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Il gradimento per Matteo Renzi sta calando, ma…

Martedì scorso Nando Pagnoncelli di Ipsos Italia ha mostrato durante la trasmissione “DiMartedì” su La7 un cartello in cui appare chiaramente quanto sia calata e stia calando la percentuale di italiani e italiane che dichiarano di avere fiducia in Matteo Renzi. Eccolo: Continua a leggere

L’immagine “sporca quasi a metà” di Anna Maria Cancellieri

Non c’è niente da fare: chi tocca la politica, oggi, si sporca. Lascio perdere – volutamente – questioni giudiziarie e accertamento di fatti: parlo solo d’immagine. Prendi quella di Anna Maria Cancellieri: fino a ieri era immacolata, da qualche giorno è piena di ombre e macchie. Non la pensano tutti così, certo: il sondaggio presentato ieri Continua a leggere

I rischi della (non) comunicazione di Mario Monti

Da quando Monti è Presidente del consiglio sono in molti a elogiare la sobrietà del suo stile di comunicazione: discorsi asciutti, nessuna concessione ai giornalisti, un tocco di ironia ogni tanto. Proprio quello che ci voleva per abbassare finalmente i toni, dopo anni di dichiarazioni sopra le righe, turpiloquio, gestacci e promesse vacue. Giusto.

Chi in questi anni si è fatto l’idea che la comunicazione politica coincida con le peggiori scene a cui i partiti ci hanno abituati non può che rallegrarsi, concludendo che Monti, per fortuna, non fa comunicazione: lavora duro, non ha tempo da perdere con i media e va dritto al sodo.

Allora ripeto una cosa che ho già detto altre volte: fare comunicazione politica non è quella robaccia, ma vuol dire entrare in relazione con i cittadini. E farlo tramite i media, vecchi o nuovi che siano.

Ora, per quanto il governo Monti si dica «tecnico», è inevitabilmente (e ovviamente) politico, almeno per tutte le ragioni che ha spiegato Ilvo Diamanti su Repubblica. Come tale, non potrà sottrarsi al gioco della comunicazione per più di qualche giorno ancora, a maggior ragione perché non è stato scelto dai cittadini, ma è nato in un momento di emergenza e dovrà prendere provvedimenti anche impopolari.

Per ora i sondaggi dicono che alla maggioranza degli italiani – oltre che ai partiti – questo governo «piace», come ribadiva Nando Pagnoncelli martedì sera a Ballarò:

Le piace il governo Monti?

Ma se Ipsos chiede allo stesso campione di valutare con qualche aggettivo in più i ministri del governo Monti, scopriamo che già adesso, a bocce ferme, solo il 42% si esprime nettamente a favore, dicendo che sono «competenti e affidabili». Un complessivo 43%, invece, esprime qualche perplessità:

I ministri del governo Monti sono...

Insomma, Monti prima o poi dovrà fare i conti con qualche suo problemino di comunicazione. Quale?

Be’, il public speaking non sembra finora il suo forte: sguardo basso, postura rigida, voce monotona e tendenzialmente inespressiva. Un insieme che lo rende freddo: pare non solo privo di emozioni, ma incapace di suscitarle. È ciò che ha colto immediatamente Maurizio Crozza, con il suo «Monti Robot».

Spero che il Presidente del consiglio se ne renda conto in fretta e faccia di tutto per scaldare la sua comunicazione quel tanto che basti. Non si può infatti rendere più sopportabile nessun sacrificio se non si fa leva su nessuna emozione, né propria né altrui. Né ci si può far perdonare eventuali errori. O forse pensiamo che Monti non sbaglierà mai?

Il «Monti Robot» di Maurizio Crozza:

Un brano del discorso di Monti per la fiducia al Senato il 17 novembre:

Milano, Italia: meglio aspettare, per cantar vittoria

Credo che sulle amministrative di Milano – e sul fatto che siano l’inizio della fine del berlusconismo – il centrosinistra italiano farebbe meglio a non cantar vittoria con voce troppo alta.

Per due ragioni:

  1. Più la voce di fa squillante, più gli avversari si allarmano, e più in fretta – e meglio – si adoperano per riorganizzare le truppe, in modo da non perdere al ballottaggio («Non perdiamo – ripete Bossi  – non perdiamo»).
  2. Martedì scorso a Ballarò Nando Pagnoncelli di Ipsos Italia ha mostrato un cartello (su cui nessuno si è soffermato) da cui appare chiaramente quanto gli italiani siano cauti su questo punto. Alla domanda «Cosa accadrà dopo questa tornata elettorale?» il campione statistico di Ipsos Italia ha risposto così (clic per ingrandire):

Dopo questa tornata elettorale...

La somma di coloro che hanno detto «Non cambia nulla» e «Berlusconi deve ripartire con un profondo rinnovamento» (che comunque implica che lui resti) è ben il 56% del campione.

E se questa cautela si traducesse in voto al ballottaggio?

PS: il sondaggio – come tutti quelli che Ipsos Italia fa per Ballarò – è stato condotto con metodologia CATI su un campione nazionale casuale secondo genere, età, livello di scolarità, area geografica di residenza e dimensione del comune di residenza, per un numero complessivo di 1000 interviste telefoniche su popolazione italiana maggiorenne.

Gli insoddisfatti di destra e sinistra

Martedì scorso a Ballarò Nando Pagnoncelli di Ipsos Italia ha mostrato i risultati di un’indagine su cui – volutamente o casualmente, non so – Giovanni Floris ha sorvolato, nonostante lo stesso Pagnoncelli avesse insistito per commentare i dati.

Alla domanda «Ripensando oggi alla scelta di voto fatta nel 2008, lei si direbbe soddisfatto o deluso?», il 60% degli elettori di Pdl e Lega ha risposto «soddisfatto» e solo il 35% si è detto «deluso»; invece, solo il 42% degli elettori di Pd, Idv e sinistre varie ha dichiarato di sentirsi «soddisfatto», mentre ben il 48% si è detto «deluso».

(Pagnoncelli ha pure ricordato che nel 2008 il 23,2% di elettori non espressero un voto, astenendosi o votando scheda bianca o nulla.) Clic per ingrandire:

Gli insoddisfatti di destra e sinistra

Ebbene, nonostante gli scandali sessuali e le promesse di Berlusconi non mantenute – dal «meno tasse per tutti» alla mancata ricostruzione in Abruzzo – gli elettori di centrodestra riescono a sentirsi più appagati e in pace con le loro scelte di quelli di centrosinistra.

Ora, poiché i fatti negativi negli ultimi due anni ci sono stati sia a destra – crisi economica da gestire, promesse non mantenute – sia a sinistra – incapacità di fare opposizione – mi pare chiaro che la «delusione» degli elettori di sinistra sia soprattutto dovuta al disastro comunicativo del Pd. O, se preferisci, alla maggiore capacità del Pdl e della Lega – nonostante i fatti avversi – di rimanere in contatto con il loro elettorato, coltivarlo, dargli giorno per giorno quello di cui ha bisogno.

Certo, alla sinistra piace pensare che i suoi elettori siano cronicamente più difficili da appagare, perché più critici, più colti e magari… “migliori” degli altri. Ma questa spiegazione consolatoria lascia ormai il tempo che trova.

PS: il sondaggio – come tutti quelli che Ipsos Italia fa per Ballarò – è stato condotto con metodologia CATI su un campione nazionale casuale secondo genere, età, livello di scolarità, area geografica di residenza e dimensione del comune di residenza, per un numero complessivo di 1000 interviste telefoniche su popolazione italiana maggiorenne.

Le italiane sono messe male e non lo sanno

A Ballarò spesso si proiettano i risultati dei sondaggi che il programma commissiona a Ipsos Italia. Quelli esposti nella puntata del 25 gennaio mostravano che lo scandalo Ruby sta tutto sommato riducendo di poco il gradimento e la fiducia che gli italiani riservano al premier e al PdL.

Stavo scorrendo svogliatamente le varie percentuali – non diverse da altre già viste in questi giorni – quando mi ha colpita questo cartello.

Alla domanda «a confronto con gli altri paesi, la figura femminile in Italia è…», gli italiani intervistati hanno risposto così:

L'immagine femminile in Italia

Detto in altre parole, l’Italia è al 74° posto per la parità di genere nella classifica mondiale stilata nel 2010 dal World Economic Forum in base a quattro parametri: partecipazione e opportunità economica delle donne, accesso all’educazione, salute, accesso al potere politico.

Cioè veniamo dopo (prevedibilmente) Islanda, Norvegia, Finlandia, Svezia, che stanno ai primissimi posti, ma siamo più in basso anche di Francia, Spagna, Inghilterra, Germania, Svizzera (anche questo, abbastanza prevedibile) e più in basso persino (meno prevedibile) di paesi come Thailandia, Filippine, Sud Africa, Mozambico, Argentina, Slovenia, Cile, Bulgaria, Cina (per i dettagli, vedi il Gender Gap Report 2010).

Insomma in Italia le donne sono messe male. Molto male. Eppure il 51% degli italiani si illude ancora che siano né più e né meno come negli altri paesi, dove per altri paesi – suppongo – intervistatori e intervistati avranno pensato a qualche vicino di casa.

Ma nessuno – neppure a Ballarò, dove pure si è proiettato il cartello – si è preoccupato, in questi giorni, di commentare questo sondaggio. Né di farne altri per approfondire l’argomento.

PS: il sondaggio – come tutti quelli che Ipsos Italia fa per Ballarò – è stato condotto con metodologia CATI su un campione nazionale casuale secondo genere, età, livello di scolarità, area geografica di residenza e dimensione del comune di residenza, per un numero complessivo di 1000 interviste telefoniche su popolazione italiana maggiorenne.