Con l’aggravante della cornice: qui si dovrebbe far campagna educare alla prevenzione. Fa schifo. Comincio a comprendere il perché dicano che la nostra tv assomiglia a quella sudamericana. Lo spot è cileno.

    Io non so cosa vediate. Non lo so davvero.
    Mi mortifica leggere risposte come, “Ora perché dobbiamo intendere in senso negativo un appello che ci dice che non possiamo limitarci ad apprezzare il bello, il piacere, anche sessuale”; apprezzate il bello del corpo delle donne non a spese della loro salute. Grazie.
    Ecco cosa c’è di negativo: la cornice mi sembra imprescindibile.

    Né paolo1984, né luziferszorn sta al punto che ho posto: nessuno risponde ad una sola delle mie domande. Mi deludete.
    E continuate a voler negare il retaggio machista.

    “Perciò dicevo che io avrei ritenuto più opportuno far parlare le donne (…) o magari fa parlare i loro compagni se lo spot deve essere rivolto agli uomini.” L’unico buon pensiero speso è questo. Grazie. Magari far parlare. Mi sembra una buona cosa in caso di malattia e sofferenza: nominare la sofferenza è più dignitoso dei primi piano di tette.

  17. io pensavo che almeno sul web si potesse discutere senza la preoccupazione di deludere o non deludere l’interlocutore comunque se vuoi sapere se trovo adeguate quelle immagini al contesto di una campagna di prevenzione ai tumori la risposta è no. Non penso e quelle immagini siano sbagliate di per sè, solo in rapporto al contesto.

  18. “Non penso che quelle immagini siano sbagliate di per sè, ma solo in rapporto al contesto specifico di questa campagna”, ecco così è più chiaro.

  19. No… non è chiaro un bel niente, scusi. Non era questo quello che volevo dire. Le immagini di per sé fanno cagare.
    Non per l’oggetto in sè che ritraggono, i seni (seni bellissimi, anche se stereotipati, mi verrebbe da dire da “sex bomb” o porno diva). Ma per l’uso che se ne fa e il taglio che se ne da.
    E’ così difficile da comprendere?
    In più l’aggravante è la cornice, cioè il contesto entro il quale si muovono le immagini: ovvero, una campagna di sensibilizzazione per un tumore femminile, seppur rivolta ad un pubblico maschile.
    Ora queste immagini deturpano e corrompono il concetto di malattia. Perché la malattia colpisce il corpo ma delle persone. Ecco le persone qui non ci sono. Ci sono parti, membra del loro corpo che potrebbero ammalarsi. E che vanno incentivate ad essere controllate come si fa con la manutenzione delle gomme delle auto.

    Se per attirare l’attenzione di voi uomini su certi temi abbiamo si debba ricorre a questa comunicazione, allora meglio che non lo si faccia.

    Dove sta scritto che per pubblicizzare una campagna di prevenzione al cancro debbano essere usate immagini di questo tipo? Solo per attirare pubblico maschile. Conoscete bene il lavoro di Zanardo.
    Mi pare che viaggiamo su pari livello linguistico.
    E’ un linguaggio di immagini che conosciamo fin troppo bene, per far finta qui di non riconoscerlo.
    Comunque spero di vedere presto in Cile una campagna sul tumore alla prostata, però rivolta alle donne; dove si mettano in fila sequenze di immagini di peni in ogni come e dove.

    La pornografia al servizio della scienza. Bè un nobile fine.
    Nulla da obiettare.

  20. Sai, Fiammetta, ognuno vede quello che realmente c’è e spesso anche quello che non c’è. L’atto della visione è estremamente complesso e non possiamo stabilire cosa io veda o cosa veda tu. Specie qui, via web. Se nella scena di allattamento tu ci vedi un occhio guardone io ti posso dire che non ce lo vedo neanche nella scena di sesso. Le immagini scorrono veloci e sono oggettivamente scene/situazioni di vita quotidiana. Non mi pare ci sia nulla di fantascientifico o iperreale. Non ci sono metafore, né doppisensi. Non c’è qualcuno nascosto nell’armadio che ti guarda il seno quando apri le ante. Così come non c’è un sub in piscina che ti osserva mentre ti tuffi. Ok? Le riprese sono sulle tette. Certamente, di quello vogliono parlare. Esattamente cose se fossero tutte bocche per pubblicizzare un rossetto. Ora, che si stia parlando di cancro non deve a mio giudizio rendere né meno felice né meno spensierata la rappresentazione. Si mostrano donne giovani in piena salute fisica… Apparente ovviamente, perché pure io starei benissimo a guardarmi ma se mi dicono che rischio di crepare ne prendo atto e mi curo. Il guaio di questa malattia, nelle sue varie forme, è che non la senti, non la vedi e quando la percepisci spesso è già troppo tardi. Troverei veramente stupido uno spot che faccia leva sulla sofferenza, sulla paura, sulla malattia avanzata, perché determinerebbe solo una fuga di chi già fugge. Lo spot sensibilizza (tenta di farlo ovviamente) chi appunto crede che l’aspetto fisico prosperoso, la bellezza, la giovinezza siano un dato di salute effettivo, una dato medico-scientifico. Purtroppo non è affatto così. Qui sì è scelto di mettere in primo piano le tette. Altri sceglierebbero di mettere tutta la figura, ma le tette rimarrebbero comunque il centro dell’attenzione perché di questo si sta parlando. La porzioni di un corpo è una porzione di un corpo. Non è un elemento ideologizzato. Semmai è il girato registico che fa la differenza. Ad ogni modo queste immagini non eccitano, non eccitano affatto il mio occhio/pensiero, mi trasmettono un senso di bellezza e felicità che però so essere effimera.

  21. Oh, finalmente! Ora sì, che si dialoga: grazie per la sua visione/versione. Adesso ha offerto un altro momento di riflessione, per tutti me in primis.
    Non latitate. State sul pezzo. Ne usciamo tutti davvero più arricchiti.

  22. Ossia, ti ho forse convinta che non si tratta di uno spot sessista e de-umanizzante? Sarebbe straordinario 🙂

  23. No, non mi hai convinta. 😀
    Assolutamente nel contenuto, no. Nella forma però finalmente ci si incontra; poi nei contenuti si può rimanere distanti. Nel senso che le tue parole mi metto nella condizione di avvicinarmi al tuo punto di vista. Per capire più da vicino la radice di asserzioni del tipo: “per me, sono solo tette” oppure come: “esattamente cose se fossero tutte bocche per pubblicizzare un rossetto..”

  24. Mah… Dato che è il mio pensiero ci terrei a sottolineare che è perfettamente coerente con quanto avevo già esposto. In sintesi massima lo spot è rivolto a donne e uomini – la specifica all’uomo/marito/compagno giunge solo alla fine, per circa due secondi di tempo di visione, ossia quando appare la seconda delle due frasi. Tutto ciò che vediamo prima è assolutamente privo di indirizzo, finalità/attrazioni di genere. Per questo parlo di paranoia e confermo che la quasi totalità delle critiche sovrainterpretano ideologicamente. E’ solo sapendo cosa c’è scritto alla fine che lo spot viene catalogato come sessista (!!!). Ma le tette piacciono soprattutto alle loro proprietarie, altrimenti non le mostrerebbero nelle scollature. Si tratta solo di averne cura anche sul fronte prevenzione medica. E se serve a qualcosa, per dio, lo si ricorda pure agli uomini. Spot splendido da passare anche in Italia. TUMP! Approvato. 🙂

  25. No no, nello spot non c’è traccia di sessismo.
    “Tutto ciò che vediamo prima è assolutamente privo di indirizzo, finalità/attrazioni di genere”. Notoriamente, chi guarda nella scollatura è donna. Chissà perché sono stati usati quei movimenti di macchina, chissà chi è che “guarda” così. No no, di maschile non c’è proprio niente.
    “Sono oggettivamente scene/situazioni di vita quotidiana”, infatti, sarà per questo che si sono scelte solo modelle magre, la tipologia media femminile – soprattutto in Cile.
    “Ma le tette piacciono soprattutto alle loro proprietarie, altrimenti non le mostrerebbero nelle scollature”, come tutti sanno, le donne si vestono per farsi vedere – pensiero del tutto non sessista.
    “Per questo parlo di paranoia”, è vero, dev’essere paranoico pensare che un’agenzia pubblicitaria fa uno spot indirizzato agli uomini mettendoci solo inquadrature e immagini gradite alla maggioranza degli uomini – cioè sessiste.
    Sei ‘na sicurezza Luzifè. Dàje così.
    P.S. sempre in attesa del tuo blog sulla “proiezione paranoica della critica neo-fem”; intanto vedo che non perdi colpi e ti dai da fare negli spazi altrui. Bravo!

  26. però Lorenzo non capisco perché è sessista l’inquadratura che piace agli uomini. Capisco tutte le critiche, ma non capisco perché è sessista. La domanda di Fiammetta è probabilmente senza risposta. Sul retaggio pornografico io sono dubbioso. La pornografia direi che è andata sempre più estremizzando il nostro sguardo, che è precedente però ai mezzi tecnici.

  27. Come ho già detto a Fiammetta, nell’armadio, nella doccia, dentro la piscina, etc. la soggettiva del guardone che sbircia le tette ce la mettete voi, con la vostra proiezione paranoica (visti troppi film con Alvaro Vitali?). Quanto alle scollature, le donne, come il resto dell’umanità, si vestono in un certo modo piuttosto che in un altro anche perché è piacevole; il piacere è parte integrante di ogni nostra attività, o mio caro Gasparrini. Specie il piacere erotico della biancheria intima o quello dei vestiti leggeri, trasparenti, corti, aderenti, etc… Questo tipo di piacere include la consapevolezza dell’essere guardati, ammirati, desiderati, amati. Negare questo sì è deumanizzante.

  28. capisco cosa vuoi dire e sono d’accordo luz. Il problema non sono i vestiti, il problema sono certi uomini che si sentono in diritto di esprimere a voce alta il loro “apprezzamento” a donne con le quali non hanno la minima confidenza e che stanno passeggiando per strada…non sempre simili attenzioni (di totali o semisconosciuti) sono gradite a chi le riceve

  29. cioè credo che tutti uomini e donne abbiamo il diritto di guardarci e apprezzarci reciprocamente anche sul lato estetico e sensuale..ma per l’appunto c’è modo e modo di farlo a seconda del grado di confidenza che si hanno con le persone. Scusate l’ot

  30. “a seconda del grado di confidenza che si hanno con le persone”..e a seconda anche di altre cose, ovviamente. Insomma c’è modo e modo, non so se riesco a spiegarmi..ora mi taccio

  31. Scrivi tutto di seguito piuttosto… lol. Ecco, il punto della questione si sintetizza ulteriormente facendo un parallelo tra l’uso della telecamera e l’uso dell’occhio umano. Stasera un’amica mi raccontava di una barista con due incredibili tette. Le avrà guardate no? Devo considerare la mia amica una sessista, maschilista, depravata o che altro?

  32. ovviamente no. Anch’io guardo, non c’è nulla di male a guardare e apprezzare

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