L’argomento fallace de «Il corpo delle donne 2»

Avevo in programma di scrivere un’altra cosa, ma ieri sera, a Matrix su Canale 5, è partita la contro offensiva di Mediaset contro il Gruppo editoriale L’Espresso sullo sfruttamento del corpo femminile: un calco del documentario di Lorella Zanardo dal titolo «Il corpo delle donne 2». E già intorno alle 19, mentre andava un trailer, ho ricevuto il primo sms. Poi, in serata, molte mail e messaggi su fb. Tutti da giovani disorientati, nauseati, preoccupati.

La tesi di fondo del «Corpo delle donne 2» è che la stampa cosiddetta «progressista» sfrutti il corpo delle donne ospitando da sempre immagini con donne nude o seminude – e si vedono copertine dell’Espresso degli anni ottanta e poi annunci stampa contemporanei – a fianco di articoli di intellettuali come Corrado Augias e Natalia Aspesi – per dirne due nominati esplicitamente – che mai si sono ribellati. E poi dovizia di video tratti da Repubblica tv, di annunci stampa e articoli di gossip e costume, in cui le donne appaiono puntualmente discinte, succubi e, quando va bene, valorizzate solo per il corpo.

Immagini analoghe a quelle del documentario di Lorella Zanardo, insomma. Accompagnate da un audio che ricalca pedissequamente (al 98%, dice la scritta finale) quello di Lorella.

Ebbene, ciò che il video denuncia è vero. Lo dicevamo anche su questo blog due giorni fa (I quotidiani e le donnine in prima pagina), prendendo come esempio proprio Repubblica. Ma, a differenza del documentario di Lorella, l’obiettivo de «Il corpo delle donne 2» non è rendere le persone più consapevoli per stimolarle a ribellarsi, ma assolvere Mediaset – e in particolare i programmi di Antonio Ricci – dal fatto di farlo. Leggi cosa scrive oggi Loredana Lipperini: Tecniche di rovesciamento.

Annamaria Testa, su In cerca di lei, ha commentato: «È una tecnica retorica consolidata: ribaltare sull’avversario, cucinandole a dovere, le sue stesse accuse. Operazione abile, e da trattare con le pinze».

Vero anche questo, ma attenzione: ciò che il video Mediaset denuncia non riguarda solo il gruppo L’Espresso, ma, in dosi maggiori o minori a seconda della testata e del periodo, moltissimi quotidiani e periodici. Riguarda quasi (e torneremo sul «quasi») tutti i media, inclusa la rete.

È il mercato che ce lo chiede, dicono i responsabili marketing dei giornali, le aziende e le agenzie pubblicitarie, innescando il circolo vizioso fra la domanda e l’offerta: più corpo la gente chiede, più gliene diamo. Ma più se ne dà, più ne sarà chiesto, naturalmente.

Perciò la tecnica retorica usata da Matrix non è solo ribaltare l’accusa sull’avversario, ma è quella che potremmo chiamare «così fan tutti», o anche «chi non ha peccato scagli la prima pietra».

Che è un tipico argomento fallace, usato spesso anche in politica, perché di solito ci cascano tutti. È quello che Jay Heinrichs chiama il «ricorso alla popolarità», illustrandolo con questo esempio:

«Bambina: Perché non mi accompagni a scuola in macchina? Tutti gli altri genitori accompagnano in figli in macchina» (Jay Heinrichs, L’arte di avere sempre l’ultima parola, trad. it. Kowalski, Milano, p. 179).

E poi spiega:

«Cosa rende il paragone fallace? Intanto, non tutti i genitori sono chauffeur; di sicuro alcuni mandano i figli a scuola con l’autobus. Poi, i suoi genitori non sono quelli dei suoi compagni; quello che va bene per gli altri bambini potrebbe non andare bene per lei» (ibidem).

Dunque, come si risponde all’argomento fallace? Senza mai cedere alla falsa generalizzazione, neanche per un nanosecondo, ma portando controesempi: il quotidiano x, il periodico y, la trasmissione televisiva z, la pubblicità w non fanno così e funzionano: vendono e fanno vendere un sacco di copie, sono in crescita, fanno audience. Più controesempi si riescono a portare, più forte è la risposta. E se non si trovano in Italia, possono venire dall’estero.

Mi viene in mente un buon controesempio italiano: Internazionale. Niente donnine nude, niente gossip, eppure è un successo.

Vogliamo moltiplicare assieme i controesempi?

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Aggiornamento SABATO 26 FEBBRAIO: il video è stato disponibile per qualche ora su YouTube, ma è stato subito rimosso «per una violazione della norma di YouTube sui contenuti di natura sessuale o nudità» (secondo la dicitura standard di YouTube). Ora puoi vederlo solo sul sito di Striscia la notizia, seguendo questo link: Striscia la notizia: Il corpo delle donne 2.

Per completare il quadro, guarda anche la risposta alle polemiche in rete che è andata in onda ieri, venerdì 25, su Striscia la notizia. Gli autori di Striscia hanno ritenuto di dover «spiegare meglio» il significato del documentario: Striscia la notizia spiega «Il corpo delle donne 2».

45 risposte a “L’argomento fallace de «Il corpo delle donne 2»

  1. c’è un altro particolare di non secondaria importanza che ti segnalo: gran parte delle immagini usate per documentare l’uso del corpo delle donne erano tratte da pagine pubblicitarie apparse sui mezzi del gruppo espresso e spacciate per contenuti giornalistici

  2. no, aspetta, l’ad populum non e’ fallace perche’ e’ una falsa generalizzazione, cioe’ per un vizio di forma, ma proprio in quanto tale: se tutti, ad eccezione di nessuno, credessero X, questo non renderebbe X vero, la fallacia e’ nel ragionamento non nella sua malapplicazione

  3. Lo so Aldo, l’ho visto. Ma non è con i distinguo che controbatti all’argomento del «così fan tutti». Che sia una pubblicità o un articolo di gossip per i lettori poco cambia, come dicevo due giorni fa parlando di Repubblica on line.
    Va riconosciuto anche che Repubblica è particolarmente virulenta, con questo tipo di annunci stampa e immagini e articoli. Più di altre testate. Negarlo non aiuta. Né aiuta distinguere fra pubblicità, redazionali e articoli di costume con relative foto: è la somma che massacra la lettura del giornale.

    L’unica strada per controbattere in modo serio all’argomento del «così fan tutti» è quella che indico io: mostrare concretamente che NON è vero che così fan tutti, che ci sono molti che non lo fanno e stanno benone. Anche meglio di chi lo fa.

    L’argomento è fallace e va spiegato, una buona volta, a tutti. È il tipico argomento che sta dietro al cosiddetto metodo Boffo.

    Ma nessuno ne denuncia la fallacia semplicemente perché tutti lo usano, in politica. Anche coloro che ne finiscono vittima…

  4. Ok, supermambanana, intendevo questo e mi sono espressa male: correggo il passaggio.

  5. quello che sottindendeva cio’ che dicevo sopra (mi spiace se nella fretta sembrava un mettere te all’angolo e farti le pulci) e’ che e’ proprio la scienza della comunicazione, o il filosofico critical thinking, che dovrebbe essere al centro delle risposte, se siamo allenati a capire dove stanno i trucchi del ragionamento, possiamo meglio venir fuori da questi cortocircuiti

  6. Certo, supermambanana: è quello che mi sforzo di fare tutti i giorni! 🙂

    Grazie per la precisazione, perché rileggendo il pezzo, in effetti mi stavo chiedendo: ma cosa cambio senza appesantirlo ancora (già un po’ lo è) con precisazioni che lo rendono troppo lungo (lo è già) e dunque meno fruibile?

    Capisci il punto? per spiegare alcune cose devi allungare… e se appesantisci sei meno efficace. Eccetera.

  7. Ragazze, fortuna che esistono anche i maschietti che ……ci capiscono. Il mio ragazzo una volta mi ha detto: ” questo mondo sarà davvero perfetto e civile se un giorno voi donne, se vi và, potrete camminare nude per le strade e nessuno vi darà fastidio o vi molesterà “.

  8. cara Giovanna, e’ vero Internazionale e’ un successo, ma non di business (almeno che io sappia). Ed e’ su quello che martellano, forse bisognerebbe trovare altri esempi.
    ciao
    Anto

  9. Antonella: come non di business? Repubblica licenzia e prepensiona. Non mi risulta che Internazionale abbia problemi di bilancio né stia prepensionando giornalisti. Controllerò. Anzi, chi ha sotto mano dati: li metta subito a disposizione…

  10. ed e’ per questo che ti leggo ogni giorno 😀 lo so che e’ difficile essere precisi e incisivi allo stesso tempo, ma l’argomentazione, per professione, e’ una cosa cui tengo molto, e per me cercare yet another controesempio alla tesi e’ un po’ fare il loro gioco, se andiamo sui numeri, per quanti ne possiamo trovare noi, son certa che ne possono trovare altrettanti loro, se non di piu’, e’ un dialogo da cui non si esce e continuerebbe in circolo, molto diverso e’ dire che e’ la mossa che e’ sbagliata in partenza, un fallo al calcio non diventa legale solo perche’ lo fan tutti, un fallo e’ un fallo punto. Tagliare la testa al toro e dire che il ragionamento non sussiste mette in una posizione differente, dove cioe’ il “cosi’ fan tutti” si riduce al ruolo di attenuante e non e’ piu’ un argomento a difesa.

  11. Grazie supermambanana. 😀

    Ma non sto dicendo di contrapporre alla logica quantitativa un’altra logica quantitativa. Sto dicendo di controbattere con esempi di qualità. Di diversità. Ma funzionanti anche dal punto di vista economico, ovviamente. Anche perché le maggiori testate nazionali, donnine nude o non donnine nude, sono in perdita. Hanno serissimi problemi di bilancio. E allora le donnine non bastano, no?

    Ma non basta dire nemmeno «il ragionamento non sussiste»: in un dibattito, occorre dire perché «non sussiste». E occorre spiegarlo anche al droghiere sotto casa, non solo in tv, altrimenti vincerà sempre il «così fan tutti», perché – fra l’altro – s’incrocia bene col pensiero cinico dominante. E con la rassegnazione. Che è sempre più comoda e dunque è una tentazione per tutti, prima o poi.

  12. Che se uno sbaglia, adulti compresi, ciò non autorizza a sbagliare anche noi è un concetto che sto insegnando a mia figlia che ha 6 anni. E lei lo capisce molto bene. A Matrix invece o non lo capiscono o fanno finta di non capirlo. A voi la scelta di cosa sia peggio. Spero solo che gli spettatori siano meglio degli autori del programma.

    Sul web segnalo siti di informazione senza sesso esplicito usato a sproposito:

    Homepage


    http://www.peacereporter.net/ (la versione cartacea è senza pubblicità)
    http://www.ilpost.it/
    http://www.lavoce.info/

    Anche:
    http://www.ilfattoquotidiano.it/
    quando non tratta Silvio (il loro tallone d’achille) è abbastanza corretto online. Ed è in forte crescita.

  13. grazie mille per questo articolo, mi trovavo in difficoltà perchè non capivo come ribattere!

  14. Forse la cosa più efficace da fare, a sostegno della dignità delle donne, è dare ragione alla tesi del Corpo delle donne 2, che è vera, come è vero che c’è una contraddizione al riguardo nella stampa sedicente progressista. Senza aggiungere nient’altro.

    Se proprio si vogliono aggiungere controesempi, cercarli a 360°.
    Controllerei se siano controesempi Il sole 24 ore, Famiglia cristiana, Il foglio, Il giornale, Il manifesto.
    (Spero di non avere frainteso qualcosa.)

  15. La verità è che ci dovrebbe essere un cambiamento culturale e sociale guidato dall’alto per far sì che la donna non fosse più vista come un oggetto, finchè durano queste condizioni attuali cambierà poco o nulla. In norvegia hanno fatto le quote di donne nei cda e in parlamento, in altri paesi del nord europa han preso provvedimenti simili, in islanda sono al’avanguardia, in pochi altri stati (o in nessuno) c’è una tale sovrabbondanza di immagine poco qualificante della donna nei media. Si ha un bel dire “io ho la mia dignità” ma se siamo circondati di immagini di donne oggetto da mattina a sera la mentalità ne sarà influenzata, c’è poco da fare!

  16. In linea di massimo ritengo che aver lasciato il testo di Zanardo al secondo documentario sia stato un autogol considerevole. Perchè il successo di quel documentario e la sua capacità di sensibilizzazione stava moltissimo nella retorica e nelle parole scelte. Io ho visto il documentario2 qui, e facevo fatica a non considerarlo semplicemente un sequel.
    Per ottenere il vero “così fan tutti” bisognava far vedere come il fenomeno era ovunque e perciò pacifico magari dell’ironia che ne so. Invece con il tono preoccupato e le parole della voce che commentava la risultante in chi ascoltava è stata: allarme il problema è ovunque e bisogna far qualcosa.
    Tant’è vero che in redazione la prima reazione delle commentatrici – dalla Mussolini alla Concia fino a Armeni, non è stata di dire uh! brutto cattivo! Hai attaccato la sinistra! Ma di dire a Ciccio svejete hai scoperto l’acqua calda. Lo sapevamo da mo’. Io anzi ho decisamente poco gradito la reazione di Ezio Mauro letta in trasmissione. Mi ritrovo persino a essere più grata al conduttore di Matrix che alla fine mette sul tavolo il tema della discriminazione di genere nelle trasmissioni permettendo anche persone che stimo (tipo la Loredanissima) di dire la loro e incidere nel dibattito, e non nascondendo la questione e la prospettiva di Mediaset di Ezio Mauro che si, mi ha molto delusa.

  17. D’ accordo, il “così fan tutti” è un argomento fallace se si deve dimostrare un teorema di geometria.

    E’ un argomento piuttosto potente invece se si punta a risolvere un problema empirico.

    Qui siamo sicuramente nel secondo caso, visto che ci si interroga sulla validità o meno di taluni stereotipi.

    Ci si “interroga” è una parola grossa, un po’ troppa gente sembra avere da sempre la risposta in tasca.

    Piuttosto non capisco bene il perchè “più corpo diamo alla gente più ne chiede”. Persino le “dipendenze” più pesanti (droga, alcol, gioco) vengono ormai considerate scelte razionali.

  18. la presenza nel corpo (sciolto) docente di persone come lei, all’interno dell’Università di Bologna, è stata la causa della mia rinuncia ad iscrivermi ad una facoltà umanistica, a favore di una tecnica…dove per altro l’ideologia del “io son meglio” è ahimè presente.
    A parte lo scalino di superiorità antropologica dal quale è difficile avere uno scambio corrreto e non viziato dal “io ho letto, questi sono quelli da leggere, li abbiam scelti noi, punto”, il servilismo verso una parte o l’altra, difeso alla maniera libica vecchia e nuova maniera, fa capire come mai siamo fuori dai 100 atenei del mondo…
    se questa è “scienza”…..allora avevano ragione quelli del t4….

  19. @broncobilly la dimostrazione di geometria esula dal contesto argomentativo, gli strumenti sono differenti, mentre la retorica (nel senso puro, aristotelico del termine, non quello denigratorio) deve parlare di fallacie. L’argomento e’ potente in quanto e’ un appello emotivo (come la pubblicita’ in fondo) e l’emotivita’ e’ provato aprire la strada a “vie periferiche di persuasione”, che quindi, come dire, tengono a bada, neutralizzano, le capacita’ di analisi critica, da cui il parlare di fallacia. Un problema empirico, come dici tu, lo si risolve bene con la generalizzazione (tutti i cani che conosco hanno 4 zampe, empiricamente deduco che tutti i cani hanno 4 zampe a meno di eccezioni valide tipo malformazioni, e questo vale fino a quando non scopro in un anfratto inesplorato un cane a 2 zampe) ma non son sicura questo sia un problema empirico, che vogliamo dimostrare qui? Che il “tutti” non si applica? Che esiste [x] istanza di giornale che non usa donnine? Che il numero di [x] e’ maggiore di una quantita’ Y a piacere? Si puo’ fare, che ci vuole. Ma che abbiamo risolto una volta che lo dimostriamo?

  20. Questo “corpo delle donne2” disturba il mio gusto per l’eccesso di voyeurismo: zoom e fermo immagine su seni pompati, inguine e glutei, carrellate di corpi per sottolineare e far vedere bene quello che comunque avevamo già visto tutti. La continua proposizione di questi corpi e di questa pelle e di queste curve non serve a spiegare un concetto già chiaro dopo la prima immagine, ma per continuare a far vedere e a soddisfare la perversione di chi il video l’ha fatto.
    E non tratta il tema centrale dell’altro video: il degrado della donna non solo come corpo-oggetto, ma come corpo-vuoto (incompetente, oca, stupida, leggera, svanita, pupa, etc).
    Ha detto il conduttore di Matrix che inviterà la Zanardo nella prossima puntata dove sarà nuovamente previsto il tema femmineo: stiamo a vedere.

  21. Gentile Monica, non colgo davvero il punto delle motivazioni che reggono la sua confusa accusa di “servilismo” e presunta “superiorità antropologica” nei miei confronti. Cosa le dà tanto fastidio, mi scusi, di questa discussione? Forse il fatto che qui si critichi un’operazione di Mediaset? In che senso io rappresenterei un “corpo (sciolto) docente” che l’ha indotta ad allontanarsi dalla scelta di una facoltà umanistica?

    Non ho certo dimostrato “servilismo” verso il Gruppo editoriale L’Espresso” – come suppongo lei voglia alludere – visto che ho detto che l’accusa che Mediaset gli rivolge è fondata. E visto che solo due giorni fa io stessa avevo denunciato la prima pagina di Repubblica sul questo blog. Direi la stessa cosa – le assicuro – se il documentario fosse passato sulla Rai, o su qualunque altro canale nazionale o estero.

    Temo invece si tratti semplicemente del fatto che lei, accecata da pregiudizi e aggressività di qualche tipo – non voglia leggere né capire. Ha fatto benissimo, dunque, a iscriversi a una facoltà “tecnica”, come lei la chiama: di pregiudizi e aggressività, da queste parti umanistiche, facciamo volentieri a meno.

    La prego inoltre di moderare i termini: “corpo (sciolto) docente” è un’espressione maleducata che le ho fatto passare solo perché qualifica innanzi tutto lei, non certo me, né i docenti dell’ateneo in cui insegno. La prossima volta cancellerò il commento, perché su questo blog ammetto tutto ma non il turpiloquio e le aggressioni immotivate.

  22. Broncobilly: Forse il voi sostenete y vi servite di x e siete ipocriti noi sosteniamo x e ci serviamo di x e siamo coerenti, nella merda ma siamo coerenti.
    Il punto è che l’arbitro dovrebbe fischiare rigore per tutti, indipendentemente da quanto sia diffusa la pratica. La critica poi parte dall’assunto che se una cosa vende va bene farla, ma ciò che è giusto dal punto di vista tecnico in economia non va bene dal punto di vista etico, non è un fatto universalmente vero che si vende di più col corpo delle donne, si vende di più a quella fetta di persone condizionata in un certo modo. E’ la stessa fallacia sulla confusione causa effetto degli spettacoli volgari e di bassa qualita, quella del pubblico che chiederebbe merde e quindi merda gli diamo, no, il pubblico subisce la merda nei canali più visti, se in quelli stessi canali avesse ricevuto programmi intelligenti di intrattenimento, satira e inchiesta, e spettacolo, invece di reality, sfottò, gossip e spogliarelli, gli sarebbe piaciuto quel tipo di spettacolo e avrebbe un’altra visione del corpo della donna invece di questa, perchè vedrebbero programmi che affronterebbero il problema del rispetto della donna e della sessualità, invece della merda attuale. Quello dei produttori che dicono “è il pubblico che lo chiede” è un vile scarico delle responsabilità degno del peggiore verme.

  23. Ciò che mi disturba è che Ricci o chi per lui in questo documentario arriva a mettere tutto nello stesso pentolone: se la prende con lo spettacolo burlesque, l’hard (ai quali nega dignità artistica), le lap dancers (e anche al loro lavoro si nega dignità nel filmato)…insomma mi pare lui sì davvero bacchettone.

  24. Mi scuso per il corpo “sciolto”, ha ragione, è inutilmente aggressivo! la prossima volta, per mettermi al livello di pacatezza del corpo docente bolognese, la paragonerò ad Hitler o meglio a Mengele perchè anche lui si è laureato…certo..in una materia tecnica è vero…
    Più che miopia e mancanza di controllo…la chiamerei frustazione al monopensiero culturale bolognese e non, anzi…al voltagabbanesimo rispetto al monopensiero anni 70-80 nel quale la sua parte politica ci ha imposto di vivere e pensare…
    mi scuso per l’italiano, ho fatto medicina…

  25. Mah. Continuo a non capire la sua acredine, cara signora Monica arrabbiata. La mia parte politica? Mah, non so davvero a cosa si stia riferendo. Forse sta sbagliando persona.

    Temo però che la frustrazione sia più che altro sua. Mi stia bene, coraggio. 🙂

  26. A proposito de “Il corpo delle donne”, cara Giovanna, era già da alcuni giorni che volevo segnalarti una cosa che tu magari hai già visto, ma forse non tutti i tuoi lettori. E’ uscito un virulento attacco a a suo riguardo (ad opera di Aldo Grasso) sul penultimo numero di 7, il magazine del Corriere.
    La cosa mi ha stupito perchè leggo sempre Grasso e non mi sarei mai immaginato una cosa del genere. Ripensandoci mi son fatta l’idea che le la sia presa perchè pensa che la Zanardo voglia rubargli il mestiere di massmediologo. Certo, è stata davvero un’uscita infelice, peccato che il pezzo non credo sia online

  27. Sì, caro donMo, l’ho letto. Incredibile e gratuito. Come di uno a cui avessero pestato la coda. Credo che la tua interpretazione sia corretta, con l’aggiunta di un pizzico di problemini tutti suoi in più…

  28. In verità la contro-offensiva di Mediaset era partita già da un po’ di giorni, tramite le puntate ordinarie di “Striscia la notizia” che denunciavano l’ipocrisia dei media sui temi relativi all’uso mercificante e umiliante del corpo delle donne, con riferimenti ambiguamente estesi e sottilmente screditanti sia per il tema tout court sia per quanti lo denunciano…
    Ma un’altra grande scorrettezza di questo documentario, oltre a sfruttare l’immagine di Lorella Zanardo in modo pretestuoso e ambiguamente parodico, è l’indebita generalizzazione che cita continuamente “la stampa progressista” adducendo materiali tratti da una sola testata!! Repubblica – L’Espresso (guardacaso poi alla vigilia dell’uscita della nuova versione per il settimanale…) non è tutta la stampa progressista… Una faciloneria che può permettersi un qualunque utente di YouTube ma non una redazione con i mezzi e l’autorevolezza di “Striscia la notizia”.

  29. Intanto il video è stato già rimosso da youtube….

  30. Gentile professoressa, ho un dubbio, che i post di Monica mi hanno rafforzato.

    Come si può far capire alle persone, all’opinione pubblica, che la questione sollevata dal “corpo delle donne” non è questione di antiberlusconismo, ma che risale a secoli, millenni, prima che quest’uomo nascesse?

    Mi spiego meglio. L’anomalia italiana, e NON parlo di politica, ma della suo “abuso di posizione dominante” (cara Monica, non è un giudizio ma un termine economico) nel campo delle comunicazioni, rende il terreno un campo minato: tutti, Repubblica compresa, hanno strumentalizzato al volo la manifestazione del 13 febbraio. Cosa che mi ha dato molto fastidio, perché è stato un “ridurre” un argomento vastissimo ad una contingenza politica temporanea.
    Al tempo stesso, è pur vero che è stata Fininvest a sdoganare l’uso dei corpi nudi per aumentare l’audience, e non si può negare che nei primi anni Berlusconi era, giustamente, molto coinvolto nella cura delle sue emittenti.

    Ora, come far capire che la questione è sì collegata, ma molto più radicata nella nostra cultura?

    Mi scuso per la confusione, purtroppo sto scrivendo da un posto affollato e non riesco a concentrarmi al meglio! 😛

  31. Cara Emanuela, sono d’accordo con lei: la questione femminile è stata troppo appiattita sull’antiberlusconismo, ma i problemi delle donne ci sono a destra come a sinistra, da sempre, e pure dagli anni in cui una certa sinistra ha cominciato a presumere – malamente e con la puzza sotto il naso – che il sessismo fosse, diciamo, “di destra”.

    Non è mai stato così: la discriminazione di genere riguarda tutti, in Italia. E oggi identificare il discorso sulla questione di genere in Italia con l’antiberlusconismo nuoce a tutti: donne e uomini.

  32. A mio avviso non bisogna cascare nelle trappole delle polemiche, poichè servono ad alimentare la contrapposizione, che è proprio quello che la nostra controparte vuole. I nostri temi sono quelli della società civile, per cui dobbiamo riflettere sul linguaggio che usiamo. Il linguaggio dovrebbe essere e a mio avviso il più semplice e sobrio e propositivo possibile. Noi non siamo contro, ma a favore di…..pari opportunità, responsabilità…. Bisogna che troviamo poche parole chiare, che definiscono un denominatore comune. Le parole poi vanno definite bene per non essere strumentalizzate. P.e. Quando dico sono a favore delle pari oppotunità intendo che sono contraria ad ogni forma di discriminazione ( sociale, sessuale, etnica…)
    Cosa ne pensate?
    Ciao
    Mafalda

  33. Concordo al 100% con Mafalda.

    Aggiungo che ogni azione contro i molti privilegi, anche corporativi, che ci sono in Italia, è anche un’azione per le pari opportunità, in quanto è a favore degli svantaggiati nelle competizioni economiche e professionali.

    In Italia donne e giovani partono generalmente svantaggiati.
    Ad esempio, gli ordini professionali, con le loro tariffe minime, avvantaggiano generalmente i maschi anziani.
    Idem la scarsità delle borse di studio, da finanziare con un aumento delle tasse universitarie. Tasse universitarie basse, con poche borse di studio, avvantaggiano i figli di papà, specialmente maschi.

    Non sono proposte specificamente femministe.
    Inoltre, sono impopolari. Ma forse conviene cominciare ad abituarsi all’idea che le proposte siano a costo zero, nel mondo attuale e dei prossimi decenni.

  34. Ho scritto “in Italia donne e giovani partono svantaggiati”. Avrei fatto meglio a dire “donne e giovani, specialmente delle classi inferiori”.

  35. Chiarimento: le tariffe minime, imposte dagli ordini professionali, limitano la concorrenza.
    A danno, ad esempio, di giovani e brave avvocatesse o notaie. Le quali, se non fosse loro proibito, offrirebbero tariffe più basse e servizi migliori di quelli offerti dai grossi studi, gestiti quasi sempre da maschi anziani.

  36. Tutto questo mi sembra un dibattito sulla censura sotto mentite spoglie. La discussione rimane sempre sul piano di cosa è giusto o sbagliato (oltre che politico), morale o immorale e non approda MAI al piano del rispetto e della dignità della persona indipendentemente dalle questioni di genere. La donna continua a rimanere un essere da proteggere in fondo, come per il Codice Rocco

  37. Appoggio le “proposte non specificamente femministe” di Ben. E ne avrei un’ altra quintalata da aggiungere.

    In realtà ho sentimenti di fondo più radicali dei suoi, se è vero come è vero che ormai riesco a tollerare solo un femminismo con “proposte non specificamente femministe”.

  38. Chiudo con un’ esperienza personale che testimonia come puo’ insinuarsi con forza l’ argomento “così fan tutti” nella questione femminile.

    Alle scuole medie, prima della consueta visita al Cottolengo, venivamo catechizzati a dovere: “guai a chi ride e a chi fa lo stupido, sono persone come voi e vanno rispettate e trattate esattamente come rispettate e trattate i cvostri compagni”.

    Poi la visita aveva luogo; l’ immaturità faceva sghignazzare o atterrire molti di fronte allo spettacolo crudele delle deformazioni psichiche o fisiche che ci si paravano dinnanzi. Nonostante questo, i più volenterosi si sforzavano di trattare in modo rispettoso gente che nessuno avrebbe considerato in tutta sincerità “persone come noi”.

    Tutto sommato ho un bel ricordo di quell’ esperienza, penso di essere cresciuto traendone diversi insegnamenti che considero ancora validi.

    Altri non so se definirli del tutto “validi”. Tra i più ambigui c’ è questo: se ti chiedono ripetutamente e insistentemente di trattare un gruppo di persone come se fossero “persone normali”, mentre intorno a te nessuno lo fa (“così fan tutti”), probabilmente queste persone non sono poi così nella norma.

    Oggi sono bombardato da voci che mi chiedono esattamente questo. Il gruppo di “persone normali” che pochi nella vita di tutti i giorni tratta da “persone normali” e che mi viene chiesto da più parti di trattare da “persone normali” sono le donne.

    Chiariamo subito, ho molti PARAMETRI OGGETTIVI per valutare le “donne” una categoria di persone con prestazioni assolutamente nella media se non superiori. C’ è solo questa continua richiesta di “rispetto” che puo’ se mai frenarmi instillandomi dei dubbi.

    Non c’ è che dire, il nemico delle donne sembra essere astuto e abile nei suoi travestimenti.

  39. Leggo post e commenti dopo una segnalazione di un mio ex-studente di Macerata che ringrazio vivamente. Volevo segnalare a tutti voi il gesto di protesta nato in seguito alla trasmissione che Matrix ha dedicato al “Corpo delle donne” da parte della TP (http://www.associazione-tp.it/) , unica Associazione in Italia che riunisce e certifica, dunque tutela, i pubblicitari professionisti: pubblicitari seri, con una propria etica e deontologia, che non ricorrono a scorciatorie per facili guadagni, ma lavorano seriamente per dare forma e corpo ad idee per mezzo delle peculiarità che il linguaggio pubblicitario offre. Vi segnalo il link della dichiarazione del nostro presidente Biagio Vanacore http://www.associazione-tp.it/news.php?idarg=8&ida=268 e, tra le altre, la reazione di Massimo Guastini http://kttbblog.splinder.com/post/24186172/il-pubblicitario-il-corpo-della-donna-e-i-teatrini-poco-edificanti, membro del direttivo dell’Associazione, da poco presidente dell’ADCI, Art directors club italiano.

  40. Ho letto non ricordo dove che la stragrande maggioranza dei clic sul sito di Repubblica.it sono proprio alla colonna dei link di destra, dove appaiono donne nude in quantità. Il sito fa ‘business’ soprattutto del corpo delle donne esposto a merce e di più, solletica in tutti i modi l’appetito del lettore. Che poi, questa neanche-tanto-sottile morbosità allupeggiante verso le donne secondo me è proprio uno dei motivi dell’enorme interesse che le vicende sessuali di B. rivestono per il quotidiano romano.

  41. @flores – “Ho letto non ricordo dove che la stragrande maggioranza dei clic sul sito di Repubblica.it sono proprio alla colonna dei link di destra, dove appaiono donne nude in quantità. Il sito fa ‘business’ soprattutto del corpo delle donne esposto a merce e di più, solletica in tutti i modi l’appetito del lettore.”

    Non ci sono dati, però, sul sesso di chi clicca sulla colonna dei link di destra.

  42. Purtroppo non mi sembra un dato così rilevante. Lo sguardo maschile su se stesse lo assumono anche le donne, ed è lì il problema. Altrimenti per fare le veline non ci sarebbe la fila. E ci sono tante donne più squallide di molti uomini, quanto a sfruttamento del corpo femminile per fare ‘business’.

  43. Pingback: Il corpo delle donne 2: quello che i media non dicono - Il corpo delle donne

  44. gentile professoressa, pensa che potrebbe aiutare a capire come gestire la comunicazione un gruppo di persone che discutono questo tema interagendo direttamente con Striscia? ecco il link: http://comunicazionedigenere.wordpress.com/2011/03/17/striscia-la-notizia-mi-risponde/
    grazie e complimenti per il blog!

  45. Lia: ho appena scritto un commento su Un altro genere di comunicazione.

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