Luca e Paolo «virano a sinistra»?

Fenomenologia della mia visione di Luca e Paolo a Sanremo.

Prima serata. Vedo il duetto «Ti sputtanerò» la mattina dopo, su Facebook. Rido di gusto, nonostante il meteo grigio e piovoso, nonostante la cronaca non incoraggiante, e lo posto sulla mia bacheca con questo commento: «Se su Rai 1 è andato questo, l’Italia ha ancora qualche speranza… Per il buon umore del mattino!».

Prontamente Nico, mio studente di anni fa, mi fa notare: «Prof., specificando che si tratta di satira e che quindi deve essere sempre libera, a me non è piaciuta una cosa: viene fuori che sia stato Fini a “sputtanare” Berlusconi sul caso di Ruby, delle escort e altro. Non lo dico per difendere Fini (sa bene che sono molto distante da Fini), ma semplicemente perché nell’immaginario collettivo si riduce tutto a uno scontro fra due uomini politici che non si danno tregua. Ma nei fatti, il caso delle escort non ha questa grammatica.»

Mi risveglio dal torpore, capisco l’errore marchiano in cui sono caduta e rispondo (nel tipico linguaggio colorito di Facebook che qui preferisco evitare) che certo, Nico ha ragione: tutta presa dall’obiettiva bravura e capacità comica di Luca e Paolo, tutta presa dal ridere, non ci avevo ragionato, ma l’implicito è: Berlusconi è come Fini e mille altri. Tutta fuffa per tutti.

Al che Anna Rita aggiunge che «il messaggio che si vuole passare è che Fini = Berlusconi ma solo Berlusconi, poverino, va in tribunale». E il quadro è completo: con buona pace del Giornale, che il 16 febbraio ha titolato Sanremo vira a sinistra, la gag di Luca e Paolo «non vira affatto a sinistra», ma è perfettamente funzionale al frame politico-culturale dominante (di cui Sanremo è sempre stato espressione), poiché rassicura i 14 milioni di spettatori della prima puntata che «non è niente, tutto si risolve in una sfida personale fra due galli molto arrabbiati fra loro, ma soprattutto: tutto è uguale a tutto».

Non dico che loro abbiano studiato la gag perché fosse funzionale, ma sicuramente il contenitore televisivo che l’ha accolta questi conti li ha fatti.

Seconda serata. Vedo la gag di Luca e Paolo in tv, nel flusso di Sanremo. Luca e Paolo girano intorno a Berlusconi mai nominandolo (in questo sembrano parodiare ciò che fece Veltroni in campagna elettorale nel 2008) e mettono insieme Saviano, Montezemolo, Fini, Santoro, per finire sullo stesso Morandi. Il quadro è ancor più neutralizzante della prima puntata. E anche meno divertente.

Terza serata. Luca e Paolo, serissimi, recitano un testo contro l’indifferenza e l’apatia, che solo alla fine l’inquadratura svela essere di Antonio Gramsci. Come se loro, ieri sera, avessero voluto prendere le distanze dalla scatola omologante e neutralizzante. Ma il messaggio indiretto è troppo difficile. E quello diretto non fa ridere ma, al contrario, è un richiamo all’impegno e all’assunzione di responsabilità, il che lo indebolisce ulteriormente rispetto alle puntate precedenti.

Dunque i dirigenti di Rai 1 e il Giornale possono dormire sonni tranquilli: la rivoluzione non si fa a Sanremo.

30 risposte a “Luca e Paolo «virano a sinistra»?

  1. “Se un regime ti permette di giocare e’ perche’ sicuramente ci guadagna qualcosa”, come disse Troisi in un’intervista, sostenendo che la comicita’ “accettata”, quella che passa in televisione, mette la coscienza a posto e aiuta il regime ad apparire democratico solo perche’ fa passare certe battute.

  2. Il bello è che il direttore di rete, dopo la prima serata del festival, ha chiesto ai due comici di satireggiare anche nei riguardi dell’opposizione, come se Fini fosse ancora nella maggioranza. Hai ragione: la rivoluzione non si fa a Sanremo.
    Visto che siamo in tema di ex Iene, mi permetto di aggiungere una noticina su di un’altra: quella Sabrina Nobile che faceva tanto l’alternativa e ora sta per partire con un reality (anche se loro non vogliono che si chiami così, ma lo è) sul mondo del lavoro. Cioè il lavoro considerato alla stregua di un prodotto o di una merce. Vergogna. Per chi lo ha pensato e per lei che lo conduce, l’ex Iena. E’ proprio vero che si nasce incendiari e si muore pompieri.

  3. Ho la Moglie che segue il festival e anche io mi sono sorbito qualche spezzone. Luca e Paolo li ho saltati bellamente, affidandomi al più bieco pre-giudizio. Vedo che non mi sono perso nulla. 🙂

    Ho letto invece giudizi discordanti su Benigni, che invece a me è piaciuto molto. Ma forse per lui ci vorrebbe un post a parte.

  4. …sono confusa credo che vadano guardati anche dentro al contesto della serata, la puntata di ieri sera aveva un taglio così strano che mi ha colpita muovendo in me sentimenti romantici e positivi, è stato un crescendo…fino a Toto Cotugno che quasi mi ha commossa…e in questo clima Luca e Paolo mi hanno proprio colpita anche perchè conosco bene quel brano e me lo sono goduto al di là del contesto, ma oggi col senno di poi c’è qualcosa che non mi torna…non solo in loro, ma in tutta la puntata….

  5. come potevano Luca e Paolo (dipendenti Mediaset, quindi dipendenti di Berlusconi) fare satira “di sinistra”?
    Tra l’altro mi farebbe piacere sapere una cosa: per quale motivo sono stati invitati dei personaggi Mediaset (Luca e Paolo) a un evento della Rai? Forse la Rai non ha comici all’altezza?? Credete che se ci fosse un evento importante di Mediaset, chiamarebbero dei personaggi Rai??????
    La prima canzone di Luca e Paolo è la classica “finta satira” che fa comodo al potere: chi non segue la politica può ricavare l’impressione che Fini e Berlusconi si siano sputtanati a vicenda (in realtà Fini una una macchia da chiarire, la casa di Montecarlo, Berlusconi invece ha 1000 scheletri nell’armadio; ma nella marmellata televisiva vengono eguagliati) ma il povero Berlusconi è l’unico che il 6 parile finirà in tribunale! Poi Masi chiede la par condicio e Luca e Paolo, invece di fare satira su (ad esempio) Bersani e Vendola fanno satira sugli “intoccabili”: Saviano, Montezemolo, Santoro (come a dire che la sinistra non ha leader degni nemmeno di satira!!) La gente ridacchia e viene invitata a votare PDL

  6. La prima serata si è trattato di satira esattamente per il fatto che, nonostante i due protagonisti del duetto allusivo siano stati equiparati, restava, dopo il riso, la tragicità della situazione italiana, alchimia difficilmente sintetizzabile; la gravità della posizione di uno dei due è facilmente ricavabile dallo spettatore. Per lo stesso motivo credo sia satira quella di Cetto Laqualunque. Il riso non distoglie dalla tragicità dei fatti cui si fa riferimento, ragione per la quale promuovo Luca e Paolo. Che poi Mediaset sia così ampia da poter contenere tali esibizioni è un problema non indifferente da sviscerare ulteriormente – e che Aldo Grasso ha ritenuto inficiare la performance dei due attori. I bendaggi gastrici da somministrare a Mediaset vanno trattati separatamente.

    La seconda serata è ancora satira, anche se non fa ridere. Perché mira e colpisce uno (Saviano) nelle sue debolezze e non nei suoi eccessi (se mai ne avesse), è tuttavia inevitabilmente sacrosanta. Si inserisce come nuovo personaggio nella “batracomiomachia”, inevitabile scotto per chi è personaggio pubblico, nuoce piuttosto a Luca e Paolo, che però devono adempiere la dura lex della par condicio. La satira su Santoro e Montezemolo è ugualmente molto debole perché anch’essi sono personaggi relativamente trasparenti.

    La terza, credo io, si salvano nuovamente. Le fantastiche parole di Gramsci rendono l’intervento un momento di divulgazione molto più alto di molti altri, molto più celebri e ingessati, valido almeno quanto quello di Benigni.
    Certo la rivoluzione non si fa al Festival, ma spesso il Festival è momento di contenuti alti contro i quali raramente ci scontriamo. Incitare alla partecipazione in momenti gelatinosi è sovversivo.

    Non li trovo ancora “pompieri”, anche perché qualche fuocherello si è acceso.
    Ricordiamo anche l’intervento di ieri sera su La Russa. Checché ne dica Aldo Grasso, uno non ci gode a passare da incompetente e a che si ricordi che ha preso a calci un giornalista (su questo non sono sicuro di quello che dico).

    Piccolo elemento di riconoscibilità della satira: il riso non deve allontanare la tragicità che per un istante, per poi farla ritornare più nitida. Pasolini, per esempio, non sarebbe d’accordo con me. Ma credo che, insieme alla necessarissima indignazione (altro rametto semantico della dignità di cui qualche post fa’) si renda altrettanto desiderabile l’allegria e l’entusiasmo (cfr. Benigni ieri sera), ovviamente nell’ottica della creazione di un piccolo movimento nella “giusta” direzione all’interno dell’immobile realtà sociale.

  7. Pensare che due campioni delle Reti Mediaset “virino a sinistra” sarebbe alquanto ottimistico, in effetti. Se viri a sinistra da lì te ne vai. Ovviamente ci sono ancora quelli che credono che Antonio Ricci, per esempio, sia “di sinistra”…
    I due in questione sono il frutto di Raiset, quindi trovo tutto abbastanza comprensibile.

  8. E’ vero che la satira è libera, ma, soprattutto, deve graffiare il potere: l’umorista che si pone di fronte alla società può scegliere su chi orientare i propri strali, ma penso che questo avvenga per istinto, senza calcoli o pregiudiziali politiche, o, comunque, così mi auguro. Irridere chi fa resistenza al pensiero dominante, denuncia la criminalità, o è all’opposizione, è possibile, ma produce una satira di un livello inferiore, declassata, che è congeniale alla classe dominante, che acontenta il signore, ma esce dalla tradizione dei grandi comici liberi.

  9. Un episodio di questo tipo da parte di Luca e Paolo mi rattrista molto. Sono bravi e più di una volta mi hanno fatto ridere e stare bene. Personalmente non mi sono accorto di nulla (sono serate di lavoro incasinate con il festival in sottofondo) e ora leggendo questo post mi sento quasi tradito per le informazioni che non ho saputo leggere ma mi sono limitato ad assorbire (anche se ormai non mi stupisce più nulla dopo l’anno scorso – http://www.youneedme.it/persuasione-riprova-sociale-a-sanremo-ospite-bersani/)

    Non ho però capito il tuo commento sul discorso di ieri. A me non sembrava ne di sinistra ne di destra, invitava a parteggiare e a interessarsi alle cose (anche se è evidente che se la gente fosse più consapevole e interessata non saremmo in questa situazione politica). Mi è sembrato un momento importante anche se parole così “alte” mi sembrano stonate lette da Luca e Paolo. Perdono di importanza. Come che li ascolti e dici adesso si ride. adesso si ride… e non si ride mai. Muoversi tra serietà e divertimento è difficile e secondo me hanno fatto il passo un pò più lungo della gamba in questo caso, ma non in malafede.

  10. Mi permetto di citare Guy Debord:
    – Lo spettacolo ha vinto perché è in grado di assorbire qualsiasi forma di opposizione facendola propria. Non possono esserci spettacoli “contro” –
    da “La società dello spettacolo” , libro tanto caro ad Antonio Ricci, che a quanto pare ha insegnato molto anche alla Rai rendendo SanRemo 2011 un bello spettacolo.

  11. Non ho mai sperato minimamente che la rivoluzione si facesse a Sanremo, ma dubito fortemente che Gramsci sia una trovata di Luca e Paolo – comici che, a livello professionale io trovo molto gradevoli e che ho apprezzato molto per l’eleganza in questo contesto. Gramsci è 10 a 1, una trovata di Gianni Morandi, estremamente coerente con un certo personaggio Gianni Morandi meno noto al grande pubblico.
    La presenza di Luca e Paolo comunque, con lo stile di partecipazione di Belen e Canalis (Belen secondo me è brava oggettivamente – domina la scena. Canalis s’è magnata un manico de scopa) ha ridotto di molto le consuete dinamiche sessiste della trasmissione. Non avvertivo scarto nei dialoghi tra i due e le due non so se mi spiego.
    Poi Giovà come se fa a sperare che le rivoluzioni se fanno a Sanremo me lo racconta il tuo elefante di fiducia:)

  12. Sono d’accordo! La canzoncina della prima puntata è stata esilarante, nonostante comunque il messaggio incalzi perfettamente la linea che sta tenendo l’Informazione in Mediaset: di tutta questa ridicola storia che coinvolge Berlusconi, c’è solo da ridere, perché è una burla e lui ne è vittima. La virata di Luca e Paolo della seconda puntata verso l’ironia su fantomatici sosia del premier, non è stato esilarante e lo sketch è risultato debole, quasi in punta di piedi con paura di osare.
    L’intervento della terza puntata con pretese di serietà, con un messaggio così importante come la lettura del testo di Gramsci, risulta infine leggero, una semplice citazione da par condicio: ne svilisce forse il messaggio?

  13. con Gramsci letto a Sanremo da 2 dipendenti Mediaset (con contratto a tempo determinato sulla Rai) la tv italiana ha toccato il fondo, la banalizzazione di Gramsci è veramente triste, sicuramente si sarà rigirato nella tomba. Se fossi dell’istituto Gramsci, chiederei un risarcimento morale! 🙂

    Per gli organizzatori di Sanremo 2012 suggerisco: Lele Mora e Karima El Mahroug sul palco, Lele Mora leggerà un testo di un autrice femminista in cui si esaltà la dignità delle donne poi pubblicità (in cui si vedranno le donne usate in tutti i modi per vendere le merci) e Karima El Mahroug che leggerà un breve testo di Che Guevara. E vai con l’audience!

  14. Direbbe Scozzari: l’incredibile arte di far credere d’aver colpito in alto senza nemmeno aver sparato basso. Da Ricci in poi, il pavido cavallo di battaglia delle reti mediaset.

    Offro un piccolo compendio di scoperte dell’acqua calda:

    La tacnica di L&P è ben rodata, nota per chi abbia già visto personaggi del genere, spuntati da zelig o da le Iene, esordire al pubblico grosso della diretta (esempio al primo maggio).
    Andare dritto all’attualità politica, passione del pubblico (“non si può non parlare di…”). Sull’argomento, per loro natura, non avevano scelta.

    Il trampolino dell’attualità porta alla sicura tecnica consolatoria, l’epico scudo della solidarietà qualunquista.
    Qui l’alternativa c’è:
    1) il gioco delle reticenze, l’allusione costruita alzando il tono e poi in gran ritirata al momento di fare nomi;
    2) preferire, come in questo caso, il siparietto della storia d’amore andata male, altro rodato gioco delle coppie con innumerevoli precedenti.

    La risata dell’esperimento riuscito è quella dipinta sul volto di Gianni Morandi. Perché tutti noi, in fondo, la sappiamo lunga:
    Che differenza c’è tra il parlamento ed una riunione di condominio?

    Non fateci ridere.

  15. a me il fatto che abbiano letto gramsci ad un pubblico di milioni di persone mi ha quasi commosso. Ha irritato anche Mazza che preferiva Gobetti (ma lo sa che fu ammazzato dai fascisti?).

  16. per donMo:

    il programma che sta per cominciare Sabrina Nobile su La7 non è altro che la versione italiana del celebre “The Apprentice”, che tanto ha avuto successo in America e Regno Unito.
    Credo che farà discutere molto un programma (reality) del genere in Italia, ma non concordo sulla questione del lavoro ridotto a “merce”. Se fatto come si deve può invece aiutare a far comprendere alcuni meccanismi poco chiari a chi deve interfacciarsi con il mondo del lavoro.

  17. @Cikko, magari fosse come tu dici, ma ho fortissimi dubbi e (conoscendo un po’ i meccanismi della tv) parto prevenuto, lo confesso

  18. Giovanna, ti prego digli a Nico che quella non è satira.
    è solo uno show per mantenere lo status quo, e come dice il Nichilista, farsi una risata soltanto su semplici fatti di cronaca è qualcosa che seppellisce.

    Rai, ti sputtanerò.

    Dunque a meno che non si voglia definire satirica la realtà che stiamo vivendo, e questa potrebbe essere una linea argomentativa vincente, di satirico in quella canzone non c’è nulla. Certo, fa riflettere che si riesca a trovarla ridicola: significa che l’informazione ha stravolto i fatti al punto da farne sembrare satirica la enumerazione.

    poi si ci stanno tutti i discorsi sul messaggio che trasmette, ma non si può partire dalla premessa che “quello” sia satira.

  19. l’unica cosa che mi è suonata stonata della satira di L&P su Saviano è stato quel ‘pelato’. Come quando si parla di nano o psiconano per B. Tutto il resto ci poteva stare. Debord è un autore di riferimento per Saviano (è stato citato qui sopra), e senz’altro concordo con chi ha scritto, qui sopra, che ha vinto lo spettacolo. Luca e Paolo fanno abbastanza bene il loro lavoro, secondo me – che non è la rivoluzione, sono d’accordo anche con chi ha scritto questo. Un po’ impreparati, leggono sul gobbo. La mancanza di professionismo mi chiedo sempre se dipenda da una mancanza di organizzazione (tempi troppo stretti, poche ore di prove o altro), oppure sia proprio uno di quei caratteri nazionali – insieme all’allegria (secondo Benigni) – che ci contraddistingue. Comunque Sanremo è sanremo!
    un ciao a tutti
    dia

    p.s. io non ho colto l’equiparazione Fini=Berlusconi (sono tutti uguali), nella prima canzone di L&P, che avrebbe ricondotto tutto a un “però solo B, poverino, va in giudizio”. Il pezzo mi sembrava alludere, se mai, alle ultimissime della cronaca politica in materia di “macchine del fango” di tutti contro tutti. Non credo neanche che ci fossse molto di studiato a livello di alte gerariche RAI: in conferenza stampa, Luca e Paolo hanno detto che nessuno gli ha chiesto niente, prima, sui loro monologhi. Come nessuno gli chiede niente a Mediaset, o gli chiederebbe niente in Mondadori (cito Sandrone Dazieri e Casarini e tutti gli altri).

  20. Io ho ascoltato per caso la canzoncina della prima serata al mattino dopo mentre facevo colazione e m’è venuta la nausea… risultava chiaramente una difesa di berlusconi. Non ho mai considerato “Le jene” un programma “di sinistra”, come molti tendevano a fare, e be’, ascoltando quella canzoncina ne ho solo avuta la conferma.

  21. A me non fanno nemmeno ridere.

  22. ma perchè poi, alla fine del Festival, sulla par condicio, il comico è sbottato che non si può dire la propria opinione in Italia?
    (ps, la sinistra non esiste più a mio avviso, in Italia).

  23. due mediocri impiegatucci mediaset

  24. Questo è il video in cui Luca è sbottato contro l’uso del termine bipartisan.
    Moltissime attestati di stima in proposito. Su Facebook un mio amico l’aveva postato commentando “idolo”, e la maggior parte delle reazioni su YouTube è di questo tenore. Solo in pochi trovano l’azione del comico un prendere le distanze, posteriore e di comodo, da quanto fatto nelle precedenti serate.
    A me personalmente quel “ma che destra e sinistra, io mi faccio i cazzi miei” ha fatto rabbrividire. Penso che tutte quelle persone che lo applaudono “per il suo coraggio” in realtà stiano riconoscendo in lui il pensiero dell’italiano medio (che brutta definizione): destra e sinistra sono la stessa cosa, tutti i politici sono corrotti e mi vogliono tirare in mezzo ai loro casini, mentre io sono un professionista e voglio solo vivere in pace e fare il mio lavoro per chi mi paga.
    Ed è vero nel caso specifico, come è vero che pretendere della satira da Sanremo è un po’ come indignarsi di non trovare i versi di Shakespeare in Danielle Steel. Però sento sempre quella nota stonata – e non viene da un cantante.
    Forse, è il concetto di “professionalità” che meriterebbe una qualche riflessione.

    Mi scuso se sono uscita dal seminato, spero che questo commento non sia fuori luogo. Sulle analisi semiotiche di un video ho ancora molto da imparare. 🙂 Solo, mi piacerebbe sapere se sono io a sbagliare nel vedere le cose in quest’ottica.

  25. Caro S., non sei affatto fuori luogo. Fra l’altro, io non credo affatto che lo “sbottare” di Luca sia stato spontaneo e imprevisto. Credo tutta la sequenza fosse ben preparata. E lui è un ottimo attore: che ci vuole, per un attore, a inscenare una simil-arrabbiatura? Dunque, a maggior ragione.

  26. Calcolato o spontaneo, lo sbottare di Luca può essere inteso anche come una protesta contro chi tende a classificare ogni posizione come o di destra o di sinistra. Oppure, quando non riesce, come ‘bipartisan’.

    Inteso così, W Luca! 🙂

    Destra e sinistra, in politica, esistono. Ma esiste molto molto altro.

  27. Mi hanno segnalato questo post….ricambio segnalando il mio

    Cartolina da Sanremo indirizzata a sinistra

  28. Grazie Helena: l’ho letto 🙂

  29. La seconda serata non è solo neutralizzante e omolongante ma implicitamente allineata alla strategia difensiva di Berlusconi. Politici, giornalisti, intellettuali sono tutti uguali, con i loro peccati e scheletri nell’armadio (caso Santoro docet) ma in questo paese in cui i giornali e i programmi di satira politica sono ostaggio dell’intellettualismo di sinistra solo Berlusconi è sempre sotto i riflettori deformanti della comicità ideologica.
    Su Santoro, Montezemolo, Fini e altri non è possibile fare satira, dicono Luca e Paolo, anche se le loro pecche non sono poi così dissimili da quelle del Presidente del Consiglio su cui da anni vignettisti di sorta sfoggiano il loro talento. Un’attenzione davvero iperbolica che si affianca alla nota persecuzione giudiziaria.

  30. “io non credo affatto che lo “sbottare” di Luca sia stato spontaneo e imprevisto. Credo tutta la sequenza fosse ben preparata. E lui è un ottimo attore: che ci vuole, per un attore, a inscenare una simil-arrabbiatura? Dunque, a maggior ragione”

    esatto. Questo colpisce in tutti i loro interventi (anche su le iene). Non intendono quello che dicono e sono abbastanza sottili nell’infilare doppiezze nella “satira”. Se la satira dovrebbe essere capace di muovere sotto la risata una riflessione più o meno consistente, loro fluttuano nel vuoto. Volevano far contenti gli antiberlusconiani e contemporaneamente riaffermare lo status quo e in gran parte ci sono riusciti. Come Striscia la notizia anche le Iene è un programma di finta denuncia, che molto spesso ammicca a ciò che sostiene di criticare. I

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