Come comunica Grillo (1). Il corpo

Con questo articolo – poche ore prima di conoscere i risultati delle elezioni in Sicilia, per le quali tutti parlano di «incognita M5S» – comincio a pubblicare alcune osservazioni sul linguaggio e lo stile di comunicazione di Beppe Grillo. È da tempo che volevo approfondire l’argomento, non soddisfatta né dalla rappresentazione folcloristica che spesso ne danno i media, né dall’etichetta di «antipolitica» con cui molti, anche nel mondo accademico, tendono a liquidare il Movimento 5 Stelle. Comincio dall’uso che Grillo fa del corpo, cruciale per come comunica sul territorio (teatri, piazze, strade), ma anche per i numerosissimi video che circolano su internet.

Grillo usa il corpo sempre in modo estremo: non afferma, esclama; non parla, grida fino a perdere la voce; non suda, s’inzuppa; non gesticola, si scompone. Inoltre sul palco non si limita a camminare, ma lo percorre a grandi falcate da un lato all’altro, o addirittura corre; non si limita a rivolgersi agli spettatori, ma si piega a novanta gradi, s’abbassa, si sporge oltre eventuali sbarre e transenne, come se volesse tuffarsi nel pubblico. Analogamente nelle videointerviste: con la testa sempre protesa, pare che voglia letteralmente (e non solo metaforicamente) bucare lo schermo, fino a raggiungerci in casa.

E poi la faccia: sempre mobilissima, sempre pronta a trasformare ogni emozione in maschera di teatro, sempre capace di passare in un lampo dal comico al tragico, dall’euforico al disforico e viceversa. Andata e ritorno, andata e ritorno. Rabbia, allegria, stupore, dolore sono le emozioni che più spesso gli leggiamo in faccia: rabbia per le storture della politica, dell’economia, della “casta”; dolore empatico per le conseguenze che le storture provocano nella nostra vita; stupore quando le storture sono così esagerate «da non crederci»; e infine allegria quando dice o fa cose che fanno ridere: ridono gli altri e lui per primo, assieme a loro.

Maschera tragica e comica

Buffone, guitto, guru, santone: sono questi gli appellativi con cui di solito i detrattori di Grillo svalutano l’uso emotivamente pregnante che lui fa del corpo, fin quasi alla caricatura (non a caso le sue caricature non solo proliferano, ma sono prodotte dallo stesso Grillo). I detrattori però dimenticano che il corpo è fondamentale per tutta la comunicazione politica (lo diceva già Cicerone, nel I sec. a.C., parlando di actio, che è la performance in pubblico). E dimenticano che Grillo lo usa solo in modo più vivace, intensivo e consapevole di molti politici italiani, facendo leva, oltre che su indubbie doti naturali, sulla lunga esperienza di attore comico.

Va perciò ricordato – mai dimenticarlo – che Grillo non è un politico, ma un uomo di spettacolo, e che non si candida – lo ribadisce di continuo – né mai si candiderà a nulla, ma vuole solo fungere da «aggregatore» di risorse e attenzione mediatica, affinché possano farlo i cittadini stessi. E dopo averlo ricordato, vale però comunque la pena chiedersi: che funzione svolge, cosa significa quest’uso tutto particolare del corpo?

Serve anzitutto a conferire autenticità a ciò che dice. Se chi parla mostra di essere emotivamente coinvolto mentre lo fa, è più probabile che sia considerato sincero. Se poi per giunta mostra di essere molto coinvolto, è più probabile che le persone credano che ciò che dice non solo rispecchi realmente le sue convinzioni (è sincero), ma corrisponda a quel che di fatto accade nel mondo (dice la verità). Con tutta l’energia che ci mette, saprà ben quel che dice, viene da pensare.

Ma l’uso estremo del corpo serva anche a conferire autenticità alle azioni, non solo alle parole di Grillo. L’abbiamo visto da poco, con la traversata a nuoto dello stretto. Gli interpreti più superficiali hanno paragonato Grillo a Mao, dimenticando che è stato lui stesso il primo a farlo, in un video del 24 aprile scorso, intitolato “Grillo meglio di Mao”, che mostrava il comico allenarsi in piscina. Altri hanno ripescato per l’occasione il confronto ricorrente con Mussolini, trascurando a loro volta che è lo stesso Grillo a fare sempre autoironia sul tema, quando sul palco urla a petto infuori «I-ta-lià-ni!».

In realtà attraversando a nuoto lo stretto di Messina Grillo ha usato il corpo come una metafora, per significare una cosa precisa, che ha ripetutamente spiegato in tutte le tappe del tour siciliano: se un uomo di 64 anni, anziano e con la pancia, può attraversare lo stretto di Messina a nuoto mettendoci 1 ora e 20 («venti minuti meno del traghetto, cazzo!»), cioè può farcela nonostante i bookmaker scommettessero 1 a 15 contro di lui, ebbene può farcela solo perché si è allenato duramente («mi sono allenato sei mesi!»), ma questo vuol dire semplicemente che «se uno vuol portare a casa un risultato lo porta, cazzo!». Allo stesso modo anche i siciliani – e gli italiani – possono riuscire nell’impresa da tutti considerata impossibile di cambiare politica e classe dirigente, ma si devono impegnare e preparare duramente per farlo, e devono farlo in prima persona con tutti loro stessi, corpo incluso. È questo che significa per Grillo la metafora della traversata a nuoto. Capiremo fra qualche ora se e come i siciliani l’hanno recepita. Continua (1).

Questo articolo è uscito oggi anche sul Fatto Quotidiano.

31 risposte a “Come comunica Grillo (1). Il corpo

  1. Gran post. Di sicuro controcorrente rispetto al mainstream, le cui parole spese nei confronti di Grillo – criticabilissimo, chiariamolo – sono ridotte al riflesso patellare da flatus vocis. Attaccano principalmente la sua semiotica del corpo perché è ciò che (contrad)distingue Grillo dagli altri politici o si nascondono dietro a termini come Populismo o qualunquismo, completamente privi di senso nelle democrazie a suffragio universale dell’oggi. E tutto questo serve a mettere in secondo piano ciò che Giovanna ci sottolinea : “Va perciò ricordato – mai dimenticarlo – che Grillo non è un politico, ma un uomo di spettacolo, e che non si candida – lo ribadisce di continuo – né mai si candiderà a nulla, ma vuole solo fungere da «aggregatore» di risorse e attenzione mediatica, affinché possano farlo i cittadini stessi.”
    Anche perché se i media più importanti ricordassero questo punto dovrebbero mettrsi a criticare il M5S nella sostanza, e dovrebbero elaborare argomentazioni migliori per affossarne l’idea di fondo Ma questo porterebbe a dover confrontare il M5S con la struttura degli altri partiti e probabilmente la cosa andrebbe a detrimenti dei secondi e non del primo.

  2. Gran post che aiuta a capire Grillo e il M5S.
    D’accordo anche con Ugo (se non fraintendo): i partiti non possono criticare il programma di Grillo, che insieme con cose sacrosante contiene proposte economiche insensate (secondo me), perché i partiti hanno programmi più vaghi e sotto vari aspetti peggiori — da SEL al PDL passando per il PD, tranne forse Renzi (sempre secondo me).

  3. Mi ritrovo davvero in questa analisi della comunicazione non verbale di Grillo. Ricorro frequentemente a filmati delle sue performance (è un uomo di spettacolo, appunto) nei corsi di Public Speaking. E, a proposito della traversata, ho utilizzato proprio l’interpretazione metaforica: “Il corpo come strumento, l’impresa come metafora”.
    E adesso aspettiamo i risultati delle elezioni siciliane del M5S, che risentiranno di una più articolata serie di fattori e di vicende anche recentissime.

  4. @Ben
    Un programma che non voglia stuprare il concetto in sé non consiste in un elenco di fini bensì di mezzi per perseguire quei fini. Perciò Renzi è esattamente latitante come gli altri e il suo programma non vale nulla perché non ha esplicita nessun algoritmo per arrivare a fare ciò che vuole e quindi io elettore come posso giudicarlo nella sua efficacia? Naturalmentela stessa cosa vale per gli altri partiti e per Grillo.
    Quello che intendevo è che i partiti (e i media che li spalleggiano) non possono criticare Grillo che per invettiva (e sul corpo sopratutto) perché, aldilà della parentela sulla vacuità del dir programmi, la vera novità la pone lui. E la novità è una struttura che disinnesca il partito dal diventare eterno e costringe a ristrutturardi di continuo. Quanto poi sia efficiente, è tutto d ascoprire Ma nel breve periodo permette davvero una ristrutturazione generale, non fosse che a livello di nomi e clientelismi.
    A differenza di Renzi, che invece vuole fare la rivoluzione col permesso dei carabinieri, volendo di fatto rimanere all’interno del PD cambiandone la dirigenza. Patetica impotenza di chi non abbia avuto le spalle e il carisma talmente forti da fondare il suo partito e negoziare con gli altri dall’alto dei suoi risultati. Grillo vuole cambiare il modo di produrre le auto, Renzi vuole solo cambiare modello.

  5. Post da “92 minuti di applausi ininterrotti”!
    Forse Grillo sta solo facendo quello che ha fatto Berlusconi nel ’94: cambiare il modo di fare comunicazione politica. Così come nel ’94, la vecchia nomenclatura non è in grado di proporre qualcosa di altrettanto valido e si aggrappa all’albero della nave che sta affondando… Ma che almeno conosce!

  6. Grazie per aver condiviso con noi questa interessantissima analisi!

  7. Finalmente un’analisi su Grillo “analitica”. Aspetto la seconda puntata!

  8. Un articolo ineccepibile. Ho sempre pensato a Grillo come un grande comunicatore, un grande comico e un grande innovatore, prima di tutto come artista e uomo di spettacolo. La sua televisione degli anni ’80 (Te la do io l’America/il Brasile per esempio) mi faceva morir dal ridere anche se ero piccolo e non capivo nulla della portata culturale di QUEL tipo di televisione, fatta in quegli anni. L’ho amato anche quando si è dato al one man show dal vivo in pieno stile stand-up comedy americana nelle piazze e nei teatri (faceva già politica, è evidente, ha sempre fatto politica attraverso la comicità perché ha sempre avuto idee politiche forti e personali).
    Ora vedo,dal suo punto di vista, il M5S semplicemente come un legittimo passaggio dalla satira politica alla politica attiva…del resto non si è sempre detto che la satira è “roba seria”?
    Mi dispiace quando vedo Grillo e l’M5S sbrigativamente tacciati di anti-politica o di populismo perché se proprio vogliamo dar loro un’etichetta dovremmo dire che si tratta di un’esperimento politico. Non è il momento di fare esperimenti? In politica non si fanno esperimenti? Posso essere anche d’accordo ma chi ci da la certezza che non sia vero il contrario? In politica non ci si improvvisa, questo magari sarebbe giusto dire.
    E che la politica dal basso sia un sogno irrealizzabile non lo dobbiamo dire noi, a priori, ma soltanto l’esito di un esperimento che qualcuno porterà avanti.
    Non so se il M5S sarà in grado di sognare bene o male, forse la figura incombente di quel magnifico (ma manierista) sceneggiatore di sci-fi che è Casaleggio li porterà alla deriva (non/anti) mediatica e politica. Forse no.
    Intanto hanno il mio attestato di stima per la fermezza e il coraggio finora dimostrati nel credere nel loro sogno.

  9. Prima di tutto: ciao, Marco Stancati, come stai?
    Un salutone.

    Poi, sul punto.
    Bene, bisogna capire sempre la realtà che si ha di fronte, piaccia o non piaccia (anzi, se non piace bisogna capirla di più!).
    Allora, su Grillo: grazie per l’analisi, intanto.
    Aggiungerei una considerazione: sul modo estremo di usare il corpo, rectius, la voce (che secondo me è lo strumento che lui privilegia di più).
    Urlare tanto.
    Non mi piace.
    Allarga le distanze.
    Tra chi può urlare (magari con l’ausilio del microfono) e chi deve subire.
    Tra chi ordina e chi esegue.
    Tra chi agisce e chi subisce.

    Politica secondo un linguaggio nuovo, questo dicono i risultati di oggi.
    Già.
    Ma quale politica, poi?
    Il linguaggio è relativamente nuovo (diverso da quello dell’ex premier Berlusconi, ma, come quello, altrettanto riconoscibile, unico, a suo modo perversamente fascinatore), certo.
    Ma il contenuto?
    Facile dire di no a tutto.
    Specialmente in questa situazione … alla Schettino/Costa Concordia.
    Prenderà molti seggi.
    Consiglieri, assessori, sindaci, onorevoli, deputati e senatori.
    Ma il difficile comincerà dopo.
    Cosa faranno? Cosa sapranno fare? A cosa serviranno?

    Io distinguerei il movimento da Grillo.
    E’ fatto di persone comuni, spesso e volentieri persone esattamente come noi, scontente, arrabbiate, frustrate, ma anche motivate, convinte, determinate.
    Sapranno coordinarsi in una forma politicamente significativa?
    Dipende dal significato della parola: se significativo vuol dire “tanti voti”, allora la risposta è si. Ma non basta.
    Perchè serve un altro senso. Significativo deve voler dire: in grado di incidere fattivamente sulla realtà, mutarne il corso, la rotta…
    In termini di metafora Schettino/Costa Concordia viene facile.
    Sapranno imporre una possente virata alla barca che sta andando a sbattere contro gli scogli?
    Non basta urlare “A bordo, cazzo!”.
    La nave può andare a fondo lo stesso, portandosi appresso tante vittime innocenti.
    Anche se la coscienza di chi urla (Grillo, in questo caso) fosse la più pura.
    Schettino/Concordia doce(n)t!

  10. Bella analisi. Nel mio piccolo ho notato che se faccio lezione a voce alta, camminando e muovendomi parecchio, gli studenti si addormentano molto meno. 🙂

    Grillo mi piace come leader politico, soprattutto perche` non vivo in Italia.
    Non e` anti-politico, semplicemente fa caciara, insulta, incasina, intorbida, urla. Molti miei amici hanno votato per Grillo. Comprensibile, anch`io ho votato per Bertinotti, quando ancora votavo. So` cose che capitano.

    Il Grillo-gramma (programma di Grillo) e` divertente, sarebbe anche interessante se, come detto da molti e come Ugo e Ben fanno notare in altri commenti, l`Italia fosse un paese sovrano. Speriamo che non facciano troppi danni, in Sicilia. Ma se qualcuno si aspetta il miracolo, che so, una seconda ST a Catania, pecca di troppa fantasia.

  11. mah, urlare e agitarsi può anche creare distanza, l’ascoltatore può sentirsi aggredito. Condivido questo post: http://ilnuovomondodigalatea.wordpress.com/2012/09/23/ex-comici/ sembra un invasato, ecco cosa.

  12. Il modo di comunicare di Grillo può convincere o allontanare l’ascoltatore a seconda anche di ciò che dice. Se dice cose che a me sembrano sacrosante, può entusiasmarmi. Se dice cose che mi sembrano cretinate, ho la reazione che descrive Luisa.
    E’ un bel mix, ma a me personalmente, e immagino a non pochi altri, le cretinate (specialmente di politica economica) sembrano troppo grosse. A molti altri magari no.
    Il modo di comunicare, descritto magistralmente da Giovanna, conta moltissimo. Ma contano anche i contenuti.

  13. @Ben
    Sarò controcorrente ma a mio parere invece è proprio sulle analisi di politica economica che Grillo sembra (da sempre) più preparato. Io non vedo molte cretinate, Ben, sempre che uno legga la ditta Grillo e non chi lo legge per te. Comprendo benissimo che la maggioranza dei portatori d’acqua di quella scienza triste che è l’Economia debba giustificare in qualche modo la pagnotta che si guadagna senza ammettere la natura arbitraria della loro religione. Ma da un punto di vista analitico spiace ammettere che uno come Grillo fa meglio dei tanti ortodossi. Economicamente parlando è Martin Lutero contro Leone X e la sua gang. Ma una cretinata sarebbe una proposta impossibile e non una proposta improbabile. Come chiunque ha già capito, il problema di Grillo è invece un altro e ha più che fare con i Thomas More, che non a caso concepiscono la loro Utopia a braccetto dei Lutero – a dimostrazione che quando si ha l’opportunità di rubare il cavallo occorre andare al galoppo e non al trotto.
    Dal suo punto di vista fa bene a fare quel che fa: in linea teorica potrebbe ottenere il 51% e allora tanto vale proporre una Riforma e non un riforma. 😉 Invece a Sinistra non si è in grado nemmeno di sognare in modo sistematico. E a leggere i programmi, da Bersani a Renzi si deduce la stessa irrealizzabilità del sogno di Grillo. Con in più l’aggravente di volare bassissimo. Morale della storia: visto che ci tocca il ruolo degli spettatori di un film che non è il nostro, tanto vale scegliere le storie col finale aperto.

  14. ps
    E con gli attori più dotati ça va sans dire 🙂

  15. Pingback: Come comunica Grillo (1). Il corpo | Media and Politics | Scoop.it

  16. mah, Ugo, è così strano che tu dica che il film non è il nostro.
    Non ci riguarda?
    Non siamo noi i protagonisti?
    Neanche le comparse?
    Che strana idea hai del mondo.
    Tutti hanno torto ed uno solo ha ragione!
    Strana davvero.
    Strano anche credere a quell’unico profeta che conosce la verità.
    Ma perchè, poi, dovrebbe rivelarla in giro?

    pierperrone

  17. @Pierperrone
    Forse non era chiaro ma ironizzavo amaramente. Lo scopo non era apologizzare Grillo ma chiamare in correità la competenza degli economisti che lo criticano. Quanto all’essere il soggetto del film non v’è dubbio. Il punto era che non sei tu a produrlo sebbene sia tu a pagarne il biglietto. E pacifico era il riferimento all’astensione siciliana (53%), che non ha precedenti, e di qui a quella nazionale che analogamente registrerà anch’essa un inedito. Grillo sarà quindi anche il primo partito della Sicilia, con il suo 18,2%, ma la sua utopia è piaciuta a 368006 elettori su 4.426.754 di elettori e 5 045 176 di abitanti. Che fa un siciliano su 13, o il 7,3%.
    Il che dimostra che se per cambiare l’Italia occorre cambiare gli italiani, l’Italia rimane quella che è sempre stata finora. E la sopravvalutazione del ruolo attribuito genericamente alla politica e specificatamente all’utopia di Grillo sta tutta qui.

  18. @Ugo
    Di Grillo ho sentito di recente qualche narrazione “complottistica” della crisi italiana che mi è sembrata assurda. Le mie impressioni convergono con un parere più autorevole del mio: http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/10/10/grillo-e-patto-segreto-di-francia-e-germania/377871/

    Riguardo al che fare di politica economica naturalmente posso benissimo sbagliarmi, e può sbagliare Boldrin. Comunque l’affascinante storia che racconta Grillo non sta in piedi.

    Panzane simili, raccontate anche da un altro bravo comunicatore come Berlusconi, indeboliscono la simpatia e la fiducia che si possono avere verso il M5S.

  19. @Ben
    Certo che tu sei propria una sagoma, eh? Io propongo di non essere religiosi e tu mi sostituisci la verità di un Lutero con quella di un papalino? Di Boldrin? Che nello specifico usa il classico straw man argument, ovvero attaccare frasi e tesi che l’altro non ha mai pronunciato in quei termini? E guardandosi ovviamente dal linkare l’articolo originale di Grillo. Altrimenti poi uno lo legge e comprende chiaramente che il comico sta iperbolizzando a una platea di elettori ma sostanzialmente dice il vero su chi abbia la voce grossa riguardo al nostro debito (Germani e Francia), per quali ragioni Monti sieda dove siede (per tutelare finanziariamente il sistema degli abbienti, il che non coincide necessariamente con la maggioranza degli italiani) e quali strategie di perseguimento del profitto muovano – si badi: razionalmente, non c’è motivo di invocare alcun complotto – le banche (farsi prestare denaro dalla BCE per il credito privato e d’impresa e poi investire in titoli di Stato per introitare a basso rischio il differenziale).
    E comunque il discorso di Grillo sta dicendo a qualunque italiano non disponga di titoli di Stato nel proprio portafoglio, che le manovre economiche di Monti e co. lo costringono a pagare più tasse per onorare obbligazioni e interessi che non ha e per cui non trae vantaggio. Pago più tasse per pagare l’interesse di qualcun altro. Questo è un fatto incontrovertibile anche per Boldrin.
    Poi purtroppo possiamo andare a controllare lo storico degli eseguiti dell’ultimo anno e dove si concentrino i volumi. Allora ahimè, lungi dal salvare tutto dell’economista Grillo, il tuo Boldrin appare nella sua critica per quello che è e che il Fatto Quotidiano che lo ospita tace colpevolmente: un esponente liberista pienanamente impegnato nella campagna elettorale del movimento “Fermare il Declino”.
    Ma Boldrin ha o non ha linkato all’articolo di Grillo? No, così lo linko io, e poi chi legge si renderà conto se sia pià comico Grillo e come abbia usato lo straw man argument il tuo Boldrin per criticarlo.
    http://www.beppegrillo.it/2012/09/la_ritirata/index.html
    Insomma, passi per Grillo che rimane un comico economista, ma citare Boldrin, a suo detrimento è come chiedere al cugino mio che ti dirà quello che voglio io. È l’ora dell’ateismo Ben, non dei tuoi preti da Controriforma.

  20. @Ugo
    Mi riferivo a discorsi di Grillo come quello che puoi ascoltare qui (a 4′ 28″ dall’inizio): http://www.youtube.com/watch?v=IcNnXZSCEGE&feature=related
    Parlando di ‘cretinate’ Boldrin si riferiva proprio a quelle contenute in questo intervento, ascoltato in TV da milioni di persone.

    Di interventi simili ne ho sentiti parecchi e hanno certamente più peso sull’opinione pubblica italiana del modestissimo articoletto da te linkato (che in sostanza accusa i creditori del nostro debito pubblico, pericolosamente spropositato, di fare legittimamente i loro interessi: sai che scoperta!).

    Mi fermerei qui, abbiamo indubbiamente idee diverse di politica economica, non apriamo una delle nostre lunghe diatribe. 🙂

  21. @Ben
    Se la smetti di fare pubblicità a “Fermare il declino” io la smetto di mostrare le cretinate dei suoi aderenti. Anche perché ho ascoltato ora le “cretinate” di Grillo, che a parte spararla un poco sulla centralità delle centrali nucleari non mi pare proprio dica cretinate e tra l’altro il succo del discorso è proprio ciò che aveva appena scritto qualche giorno prima e che ho linkato. Però potresti impegnarti a spiegare cosa ci sia di errato nel meccanismo che Grillo ha mostrato. Forza, impegnati. Anche perché lo stesso meccanismo l’ha spiegato il Nobel Stiglitz poche settimane dopo sul blog di Grillo. E l’uscita dell’euro o la sua divisione in serie A o serie B (che io non caldeggio) non è una “cretinata” ma un possibile esito. Da Stiglitz a Soros.
    So what?
    http://www.beppegrillo.it/2012/08/la_logica_di_mr_spock_-_stiglitz_e_gallegati.html
    E se vuoi metterla sull’autorevolezza, visto che mi pare il tuo criterio di riferimento, il tuo Boldrin non è molto diverso dal guitto Grillo al cospetto di un Nobelche dice le stesse cose di grillo, per giunta da posizione liberal (statunitense, e quindi di sinistra. Mentre i tuoi liberali non lo sono).
    Infine io non ho idee diverse dalle tue per quanto riguarda la politica economica. La differenza è chi scegli di tutelare. Se dovessi guardare alla mia condizione dovrei votare Monti che mi tutela. Ma non si può scegliere solo in funzione del proprio portafoglio. Giusto, Ben?

  22. @Ugo
    ti risponderei per esteso, soprattutto perché interessato alle tue obiezioni, ma davvero non voglio occupare di nuovo il blog di Giovanna con le nostre discussioni alquanto OT.

    Dico il minimo, che avevo già accennato nella parentesi alla fine del mio commento.
    Il meccanismo descritto nell’articoletto, al netto di ciò che Grillo ci aggiunge a voce, è ovvio: i possessori di titoli di un debito pubblico a rischio li gestiscono nel loro interesse; se questo produce conseguenze pericolose per l’intera economia continentale, la BCE fa quel che può e ritiene opportuno per evitare guai peggiori.
    Il problema non è che questo avvenga, bensì come debba gestire la cosa il nostro governo d’intesa con le istituzioni europee e gli altri governi (Germania in primo luogo).
    Come? Io sono per le misure proposte dal movimento che non nomino per non fargli pubblicità 🙂 (lo sono da molto prima di averli conosciuti). Naturalmente posso sbagliare, non sarebbe la prima volta.

    La ragione principale è che quelle misure, secondo me, sono nell’interesse soprattutto dei non privilegiati (personalmente sono uno mediamente privilegiato legato a varie persone non privilegiate).

    Chiudo qui, se proprio non mi provochi a sangue, 😉 per la ragione detta.

  23. OT
    Ben scrive: “Il meccanismo descritto nell’articoletto, al netto di ciò che Grillo ci aggiunge a voce, è ovvio: i possessori di titoli di un debito pubblico a rischio li gestiscono nel loro interesse; se questo produce conseguenze pericolose per l’intera economia continentale, la BCE fa quel che può e ritiene opportuno per evitare guai peggiori.”
    No, il meccanismo non è nefasto per questo motivo, Ben mio. E limitarsi a questo vuol dire non aver letto quello che ha scritto e dice Grillo o non volerlo proprio leggere.
    Il meccanismo è perverso perché la BCE presta soldi alle banche in modo che venga erogato il credito alle imprese e ai privati tale da funzionare come misura prociclica del PIL nazionale italiano. Le banche non sono vincolate a erogare, girandolo, il prestito ai soggetti per cui è creato ma preferiscono investirlo nei titoli nazionali italiani capitalizzando il differenziale sulla cedola d’interesse. Poiché ricevono un credito dalla BCE all’1% e lo prestano allo Stato italiano in un BTP medio con cedola di 4 virgola. Il paradosso che tu non hai capito sta nel fatto che la BCE eroga il credito affinché avvenga la stabilizzazione nel tempo debito italiano tramite aumento del PIL tale da pagare gli interessi annuali prodotti da tale debito. Ma poiché il credito erogato non va dove dovrebbe bensì aumenta il debito, ne consegue che tale strategia è a feedback positivo rispetto al problema che vorrebbe risolvere.
    Detto a latere, il fatto che in virtù di questo masochistico rimedio la tassazione dell’individuo indigente aumenti è logicamente inaccettabile.
    Come vedi non hai capito granché. Mentre Boldrin ha capito benissimo ma è partito con il suo straw man argument concentrandosi nel solito complottismo che in questo caso non è nemmeno stato evocato da Grillo. Tutto ovviamente per squalificare l’avversario. Il che è lecito tra concorrenti in campagna elettorale. Ma non si evochi il suo commento a titolo di autorevolezza, per favore.

  24. @Ugo

    “Sarò controcorrente ma a mio parere invece è proprio sulle analisi di politica economica che Grillo sembra (da sempre) più preparato. Io non vedo molte cretinate…”

    Grillo in materia di Economia da spazio a persone incompetenti e sul suo blog si trovano post campati in aria:

    – Ad agosto viene pubblicato un post di Sergio Cori Modigliani, contenente considerazioni socio-economico-politiche del tutto false
    http://www.beppegrillo.it/2012/08/assange_e_il_futuro_del_mondo.html
    l’articolo, come puoi vedere, ha ben 13 mila condivisioni su facebook. Eco ottenuto grazie alla vetrina che gli ha dato Grillo.

    All’interno ci sono notizie palesemente false. Me ne occupai a suo tempo sul mio blog perché sono argentino e ad un certo punto fa il paragone economico con l’Argentina. Ti riporto la mia analisi. Ecco cosa scrive lui:

    Il 3 agosto, […] la presidente della Repubblica Argentina, Cristina Kirchner, si presenta alla sede di Manhattan del FMI con il suo ministro dell’economia e il ministro degli esteri ecuadoregno Patino[sic], in rappresentanza di “Alba” (acronimo che sta per Alianza Laburista Bolivariana America), l’unione economica tra Ecuador, Colombia e Venezuela. La Kirchner si fa fotografare e riprendere dalle televisioni con un gigantesco cartellone che mostra un assegno di 12 miliardi di euro intestato al FMI con scadenza 31 dicembre 2013, che il governo argentino ha versato poche ore prima.

    Questo è quel che ho tirato fuori:
    “ho fatto una ricerca su Google e non ho trovato immagini né di lei alla sede del FMI né del fantomatico assegno di 12 miliardi di euro. Non mi risulta che la presidentessa sia andata il 3 agosto a fare un discorso a Manhattan, e non mi risulta neppure che Argentina abbia pagato tutti i suoi debiti.

    Quel che mi risulta invece è che Kirchner abbia parlato il 2 agosto in Buenos Aires annunciando il pagamento dei Boden. Debito che si è originato nel 2002 al seguito del “corralito” e che ammontava a 2.200 milioni di dollari, e che in confronto con il debito che l’Argentina ha verso il FMI sono una briciola. Da dove Modigliani abbia preso quei 12 miliardi di euro – di euro al FMI? – non lo so.

    Più avanti abbiamo dimostrato nei commenti quando quell’articolo all’interno del blog di Grillo sia disinformativo e addirittura riportasse cose palesemente false.

    È questo il tenore di informazione in materia economica e politica che Grillo diffonde. Per non parlare delle considerazioni che lascia/lasciava fare a Ida Magli e Eugenio Benettazzo. Una scriveva cose leggermente antisemite su La Padania, e l’altro è un economista che ha le simpatie di movimenti di destra “estrema” come Forza Nuova.

    http://www.wumingfoundation.com/giap/?p=6524

    PS: deduco benissimo Ugo, che è molto probabile tu non ti dimostrerai d’accordo con questi fatti che ti ho elencato. E lo deduco sia perché ho letto la tua discussione con Ben, sia perché noi due siamo in partenza in disaccordo su una questione fondamentale: per me i termini come “populismo” o “qualunquismo” non sono affatto desueti.

    Vorrei però chiarire che a mio parere non siamo off topic, e che l’analisi della professoressa Cosenza è azzeccatissimo (dal punto di vista comunicativo), ma non penso lo stesso per la tua analisi nei confronti del M5S e Grillo.

    Saluti.
    Santiago.

  25. Grillo comunica con la sua astensione dai media tradizionali. Ora ne parlano tutti. Non è il Moretti de “mi si nota più se vado o se non vado alla festa?” come qualcuno osserva. ma il risentimento dei media che si sentono snobbati, e quel risentimento lavora come amplificatore della voce di Grillo proprio mentre si tenta di smontarla proponendone versioni adulterate. La Cosenza fa esattamente questo. Grillo non ha uno staff di esperti semiologi e questo indispone i semiologi. La Cosenza dovrebbe puntare più su Bersani o su Casini per accreditarsi consulente alle prossime elezioni.

  26. @Anonimoconiglio
    Deduci male. Che Grillo dica un bel po’ di sciocchezze non è una novità. Per un nuclearista come me, ad esempio, tutto ciò che ha scritto, e fatto scrivere, circa la sua visione delle energie alternative e la demonizzazione dell’atomo è fanatismo. Nel suo blog trovi Stiglitz e Benetazzo, Massimo Fini e Chomsky. C’è la merda e c’è l’oro. Tuttavia non prenderei una posizione così tranchant verso il personaggio e sopratutto non lo farei con la sicumera di aver catalogato il caleidoscopio composito degli aderenti al M5S.
    Forse non si era capito ma la mia polemica con Ben era molto provinciale e non mirava ad esaltare tanto il Grillo economista (anche se così poteva sembrare) quanto a ridimensionare gli economisti che vi si oppongono con argomenti dal peso sovente analogo al suo.
    Ad ogni modo non condivido affatto la lettura che ne danno i Wuming, tutta incentrata sui cliché delle loro ossessioni – e, ahimè, dei loro Foucault.
    Infine ti dimostrerò perché i termini “populismo” e “qualunquismo” non hanno semanticamente più alcun senso (come non lo avrebbero Poujadismo e affini). Liquidiamo subito il secondo mostrando che il movimento di Giannini era filomonarchico e rigettava l’interezza del processo democratico, e quindi l’isituzione del Parlamento in sè. Il fatto che all’epoca abbia preso voti e seggi è solo un paradosso che infatti ha avuto vita brevissima.
    Più interessante è capire in che condizioni abbia senso l’accusa di populismo. Quando i sistemi di elezione non erano a suffragio universale, e quindi ponevano vincoli di censo, genere, alfabetizzazione, etc per l’esercizio del voto, l’accusa di populismo era usata appunto dagli appartenenti alle élites contro coloro che proponevano la partecipazione del popolo nella sua interezza nei processi elettivi o contro coloro che mettevano al cnetro della propria politica gli strati più poveri della popolazione. Notare che l’inglese (patria della democrazia moderna) conosce il termine ” populism” ma non ne conosce minimamente le connotazioni negativi che invece da noi spopolano. (Merriam -Webster: 1: a member of a political party claiming to represent the common people; especially often capitalized : a member of a United States political party formed in 1891 primarily to represent agrarian interests and to advocate the free coinage of silver and government control of monopolies
    2: a believer in the rights, wisdom, or virtues of the common people).
    Forse sarebbe meglio parlare di demagogia e non di populismo.
    Ma anche in questo caso il tentativo di affibbiarlo a una determinata filosofia politica (che sia berlusconi, Peron, o Grillo) è un’arma spuntata. Perché mai? Ma perché in democrazia non vi sono argomenti demagogici o meno. O meglio: la demagogia è sempre l’idea del mio avversario mentre la razionalità e il realismo stanno dalla mia parte.
    Perciò qualunquismo, populismo, demagogia, sono solo parole clava, completamete dissociate dai significati originari, con cui si squalificano le tesi che non ci piacciono. E non è un caso che il termine populismo non goda ad oggi del benché minimo statuto di condivisione tra gli studiosi che lo usano.
    Cosa vuol dire infatti dire che un demagogo è colui che articola qualunquisticamente le proprie proposte populiste tale per cui si ricerca il consenso delle masse popolari puntando sull’emotività, i pregiudizi e le suggestioni, piuttosto che sulla razionalità delle soluzioni e da qui si pratica una politica finalizzata alla pura ricerca del consenso, attraverso promesse non realizzabili o la soddisfazione di minimi bisogni immediati, spacciati per decisivi?
    È la democrazia. Con quale strumenti pensi di poter distinguere una proposta politica che non si basi su questi assunti? Se pensi di potero fare allora basteranno le categorie del vero e del falso. Ma ciò non è noto, altrimenti tutti gli elettori rigetterebbero il falso e tutti quei partiti che lo articolano preferendo l’unico partito che dicesse il vero. E curiosamente decadrebbe il bisogno di avere il pluralismo partitico e addirittura la necessità di votare uno piuttosto che un altro. Non ti pare? 😉

  27. @Ugo

    Deduci male. […]
    Forse non si era capito ma la mia polemica con Ben era molto provinciale e non mirava ad esaltare tanto il Grillo economista (anche se così poteva sembrare) quanto a ridimensionare gli economisti che vi si oppongono con argomenti dal peso sovente analogo al suo.

    Allora avevo capito male 🙂
    Anzi, avevo inteso sì che la critica andava agli economisti che gli si oppongono, però volevo sottolineare quanto gli economisti a cui lui fa affidamento godano di altrettanta dubbia competenza, perché è questo che non si capiva.

    Riguardo il discorso sui termini qualunquismo, demagogia e populismo, comprendo la tua posizione, ma la trovo molto relativista; concordo sul dire che le categorie del vero e del falso non sono note, ma ciò non significa che possiamo esimerci dal valutare se una proposta fa leva sul senso comune o se invece fa leva sul buon senso. In altre parole: tutti sono demagoghi in una certa misura, ma alcuni sono più demagoghi di altri. E io personalmente trovo Grillo tra questi ultimi.

  28. Pingback: » Memento Giamo

  29. Pingback: Come comunica Grillo (4). La funzione catartica - Giovanna Cosenza - Il Fatto Quotidiano

  30. Pingback: Come comunica Grillo (5). Il crowd surfing - Giovanna Cosenza - Il Fatto Quotidiano

  31. Pingback: Come comunica Grillo (5). Il crowd surfing | ilquotidiano

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.