Con l’elezione di Sergio Mattarella Presidente della Repubblica, Renzi ha segnato tutti i goal per lui possibili e immaginabili, dato il contesto e il periodo, dal punto di vista sia dell’immagine pubblica sia della strategia politica. Ne elenco solo tre. Continua a leggere
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Il patto del Nazareno è morto. Possiamo crederci?
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Il discorso di Napolitano e i boicottaggi: una fiction politico-mediatica
Sul discorso di fine anno di Giorgio Napolitano abbiamo assistito negli ultimi giorni a una fiction politico-mediatica a puntate. Prima puntata: Beppe Grillo annuncia il suo contro-discorso di fine anno, invitando tutti a non ascoltare Napolitano in tv, ma lui su internet. Perché è fiction: Continua a leggere
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Il finto battibecco fra Berlusconi e Vespa
Davvero mi domando e mi stupisco: come possono, ancora oggi, nel 2013, esserci persone che considerano autentica – ripeto: autentica, vera, sentita, non preliminarmente progettata ma improvvisata lì per lì – la scenetta fra Bruno Vespa e Silvio Berlusconi iera a «Porta a porta»? Leggo e ascolto allibita commenti su Vespa che «finalmente tiene testa» e Berlusconi «che s’infuria».
Come se tutto ciò non fosse stato predisposto. Suvvia, sono amici da una vita. Suvvia, non si contano i libri di Vespa presentati da Berlusconi. Suvvia, sono evidenti i vantaggi per entrambi della scenetta del diverbio: Berlusconi ne esce come tollerante, disponibile al dialogo, aperto al dissenso, Vespa come giornalista libero e indipendente. Ditemi, per favore, che anche i commenti giornalistici su Vespa «che tiene testa» e Silvio «infuriato» fanno parte della sceneggiatura complessiva. Ditemelo.
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Berlusconi e Monti: questioni di «rango»
Ieri a «Uno Mattina» Berlusconi ha commentato l’ormai celebre «salita in politica» di Monti, con queste parole:
«Lui dice che “sale in politica” perché ha ragione: aveva un rango inferiore a quello di Presidente del consiglio [tende il braccio verso l’alto]. Io ho detto [il braccio va ancora più alto] “sceso in campo” [il braccio piomba in basso] perché avevo un rango superiore, e quindi è giusto: questo è il linguaggio.»
Berlusconi ha usato la tecnica retorica della concessione: dare ragione all’avversario per ritorcere questa ragione contro di lui. Di solito «si concede» qualcosa su un tema secondario, o parziale, per vincere su uno più importante e decisivo (si perde una battaglia per vincere la guerra). In questo caso, invece, Berlusconi dà ragione a Monti per degradarne il ruolo e innalzare il proprio, ribadendo e rinforzando l’espressione della «discesa in campo», da lui introdotta nel 1994, a cui Monti ha contrapposto la «salita in politica».
Un colpo da maestro, che dimostra quanto Berlusconi sia ancora abile in comunicazione. È chiaro che oggi non è più quello di una volta (per ragioni che ho illustrato qui). È chiaro che la mossa di Berlusconi ha senso solo sullo sfondo di un sistema di valori condiviso dal suo elettorato (e non solo: attenzione!), per cui un Imprenditore-con-la-i-maiuscola (quello che lui era nel 1994) ha un «rango» più alto di un Professore-con-la-i-maiuscola (quello che Monti era prima di diventare Presidente del Consiglio; ma in realtà aveva molti altri incarichi). Detto in altri termini: se non condividi questo sistema di valori, la mossa di Berlusconi ti dà fastidio o ti sembra ridicolmente spocchiosa.
Ma in ogni caso Berlusconi ci sa fare: gli avversari potrebbero imparare molto da lui. Faccio notare che lo stesso Monti, nella conferenza stampa del 23 dicembre, in cui aveva detto «faccio fatica a seguire la linearità del pensiero di Berlusconi», mostrando con esempi quanto invece fosse contraddittorio (tutt’altro che lineare), aveva basato la sua ironia su una concessione: «Sento qui il dovere di dire una parola di gratitudine e di… sbigottimento al tempo stesso nei confronti di Berlusconi». Anche da Monti gli avversari hanno molto da imparare.
Questo articolo è uscito oggi anche sul Fatto Quotidiano.
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Berlusconi 2013: debolezze e punti di forza
Sto seguendo le apparizioni televisive di Berlusconi in questi giorni, per capire cosa resta del “grande comunicatore”. Come ho scritto molte volte su questo blog (metti la parola “Berlusconi” nel motore di ricerca), la sua comunicazione ha cominciato a fare acqua dopo i primi scandali sessuali (da Noemi, aprile 2009, a Ruby, novembre 2010). Nel giugno 2009 ad esempio, non era già più quello di una volta. Da lì in poi è sempre andato peggio, fino alle dimissioni a fine 2011.
Ora però s’è un po’ ripreso e, in attesa di sapere che fa Monti, si agita molto. Pensa di vincere? Non direi: a parole, come ha detto martedì sera da Vespa, «punta a ottenere il 40%», ma in realtà per ora cerca solo di riprendersi gli elettori suoi affezionati che, in sua assenza, si erano rifugiati nel mare magnum degli incerti. Inoltre si agita per ricordare al centrodestra (e all’Italia intera) che da lui non si prescinde: dai suoi soldi, innanzi tutto, che sono ovunque, muovono cose e persone, dettano condizioni anche quando non ce ne rendiamo conto. Ma come comunicatore? Come comunicatore s’è un po’ ripreso, dicevo.
Punti di forza:
- È capace di martellare pochi concetti semplici e concreti e in comunicazione la ripetizione conta: l’abolizione dell’IMU, la costituzione che va cambiata sono alcuni suoi mantra attuali. Li risentiremo.
- È capace come pochi di gestire lo storytelling: sapeva benissimo, per esempio, che la storia della «misteriosa fidanzata», cominciata nel gennaio 2011, era rimasta senza finale. Ora infatti, raccontando del suo «sentirsi meno solo» con la giovane Francesca Pascale, ci ha dato lo happy end.
- In un paese che invecchia (vedi ultimi dati Istat), per molti (anche donne) è di conforto pensare che un amore giovane possa far rifiorire un anziano. E molti giovani apprezzano la mossa perché “trasgressiva”, “anticonformista”, “antimoralista” e via dicendo. Non è un caso che da Barbara D’Urso, domenica pomeriggio, Berlusconi sia arrivato subito dopo l’ecografia di Carmen Russo, mamma a 53 anni: trasgressiva lei, trasgressivo lui.
Punti di debolezza:
- La faccia: Berlusconi ha gli occhi troppo fermi per il botulino, è troppo tirato, troppo tinto, troppo truccato. Non è più telegenico insomma, e lo sa benissimo. Infatti non guarda più in camera e tiene spesso gli occhi bassi, lui che trapanava lo schermo fino ad arrivarci in salotto.
- Si muove poco, appare rigido e ha spesso la voce impastata, esitante. A furia di controllare tutto, non riesce più a sembrare spontaneo. Un bel problema per il famoso “contatto con la gente”.
- È diventato verboso, si infila in predicozzi senza fine che sono fuori target, nel senso che non sono adatti al suo stesso pubblico: la tirata di domenica pomeriggio sulle lungaggini e le pastoie della macchina politica italiana che gli ha impedito di governare era lunghissima, complessa, noiosa. Idem per la tiritera sulla magistratura: troppi dettagli tecnici, troppe situazioni lontane, di cui al suo pubblico non frega nulla.
Detto questo, attenzione a sottovalutarlo: la televisione in Italia conta ancora molto, moltissimo. Non a caso molti sondaggi di questi giorni danno il Pdl in recupero. Vedi per esempio le tabelle di IPR Marketing e Ispo, proiettate l’altra sera da Vespa:
Questo articolo è uscito oggi anche sul Fatto Quotidiano.
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Il «Dialogo con il cittadino» di Governo.it e… nonno Mario
Da qualche giorno su Governo.it c’è la sezione «Dialogo con il cittadino». Motivo: «In poco più di due mesi dal suo insediamento, sono giunte al sito del governo circa 2 mila mail rivolte al Presidente del Consiglio». Perciò il governo ha deciso di fare questo:
A tutte le domande stiamo dando, con l’aiuto di esperti e tecnici di settore, una risposta adeguata. In questa sezione sono pubblicati alcuni quesiti e le relative risposte. Per facilitare la consultazione sono stati raggruppati per aree tematiche e i temi trattati riassunti in un report statistico.
Delle mail più significative proponiamo alcuni estratti. Per tutti coloro che vogliono partecipare all’iniziativa è disponibile il modulo.
Insomma il governo ha aperto sul web una sezione di FAQ (Frequently Asked Questions), dove ha pubblicato, organizzate per temi, alcune risposte alle domande più frequenti. E promette che presto tutti potranno esprimere la loro opinione con «strumenti di partecipazione telematica».
Mi aspettavo che «il popolo della rete» – che di rete dovrebbe intendersene – reagisse in modo interessante all’iniziativa. Cioè che qualcuno criticasse gli evidenti limiti dell’operazione (sono solo FAQ!), ma dicesse pure che non c’è nulla di simile, per esempio, né sul portale del governo tedesco, né su quello del governo francese, che saranno pure i primi della classe ma la sezione «Dialogo con il cittadino» non ce l’hanno e dunque «bravo Monti, insisti che puoi fare di meglio».
Mi aspettavo che qualcuno indicasse a Monti come la White House interagisce coi cittadini su internet – tanto per guardare a chi fa meglio: su Facebook per esempio, o attraverso la sezione interattiva del sito della White House, dove si raccolgono petizioni e, quando una raggiunge almeno 25.000 firme, non solo ottiene una risposta ufficiale sul sito, ma è inoltrata ai settori amministrativi che possono darle un seguito pratico.
Mi aspettavo che qualcuno dicesse a Monti: prendete tre persone che ne sappiano di comunicazione politica on-line e fate anche voi qualcosa di simile alla White House, evitandone gli errori (li fanno pure loro) e adattandolo alla realtà italiana. Lo faccia, caro Monti, perché aver ricevuto solo l’8% di mail critiche (come dicono le sue statistiche) è davvero un successo – specie considerando che su internet insultare è facile – mentre quel 25% di persone che mandano proposte indica viceversa una voglia di partecipazione che sarebbe un peccato sprecare, a fini non solo comunicativi, ma politici.
Invece finora ho letto solo un po’ di critiche perché su Governo.it appare solo una piccolissima selezione di mail, tutte positive, ma niente di quell’8% negativo. In particolare, poi, a molti dà fastidio lo stralcio con «nonno Mario»:
«…Lisa, una bambina di due anni e mezzo, alla domanda “che cosa hai visto in TV?”, risponde “Ho visto il nonno Mario, quello che dice le cose giuste per il futuro…” Firmato “una coordinatrice pedagogica di una cooperativa sociale”»
Vabbe’, nonno Mario è una sciocchezza che potevano evitarsi. Come ce ne sono mille, nella mediocrità della comunicazione politica italiana, a destra e a sinistra. Ma possibile che gli unici commenti che ho letto in rete siano del tipo: «Mi ricorda quello che faceva Berlusconi» o «Se una cosa del genere l’avesse fatta B, gli sarebbero tutti saltati addosso»? Ancora con Berlusconi in testa. Ma vogliamo guardare avanti?
PS: questo articolo appare oggi anche sul Fatto Quotidiano.
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