Prima le donne… e i bambini

Credo sia ora di cominciare a denunciare allo Iap – qualcosa è stato già fatto, ma dobbiamo agire in modo più sistematico e coordinato – anche le immagini che promuovono una sempre più precoce sessualizzazione dei bambini. Il fenomeno riguarda maschi e femmine, con una particolare enfasi sulle bambine, naturalmente.

Guarda per esempio l’affissione di Byblos Junior Club, segnalatami su Facebook da Renata e ripresa sul blog Un altro genere di comunicazione (clic per ingrandire):

Biblos Junior Kids

Le ragazze e il lettori di Un altro genere di comunicazione si (e mi) chiedevano in base a quale motivazione possiamo denunciare immagini come questa. Per violazione dell’articolo 11 «Bambini e adolescenti» del codice di autodisciplina dello Iap – rispondo io – che recita in conclusione: «L’impiego di bambini e adolescenti nella comunicazione deve evitare ogni abuso dei naturali sentimenti degli adulti per i più giovani»

Nell’immagine di Byblos la bambina è inarcata, con le mani fra le gambe, i piedini tesi nella tipica posa delle modelle adulte (che non li tengono mai flessi, sempre arcuati). Mentre il robot giocattolo punta fra le sue gambe… devo aggiungere altro? Mi pare sia non solo «abuso dei naturali sentimenti degli adulti per i più giovani», ma allusione e relativa incitazione alla pedofilia, perché induce a pensare la bimba come soggetto e oggetto di comportamenti sessuali adulti.

Per denunciare basta compilare questo modulo. Facciamolo in molti: più siamo, meglio è.

Attenzione a NON rilasciare interviste né fare clamore sui media, altrimenti regaliamo pubblicità gratuita a Byblos.

 

86 risposte a “Prima le donne… e i bambini

  1. Giovanna

    vedo con piacere il suo intervento su questo tema. Consiglio a lei ed i suoi lettori la visione del documentario:

    “Sexy Inc. Our Children Under Influence”.
    Prodotto dal National Film Board Office del Canada.

    E’ un documentario di Sophie Bissonnette che analizza e fa vedere sopratutto come una cultura assolutamente “unhealthy” sta creando quello che io chiamo le “micro-troiette” (mi consenta…). Ossia come le nostre figlie (anche la mia) siano bombardate (in Italia e nel mondo) da campagne marketing e di pubblicità (Sexy Inc. appunto). L’eroticizzazione dell’infanzia è un problema estremamente sottovalutato. Al solito in questo paese non esistono i numeri (agli Italiani l’elemento quantitativo non interessa) o se ci sono, sono assolutamente inaffidabili ma ognuno di noi si può fare un sondaggio semplicemente facendosi un giro x il centro di una qualsiasi città o un paio d’ore di televisione o navigare su internet sulle pagine dei principali quotidiani. Contare le immagini sexy che vede.
    Ecco quelle stesse immagini le vedono i anche i bambini. Solo un idiota può pensare che non abbiano alcun effetto.

    Cordiali Saluti
    Filippo Zanella

  2. Certo ci vuole una bella immaginazione per trarre tutte quelle considerazioni pedopornografiche dal manifesto Byblos.
    Solo per puro spirito di contraddizione potrei dire:
    La bimba è seduta su una sedia alta e questo spiega la posizione dei piedi.
    L’inarcamento del corpo e la posizione delle mani sono naturali per chi siede “in pizzo” ad un sedile alto.
    Il robotino, se proprio vogliamo vedere pensieri nascosti, ha la sua arma verso il basso.
    Ed a questo punto voglio aggiungere un commento che forse avete dimenticato:
    La bimba è seduta su una sorta ci WC e questo fa pensare che non ha le mutandine e ricorda una celebre attrice in una famosa scena.

  3. Non ci vuole nessuna immaginazione, è un dato di fatto.
    Scomponendo l’immagine nel suo complesso si può tentare di demolire la denuncia ma, in quanto tale, il manifesto va visto nel suo complesso ed il messaggio è inequivocabile: non richiama a nulla di infatile ma ad una femminiltà molto enfatizzata.

    P.s.: tornando a scomporre, è evidente il profilo di un seno.

  4. Grazie Giovanna, ti diffondo il post con le istruzioni sulla pagina Facebook.

  5. Gentile Attilio, rimango fermo nella mia impressione che l’immagine di Byblos è inequivocabilmente erotica. Erotismo associato a dei minori è pericoloso sopratutto per i minori. Non disquisisco ne’ sull’esegesi della parola “erotica” o “sessuale”(sexy), ne’ faccio filosofia sulla libertà di espressione artistica. Poi io non sono sufficientemente preparato per fare l’analisi della scomposizione dell’immagine, ma vedo quello che guardo. E quello che vedo non mi piace. Se per questo sono un moralista, bene sono un moralista.
    Aggiungo che se fossi responsabile di un marchio e fossi attento all’immagine che la mia azienda vuole veicolare sul mercato, farei considerazioni più approfondite prima di fare una campagna pubblicitaria come quella di Byblos (o di altri se per questo).
    L’altra considerazione che faccio, l’ultima, è che noi non vediamo immagini per quello che sono, ma per quello che rappresentano (in realtà l’occhio vede frequenze se proprio vogliamo fare l’anlisi del senso della vista ed è il cervello che da loro forma e significato…). E cosa rappresenta l’immagine Byblos (moltiplicata per le migliaia di altri immagini simili che si possono vedere ogni giorno) per una bambina di 7 anni ne’ lei ne’ io possiamo saperlo. E il sapere di non saperlo dovrebbe indurre cautela.
    Non sto dicendo ne’ di censurare le immagini della Byblos, ne di iniziare una campagna alla Savonarola sulla “corruzione dei nostri tempi”.
    Dico che ogni cosa produce effetti, desiderati e non. Le analisi di comunicazione e di psicologia infantile indicano che questo tipo di immagini producono effetti negativi nei minori che le vedono. Questo è un fatto.
    Agire ignorando i fatti equivale a buttare un uovo dal 10° piano e meravigliarsi che si sfraceli al contatto con il suolo.
    Cordialità
    FZ

  6. Senza polemica: una domanda per Giovanna che è semiologa. Se avessi visto questa foto in una metropolitana non mi sarebbe mai venuto in mente ciò che hai analizzato. Il limite è sicuramente mio, mancanza di strumenti ecc. Puoi spiegarti più chiaramente per noi non addetti ai lavori? Io vedo solo una bambina che guarda un giocattolo.

  7. La risposta di Barbara è il miglior commento alle varie dotte analisi.
    ” Se avessi visto questa foto in una metropolitana non mi sarebbe mai venuto in mente ciò che hai analizzato. ……………………..Io vedo solo una bambina che guarda un giocattolo.”
    Ma io sono solo un vecchio incapace di analizzare le metamorfosi della scomposizione sintattica di una immagine!
    .

  8. …l’arma punta in mezzo alle gambe?

  9. le prime due persone che chiamerei in causa, eventualmente, sono il padre e la madre di questa bambina, prima di mobilitare piazze contro il marchio o la pubblicità. Perché l’immagine di questa piccola persona è su tutti i muri della città? A lei piace esserci? Lo ha scelto?

  10. Sono anni che lamento questo tipo di problemi…ma sono solo una mamma che deve vestire una figlia. Le pubblicità mostrano cose che neanche più si notano… In questa foto si vede una bambina che lancia molti messaggi (ulimo il piacevole vestitino che indossa). La sua posizione è considerata addirittura naturale da alcuni su questo blog. naturale???? Ma le bambine non son così…naturalmente. Non si riesce più a capire la differenza tra adulti e bambini (vedi le madri che si vestono come le figlie e non perchè come quest’ultime indossano una tuta e le scarpe da tennis…ma perchè invece come due gemelline si mettono la stessa minigonna e gli stessi stivali e la pancia scoperta….). Su questo puntano le riviste di moda dedicate ai bimbi. Purtroppo sono convinta che ormai chi acquista quelle riviste non siano le madri così attente alla moda dei loro bambini. Sono semplicemente riviste acquistate da chi prova piacere (e sottolineo piacere e aggiungo sessuale) alla vista di questi bambini fotografati in atteggiamenti provocatori e legittimati dal brand. Ma che volete, io non sono nè una pubblicitaria nè un’addetta alla comunicazione. -Sono SOLO una madre -ripeto-

  11. Purtroppo sono convinta che ormai chi acquista quelle riviste non siano le madri. Sono semplicemente riviste acquistate da chi prova piacere (e sottolineo piacere e aggiungo sessuale) alla vista di questi bambini fotografati in atteggiamenti provocatori e legittimati dal brand.

    Davvero pensi questo?

  12. si certo …

  13. Scusate la mia era una domanda-domanda non un interrogativo retorico per difendere la pubblicità.

  14. Barbara, è inutile tentare di interrompere il flusso delle diagnosi semiologiche piene …”di nulla”.
    Diana, tanto per la precisione, l’arma punta in basso.
    Sissi e le altre. La pubblicità fa il suo mestiere e l’educazione deve fare il resto. Ho avuto figli ed ho nipoti piccoli e piccole. Con pazienza e buon senso si riescono a guidare senza inutili divieti.
    Ma questa è banalità nazional popolare di poco conto.

  15. un p.s. non è detto che responsabilizzare i genitori significhi automaticamente deresponsabilizzare la pubblicità o i marchi. Solo bilanciare le cose, forse.

  16. senz’altro Attilio, sottoscrivo. Tutto si può analizzare e criticare, naturalmente. Solo che, dal mio punto di vista, l’ottica ‘militante’ – in alcuni casi – può essere sviante.

  17. Poi la pianto. Sono persuasa che ogni mestiere abbia la sua specificità per questo interrogavo chi ha più strumenti di me in questo campo. Non è mia intenzione difendere i brand o i minori fotografati come oggetti sessuali tuttavia nel caso del costumi da bagno imbottiti questo era talmente evidente da risultare comprensibile persino a una profana come me. In questa foto un po’ meno. Il che non significa che la foto non veicoli messaggi a me sfuggenti. L’abito bianco, per esempio, mi è subito balzato agli occhi: mi sembra di quelli che si comprano per portare i bambini alle cerimonie. Un abito da bambina elegante. Non ci vedo alcuna somiglianza con i vestiti degli adulti. Mi fermo qui in attesa di delucidazioni.

  18. Io invece noto subito un qualcosa di inquietante nella foto. Un’immagine che non mi fa certo pensare a una bambina innocente. A cominciare dal petto in fuori (sembra che abbia le tette) alle gambe magrissime e alla pettinatura (sembra uscita da un parrucchiere…)

  19. Il problema nella denuncia è che chiedono di visionare o di far riferimento ad un sito. E nel sito Byblos non c’è questa immagina.

  20. se è per questo, chissà quanti altri segni e significati e messaggi ci si possono trovare, e molti cerrtamente impropri. Per es. il cubo è illuminato. Cubo, cubista, velina. Il problema, forse, è che non si può presidiare il reale e l’immaginario in armi dalla mattina alla sera. Preferisco lasciare la libertà di scegliere. Sono stati i genitori a scegliere per quella bambina. Quasi certamente soprattutto sua madre. Eterodiretta? Se hai il fegato e l’intrapredenza di portare lì tua figlia a 5 anni, farla imbellettare e piazzare su tutti i muri della città, presumo che tu sia attrezzata anche per capire che sarebbe meglio non farlo.

  21. Non voglio avere ne l’ultima, ne la penultima parola, ma voglio lasciare il mio ultimo commento.
    In un quadro monocole possimao vederci tutto ed il contrario di tutto e vorrei indicarvi che i due piccoli monoliti nello sfondo dell’immagine sono sicuramente due simboli fallici cubisti ……. ed il piccolo robot “armato” può a scelta essere visto come la ersonificazione dell’uomo pronto a colpire o l’esaltazione della prepotenza.
    Una celebre battuta di Totò era: “…..ma mi faccia il ppiacere!!”:

  22. Io ho denunciato allo iap… una pubblicità spaventosa. Un caso,
    a mio avviso in cui non serve nemmeno la spiegazione come sempre illuminante di Giovanna.

  23. scusate, non voglio neppure entrare in merito alla scomposizione dell’immagine che avete affrontato con pareri discordanti….. mi limito a scrivervi la mia primissima impressione non appena ho visto la foto…… una bimba con la gonna tirata su o comunque molto corta, le mani tra le gambe, la schiena inarcata e i piedi tenuti sulle punte….. manca solo l’espressione che sicuramente non e’ nel repertorio di una 7-enne…. e l’idea della masturbazione di fronte al giocattolino con la pistolona ancora in basso, ma poi si vedra’, e’ completa……

  24. @Attilio A. Romita
    ha scritto:
    “La bimba è seduta su una sedia alta e questo spiega la posizione dei piedi.”
    ========================
    e perché fai sedere una bambina piccola su una sedia alta? eppure lo sai che e fuori misura, o no?

  25. ci vuole anche una bella immaginazione per non trarle, però

  26. l’educazione ai ns figli non viene da un compartimento stagno come la famiglia e basta! …ma qui parliamo tutti solo di questioni legate alla comunicazione fine a se stessa o alla pubblicità…che poi si faccia riferimento a sensibilità o a persone e in questo caso bambini è relativo. in fondo stiamo solo parlando di una pubblictà. E per come se ne sta discutendo in questo blog, ha raggiunto il suo scopo quindi è vincente! per il resto che importa……poi rimarra a me e a chi tiene all’educazione dei bambini spiegare certe cose…..se ci riesco bene, altrimenti….ma non mi aspetto di essere capita e a dirla tutta non mi sento neanche bigotta!!!

  27. Il principe de Curtis lo lascierei riposare in pace.
    Forse non hai letto quello che c’è scritto in cima al blog. Si parlava di:
    – … violazione dell’articolo 11 «Bambini e adolescenti» del codice di autodisciplina dello IAP – che recita in conclusione:
    «L’impiego di bambini e adolescenti nella comunicazione deve evitare ogni abuso dei naturali sentimenti degli adulti per i più giovani».
    E’ Italiano. Non è difficile. Fatti aiutare dai nipotini.
    Saluti,
    FZ

  28. Vorrei poter condividere la becera ironia con cui Attilio liquida la questione, ironia evidentemente ispiratagli dall’unico autore citato a supporto delle sue argomentazioni, ovvero il buon Totò (sic). La realtà mi impone però una maggior cautela. Non prendiamoci in giro: come giustamente rilevato da Fabio e Monica, la bambina esibisce – oltre alla postura equivocabile sottolineata da Giovanna – caratteri sessuali assolutamente incongrui rispetto alla sua età. Il seno prematuramente appioppatole dagli autori dell’immagine è il segno più evidente di un tentativo di sessualizzazione precoce dei bambini che conosce, tra l’altro, declinazioni ancor più inquietanti. Prendiamo, ad esempio, le immagini a corredo della sezione “Kids” del sito Abercrombie (noto marchio di abbigliamento sbarcato di recente anche in Italia):
    http://it.abercrombiekids.com/webapp/wcs/stores/servlet/CategoryDisplay?catalogId=10851&storeId=14615&langId=-4&topCategoryId=12103&categoryId=50463
    Ora, se queste rappresentazioni non strizzano l’occhio ad un certo immaginario – anoressizzante – della moda, io sono Topolino. Segnalo tra l’altro che sino a pochi giorni fa, Abercrombie annoverava tra i pezzi della collezione “Kids” persino deliziosi “push up” per bambine, dicitura poi provvidenzialmente rimossa in seguito a segnalazioni come questa:
    http://www.vocealta.it/dress-codes/2146-suri-cruise-e-il-baby-biki-push-up-di-abercrombieafitch
    Indugiare in atteggiamenti – questi sì – tardivamente naif davanti a rappresentazioni come quelle di Byblos ed Abercrombie è un atto davvero esecrabile. Chi volesse continuare a farlo, tuttavia, troverà nel repertorio comico di Totò una risorsa sicuramente più valida dello Iap. 😉

  29. Sono desolata, volevo capire di più. In tutta evidenza è impossibile. Non pretendevo un corso di semiotica accelerato – ci mancherebbe altro. Ma qui pare l’assunto sia: se non vedi sei in mala fede o sei cretino. Sarà per la prossima volta. Buon lavoro a tutti.

  30. “qui pare l’assunto sia: se non vedi sei in mala fede o sei cretino”
    non è giusto distanziarsi da ciò che non si capisce facendo sembrare gli altri un po’ troppo allarmisti!!
    Sono decisamente d’accordo con il sig. Canteddu quando dice: “Indugiare in atteggiamenti – questi sì – tardivamente naif davanti a rappresentazioni come quelle di Byblos ed Abercrombie è un atto davvero esecrabile”….

  31. Barbara, Attilio e tutti quanti: perché polemizzare chiamando in causa strumenti semiotico/tecnici che io non ho usato? Scusate, ma io non ho usato nessun tecnicismo nel descrivere ciò che vedevo. E neanche gli altri – coloro che “vedono” ciò che alcuni “non vedono” – hanno usato alcun tecnicismo, mi pare.

    Però però…

    La vostra discussione è interessante perché credo che lo Iap si dividerà esattamente come ci si è divisi su questo blog: chi vede una bambina adultizzata e chi no. Io la vedo, per le ragioni che ho detto nel post, più altre ragioni evidenziate da alcuni commentatori, cara Barbara: petto in fuori che sembra quasi un seno, sedere spinto in fuori con una schiena forzatamente inarcata, punte dei piedi tese, braccia fra le gambe. L’abito? Dalla foto non si vede benissimo, ma mi pare irrilevante rispetto alla postura.

    Barbara, Attilio e probabilmente molti altri che qui non intervengono non vedono ciò che in molti vediamo: credo che possa essere questa una motivazione sulla base della quale lo Iap potrebbe non sanzionare l’immagine. Dirà che non vede.

    Sarà interessante per tutti, credo – al netto delle polemiche – verificare cosa deciderà lo Iap, ma attenzione: non sarà lo Iap a decidere chi ha ragione o torto, visto che molte volte lo Iap sbaglia di grosso nel non sanzionare. D’altra parte è pur vero che, a parte i casi eccessivamente volgari e inquietanti, il mondo delle immagini è pieno di zone grigie.

    E questa immagine è forse una zona grigia, cara Barbara, visto che tu e altri non vedete ciò che io e altri vediamo. E non ti arrabbiare, dai: ho risposto solo ora perché solo ora sono tornata sul blog. 🙂

    Mi intristisce solo una cosa, del vostro interessante dibattito: il fatto che siate un po’ scaduti in polemica, basandovi su pregiudizi, non su giudizi. Qui nessuno – nemmeno io che ho la cattedra – parla ex cathedra. Qui nessuno usa concetti teorici in modo pesante. Eppure vi siete accusati reciprocamente di averlo fatto. O non fatto.

    Perché? Vi invito a rileggere da fuori – come ho fatto io, essendo arrivata tardi – tutto il dibattito. Perché litigare su cose come queste? Ma la cosa che mi intristisce ancora di più è il fatto che si sia litigato su una questione che riguarda i bambini.

    😦
    Ragazzi, ragazze, signori e signore, per favore no: sui bambini no.
    Sui bambini bisognerebbe riflettere con ancora più delicatezza e ponderazione, con maggiore rispetto che negli altri casi. Secondo me. Per verificare se per caso non riusciamo a costruirgli un mondo un pelino migliore.

    Non siete d’accordo neanche su questo?

  32. Non mi distanzio – cerco solo di capire. Operazione in tutta evidenza impossibile visto che si è passati direttamente agli insulti.

  33. Scusa Giovanna non eri tu la chiamata in causa. Io chiedevo a te una spiegazione più tecnica perché – e mi sono rivista l’immagine – io vedo l’abito. La postura mi pare sfumata – a dirla tutta non ci avevo mai badato che i piedi in quella posizione le tengono le ballerine. E le gambe semi aperte mi sembrano “normali” in una bambina vestita con un abito da festa in cui sta probabilmente scomoda. Ma il fatto che io non veda non significa non ci sia. Ho imparato – in un altro mestiere – che i tecnici vedono meglio di chi tecnico non è e proprio sulle aree grigie. Per questo mi interessava capire di più, non polemizzare e non essere quasi arruolata nell’esercito di chi strumentalizza i bambini.

  34. La vis polemica è il succo della nostra cultura. Il “volemosse bene” di un’altra. Litigare poi è un’altra cosa ancora. A mio avviso “si scade” quando non si prende posizione, non quando se ne ha una anche se “sbagliata”. L’assunzione di fondo è la buona fede delle opinioni espresse. Inoltre l’argomento si presta a prese di posizione nette. Infine richiamare ai “fatti” all’interno di un’argomentazione non mi pare “salire in cattedra” ma attenersi ad un filo logico del discorso altrimenti potevamo parlare di calcio.
    FZ

  35. Io non sono semiotico, non sono tecnico e l’adultizzazione e l’erotizzazione della bambina la vedo eccome e penso che lo IAP farebbe bene a sanzionare questo manifesto.
    Poi io, in generale, sono molto critico sull’uso dei bambini in pubblicità e sul fatto che i bambini possano essere target per spot pubblicitari…però se avessero mostrato una bambina che fa la bambina e non la baby adulta e gioca con il robot forse avrei avuto poco da ridire.
    Anch’io poi non posso fare a meno di chiedermi cosa avessero in testa i genitori di questa bambina.

  36. Alessandra: per la denuncia allo Iap, basta che alleghi l’immagine traendola da questo blog.

  37. Al di là di strumenti semiotici, credo che il primo strumento di analisi da attuare in una comunicazione dovrebbe essere capire cosa stiamo ricevendo.

    Prima domanda:
    – ma cosa sta facendo questa bella bambina in abito bianco?
    Non è una bimba in posa per far vedere semplicemente il vestitino della festa – che nemmeno si vede, su questo possiamo concordare tutti – ma è rappresentata una interazione che coinvolge la bimba e un giocattolino tipicamente maschile.

    Seconda domanda:
    – lei è rappresentata in un atteggiamento: cosa sta provando? cosa sta facendo?
    Sembra attendere il giocattolino, con pure un po’ di paura mista imbarazzo.

    Terza domanda:
    – che cosa sta succedendo tra i due? qual è la scena dopo che ci suggerisce il manifesto?
    Creando una storia, ci aspettiamo un prima e un dopo.
    Proviamo a immaginare il dopo.

    Le risposte me le sono date, e non sono sicura che sia tutto così innocente.

  38. A una prima occhiata non ho colto quello che ha colto Giovanna. (Forse perché ieri ho visto una serie di foto di famiglia di una bimba di quattro anni, in gruppo con altri bimbi di varie età, che al confronto sarebbero giudicate pedo-pornografiche – garantisco sull’innocenza della fotografa :-)).

    Poi riguardando, sì, si può vedere quello che ha visto Giovanna.
    Vedere o non vedere dipende da diverse sensibilità che facilitano o inibiscono certe letture. Inclusa la maggiore sensibilità professionale dei più esperti.

    Secondo me un autore è responsabile di tutto ciò che si può ragionevolmente e prevedibilmente vedere nel suo prodotto, anche da una parte soltanto dei suoi fruitori.
    In base a questo criterio piuttosto restrittivo, che gli interessati potrebbero far valere con lo IAP, mi sembra che si possa ritenere che questa immagine sia censurabile.

  39. Secondo me un autore è responsabile di tutto ciò che si può ragionevolmente e prevedibilmente vedere nel suo prodotto, anche da una parte soltanto dei suoi fruitori. In base a questo criterio piuttosto restrittivo, che gli interessati potrebbero far valere con lo IAP, mi sembra che si possa ritenere che questa immagine sia censurabile.

    con questo criterio, quale autore, opera, prodotto si salverebbe dalla censura?

  40. Diana, attiro la tua attenzione sulle due qualificazioni ‘ragionevolmente e prevedibilmente’.
    Con la seconda intendo anche che l’autore possa (ragionevolmente) prevedere una lettura censurabile da parte di una parte dei fruitori.
    Intendo, inoltre, una parte socialmente rilevante.

    E’ un criterio che evidenzia gli aspetti interpretativi, secondo me sempre inevitabili. Ho detto io stesso che è un criterio restrittivo.
    Con criteri meno restrittivi, secondo me quell’immagine non sarebbe censurabile.

  41. capisco, ben. Io ci tenevo solo a registrare una grande assente, nell’elenco dei reponsabili: la persona che ha voluto e portato la bambina lì. Per questo l’indignazione nei confronti di autore (agenzia pubblicitaria), marchio, cultura maschilista e pulsioni pedofile mi sembrava sproporzionata.

  42. Dato che si parla di censura io dico che pure se un’opera d’arte (film, romanzo, canzone, quadro, scultura) offendesse l’intero mondo non sarebbe comunque giusto censurarla poichè sono convinto che l’arte (riuscita o meno, grossolana o meno) abbia anche il diritto di offendere la nostra sensibilità.
    Ma qui parliamo di pubblicità, la comunicazione commerciale non è arte quindi “il diritto di offendere” viene meno a maggior ragione se ci sono dei bambini di mezzo.
    Oltretutto se un film o un libro ti offende o ti disgusta puoi non guardarlo e non leggerlo, se un quadro o una foto o una scultura ti offende non andare nel museo che lo espone..queste affissioni pubblicitarie invece sono per le strade…è diverso.
    Poi vabbè, lo so che i dadaisti hanno dimostrato provocatoriamente che pure una ruota di bicicletta può essere arte purchè sia esposta in un museo e un artista come Andy Warhol ha mostrato quanto possa essere labile il confine fra arte e pubblicità…è una questione complicata e sicuramente off topic quindi mi fermo qua.

  43. Grazie a Ben e a Fabiana che, insieme al post della padrona di casa, mi hanno chiarito le idee e mi hanno aiutato a vedere quanto mi era sfuggito.

  44. E allora denunciamo anche la campagna che ha invaso Roma in questi giorni della Silvian Heach Kids. Le immagini le potete trovare sul loro sito e anche nel nostro blog in un post di qualche giorno fa. Alcune di esse sono davvero inquietanti.

  45. Sì, Laura, certo: vanno denunciate anche quelle, nei modi che ho suggerito. Facciamolo tutti!

  46. Cara Giovanna, io vedo quel che vedi tu e concordo con chi ha detto che tanto basta. Segnalerò allo IAP. Il non vedere può essere parte del problema della cultura in cui siamo immersi. Al convegno di Como sull’uso del corpo delle donne, a cui hanno partecipato membri dello IAP, la vice presidente del Comitato di Controllo aveva proprio invitato a – e indicato la necessità di – una maggiore attenzione alle troppe strizzatine d’occhio alla pedofilia. E credo che troverà utile leggere questo post e i commenti, anche se mi sembra che abbia decisamente un occhio acuto e allenato. Il problema è convincere il Giurì. Per questo concordo sull’importanza di fare arrivare forti e numerose le voci dei cittadini.

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  48. io ho pensato mamma mi ha vestito così ma preferirei giocare con i robot di mio fratello!
    a leggere certe riviste ci sono anche tanti uomini magari a qualcuno stimola la fantasia perversa e cosa succede quando un uomo così che ha in testa quell’immagine sessuale incontra una bambina che magari per sbaglio involontariamente gliela può ricordare oppure che succede se quell’uomo incontra una bambina che “delude” le sue aspettative?

  49. Anch’io la sessualizzazione di questa bambina ce la vedo eccome, così come la vedo spessissimo intorno a me. L’ho ritrovata anche in alcune rappresentazioni di bambini maschi, anche se è più rara e meno volgare, punta ad una virilizzazione precocissima che però non ha lo scopo di farne un “oggetto di desiderio” (non so se mi spiego). Vorrei sapere se qualcuno ha avuto la mia stessa impressione. La virilizzazione in certe foto pubblicitarie è evidentissima (cioè, si va direttamente ad imbottire le mutande dei bimbi, giuro. Se riesco metto online alcune foto di un negozio di abbigliamento per bambini vicino a casa mia).

  50. Signor attilio, lei davvero non vede né rossetto né fard? Non vede il trucco e i capelli cotonati? Questo è davvero triste e preoccupante, vuol dire che si è assuefatto al punto a questo immaginario che per lei truccare da adulta una cinquenne è normale e accettabile. Continuiamo così, facciamoci del male.

  51. @ Barbara @ Attilio @ tutti

    Rispetto alla questione di “sguardo attento” / “sguardo distratto” vorrei raccontarvi la maniera assolutamente accidentale in cui mi sono imbattuta in quest’immagine, che ho poi inoltrato a Giovanna.

    Ero con i miei genitori in un negozio di abbigliamento per bambini dell’Outlet di Valmontone. Ero entrata per comprare un regalino per Pasqua a mia nipote. Mentre uscivo ho notato con la coda dell’occhio – ma davvero con la coda dell’occhio! – questo cartello, che era poggiato in basso per terra. Torno indietro – avete presente quando un’immagine vi colpisce inconsciamente e non capite perché? –, osservo meglio il cartello e capisco perché non mi convince (esattamente per i motivi che ha spiegato Giovanna). Allora, come un moto spontaneo tiro fuori il cellulare, mi piego e fotografo quell’immagine.
    Uscendo ho fatto vedere l’immagine ai miei genitori, come una sorta di test (siccome loro sono candidi come Nonna Papera e Armando della “Pimpa” 🙂 ). Entrambi erano piuttosto turbati dall’immagine e mio padre diceva, in particolare, che quello che più lo colpiva era l’atteggiamento della bambina, troppo costruito perfino per una “bimba-modella”, troppo da donna adulta. Ha persino avanzato l’ipotesi che la foto fosse “ritoccata” per rendere la bambina più adulta e più erotizzata.

    Vi ho raccontato quest’episodio:

    a) per suggerire che forse per cogliere certe cose non c’è necessariamente bisogno di chissà quali strumenti semiologici, anche se averli senza dubbio aiuta. Né è automatico che uno sguardo attento colga certe contraddizioni e uno sguardo distratto non le colga.
    b) per dirvi che anni fa non mi sarebbe mai venuto in mente di accovacciarmi in un negozio per fotografare una pubblicità sgradevole, al fine di segnalarla. Io credo che sia una cosa bellissima, un cambiamento straordinario che sento addosso. Una prova che il lavoro che state facendo per l’innalzamento della consapevolezza sta piano piano dando ai suoi frutti.
    Grazie Giovanna, Grazie Lorella, Grazie Loredana, Grazie Giorgia, Grazie Maria Grazia. Grazie a tutte!

  52. C’è una enorme differenza tra guardare, vedere, vedere con con occhio “….bip!…”.
    Tutte le bambine amano “vestirsi da grandi”, assecondare questa tendenza, anche per fare una foto publicitaria, sicuramente non è la cosa migliore, ma da qui a pensare sempre il peggio ci vuole una buona dose di immaginazione perversa.
    Tra i commenti in questa area ce ne era uno che dichiarava che al primo sguardo non aveva visto tutto il putridume possibile.
    L’eccesso di zelo, il puritanesimo spinto hanno provocato più “monache di Monza” che Sante in Paradiso.
    Direte che sono un illuso ottimista anche un po grullo, è vero, ma preferisco essere così che un emulo della Regina Vittoria che metteva le braghe alle gambe dei tavoli.

  53. Denunciata allo Iap.

  54. Io ammetto che, senza la lettura attenta del post e di alcuni commenti, non avevo visto la sessualizzazione della bimba.
    Ora la vedo, e mi rendo conto che di immagini così me ne passano sotto il naso a decine.
    Terribile.

  55. Attilio, non faccio per vantarmi, ma io sono la persona meno “puritana” e più open minded che conosco finchè si tratta di adulti consenzienti (e i post che ho lasciato su questo blog e altrove credo lo testimonino), ma quella della foto non è adulta, coi bambini occorre attenzione e sì che io mi considero abbastanza “aperto” pure verso di loro (a differenza di molti, non avrei problemi a mostrare ad un bambino un quadro come L’origine del mondo di Courbet, per esempio)
    Secondo me un film che ha trattato il tema dell’adultizzazione e pure della “sessualizzazione” dell’infanzia in maniera corretta e ironica è la spiritosa e garbata commedia americana Little Miss Sunshine che consiglio di vedere a tutti.

  56. Oggi su una rivista ho visto un’altra foto della campagna Byblos. La bambina non è in una posa sensuale, ma è truccata e indossa una veletta, un codice decisamente in contrasto con la sua età. Vestirla come una donna adulta (nemmeno una ragazza), come una signora, non è un banale alludere al gioco del travestirsi da grandi, secondo me, o meglio, certamente gioca su quell’allusione, che però è il cavallo di troia per far entrare l’altro aspetto, l’adultizzazione. E una bambina trasformatain adulta, vista come tale, diventa più “digeribile” come idea di oggetto sessuale. Di nuovo, pedofilia (nemmeno tanto) strisciante.

  57. Vi assicuro, non so più cosa dire.
    Ho sempre pensato di essere una persona normale che si comportava naturalmente con grandi e bambini, con uomini e donne, con bianchi e con neri.
    A questo punto comincio ad aver paura. Mi piace giocare con i bambini e spesso rivolgo loro la parola per primo senza guardare se è presente un genitore.
    Dopo aver letto i commenti di questa pagina comincio ad aver paura vedendo come possono essere travisate delle immagini banali.
    La santa inquisizione e la caccia alle streghe stanno forse tornando?
    Questa volta lo dico molto seriamente: “Ma vi rendete conto di quanto estremismo puritano vi state macchiiando”!

  58. chi frequenta bambini, o perchè li ha o perchè a loro insegna, riconosce subito in questa immagine qualcosa di stonato, di inquietante. Nessuna bimba si siede così se non viene istruita a farlo.

  59. a Lorella Zanardo

    “chi frequenta bambini… riconosce subito…” e “nessuna bambina si siede così se non viene istruita a farlo” sono due generalizzazioni un po’ difficili da sostenere seriamente.
    Sono invece un artificio retorico per stigmatizzare chi non “riconosce subito”, fra cui gli uomini e le donne che su questo blog hanno dichiarato di non avere “riconosciuto subito”.
    Tutti senza bambini, oppure ottusi, oppure in malafede? (Sto citando barbara, se non sbaglio.)
    Io non ho riconosciuto subito, ho riconosciuto in ritardo, non sono nella prima categoria e mi dispiacerebbe essere nella seconda o nella terza. 😦

    Quelle sopra riportate sono le formule con cui tipicamente si argomentava che una strega era una strega e un nemico del popolo un nemico del popolo.
    Le buone cause forse traggono poco giovamento da questa retorica.

  60. vorrei sottoscrivere in grassetto l’intervento di Ben. Aggiungendo che mi capita di osservare come spesso le campagne “per tutelare” questa o quella categoria mascherino magari inconsapevolmente altri interessi (psicologici, o ideologici, o politici, o professionali o di qualsiasi altro tipo, a seconda dei casi). Ma è un mio punto di vista, il mio modo di percepire un’ipocrisia di fondo.

    Ma sì, l’immagine di byblos è inquietante. Non so come e perché quelal bambina così piccola sia lì e sui muri della città, se lo abbia scelto e come e se la cosa avrà conseguenze sulla sua vita presente e futura. Di questo dovranno rispondere i suoi genitori (a se stessi e a lei), soprattutto sua madre, credo. Mi piacerebbe che la gerarchia di responsabilità fosse rispettata, almeno in linea di principio. Se poi qualcuno vuole protesstare allo Iap, naturalmente, ha tutto il diritto di farlo. Io quando sento parlare di denunce, di censura, di proibire e via dicendo sono subito sopraffatta dai dubbi e faccio un passo indietro. Eppure mi occupo di abusi infantili da sempre. Credo che si debba – e si possa – trovare un equilibrio tra caccia alle streghe e strategie pragmatiche ed efficaci di prevenzione. Evitare la paranoia, poi, è essenziale, credo. Proprio per evitare l’effetto che, sempre secondo me, giustamente registra Attilio: la paralisi.

  61. Prima di andare a dormire avevo cominciato una risposta ad Attilio, poi ho pensato di dormirci prima su. Alla fine il pensiero resta quello. Detto in soldoni, la pubblicità ha in comune con il linguaggio poetico un andare oltre il livello più semplice di comunicazione, una creazione di associazioni. Non è una comunicazione “innocente” da due punti di vista e in due sensi diversi, quasi contrastanti della parola: il primo è la sua ricchezza e creatività (pensate e costruite), il secondo è che questa creatività ha un fine preciso, convincere a comprare. Nel codice deontologico di Annamaria Testa io ho sentito un riferimento a quella che deve essere una preoccupazione: quella di non nuocere, che mi sembra fondamentale perché quelle che una parte dei commentatori e commentatrici sta qui leggendo sono associazioni che possono non essere viste da tutti, ma sono viste da altri. E sono associazioni gravi e inquietanti. E questo non si chiama travisare. E’ qualcosa a proposito del quale, per formazione culturale e per un’etica del rispetto e della civiltà io non mi permetterei mai di parlare di colpa estremista di cui ci si possa macchiare. E’ un esercizio di dubbio e preoccupazione per i messaggi che attraversano la nostra società che anche quel manifesto dei creativi, ma non solo, invita ad esercitare con sempre maggiore scrupolo.
    Personalmente non ho mai pensato che chi non vede certe associazioni sia ottuso o in malafede. So, Ben, che non ti riferisci al mio commento, ma mi sembra importante precisarlo. Spero sia chiaro che il problema è un altro, e mi pare che nel corso di questa discussione, con il fatto che alcuni commentatori hanno cominciato a vedere in modo diverso, si stia dimostrando l’utilità di un confronto tra visioni e posizioni. Non vorrei che la strega di cui avere paura diventasse l’esercizio del dubbio e della critica.
    Forse vederlo non è più, purtroppo, così semplice e immediato, ma una bambina non sta seduta in quel modo senza che glielo dicano e senza imitare un modello, e credo di poter dire che prima di avere delle figlie – e parlo strettamente per me – forse non ci avrei fatto altrettanto caso. Così come non notavo i parchi giochi più di tanto, o la loro scarsità. (Ma conosco tante persone senza figli che la vedono come la vedo io, tra cui psicologhe e insegnanti). Poi naturalmente la mia sensibilità all’argomento, la ragione per cui “vedo” come vedo, viene anche da altro, dalla mia formazione culturale, che include l’aver vissuto in altre culture, e dunque il vedere per differenza. E ad aumentare la mia sensibilità all’argomento hanno contribuito discussioni come questa e il lavoro di Lorella.

  62. Si è sviluppato un interessante thread: molti hanno visto subito la deviazione, magari in ritardo, forse per frettolosità; altri l’hanno solo intravista; altri ancora non l’hanno colta – e forse continuano a non coglierla più per amore di coerenza con l’impressione iniziale che ne hanno ricevuto che per cinica miopia.
    Suggerisco loro un metodo infallibile per schiarirsi le lenti: considerare attentamente chi sia il destinatario delle pubblicità per bambini. Se si tiene ben ferma la barra del timone sul fatto che è l’adulto a guardare, a essere sollecitato all’invito di vedere riflessa nel proprio figlio l’estetica acquistabile di quella proposta commerciale, diventa arduo non cogliere nella bambina della pubblicità un iconografia della seduzione porno soft. Ci si potrebbe sbizzarrire con la caccia al tesoro di tutta la serie dei riferimenti culturali, dall’estetica dell’hentai giapponese in giù.
    Ma ciò che non si può negare è che lo sguardo di chi guarda è adulto, è malizioso, richiama e autorizza tutta una serie di modelli comportamentali propri della seduzione.
    Solo che a essere usato come oggetto/prestesto è un bambino. Oggetto strumentalizzato e pretesto per vendere, e sarebbe già scorretto. Ma anche soggetto potenziale e futuro dell’emulazione del modello proposto, e sarebbe già grave.

  63. Attilio A. Romita

    Tutta questa discussione mi ricorda una storiella di alcuni anni fa:
    Un tizio va dallo psicologo ed il dottore gli mostra, uno dopo l’altro, certi strani disegni e chiede una interpretazione del disegno. La risposta è sempre la stessa, il tizio dichiara di vedere l’organo genitale femminile.
    Il dottore, alla decima risposta uguale, sbotta e chiede: “ma è possibile che non vede altro”. Il tizio guarda meravigliato e “Che ci posso fare dottore, ho solo quello in testa”
    Forse questa storiella non c’entra niente, forse è becera ironia, forse …..ma pensatici bene.

  64. Buon per lei signor Romita che non ci vede nulla se non una bambina seduta che guarda un giocattolo dall’alto in basso. Nessun problema, nessuna interpretazione mette tutti d’accordo.
    Tuttavia dia un’occhiata alla sua storiella: sembra fatta apposta per descrivere il suo caso. È lei il protagonista. Dove la netta maggioranza coglie la morbosità lei è l’anticonformista che vede solo l’innocenza.
    È per lei che lo psicologo sbotta. Sono certo che lei non sarebbe mai e poi mai scivolato nel puritanesimo che allungava le tovaglie sulle gambe dei tavoli. La sua interpretazione di questa pubblicità è legittima. Ma se il tizio della sua storiella pecca di astrazione autistica lei non commetta l’errore di abbracciare il suo opposto, ovvero il mutismo della referenzialità.

  65. tra non vederci nulla e vederci il diavolo, forse ci sono vie intermedie. Per esempio sensibilità diverse (qualcuno non era rimasto immediatamente colpito dall’immagine, o come Attilio non ci vedeva lo zampino del diavolo), o anche sensibilità affini che però danno letture diverse, oppure optano per soluzioni diverse al problema. Se Attilio o chi per lui finisce nel girone dei nemici (beceri, abbietti, spregevoli, criptopedofili ecc.) per questo, allora credo che abbiamo un problema. E soprattutto non capisco come insultarsi a vicenda tra persone complessivamente ‘omologhe’, contribuisca a tutelare i bambini. Chi vuole denunciare denunci, chi preferisce limitarsi a coltivare rapporti sani, rispettosi e affettuosi con i bambini che ha intorno lo faccia. Sono due comportamenti legittimi e argomentabili. Tra i tanti usi impropri di usare i bambini, credo, c’è anche quello di farne un pretesto per costruire fronti e cercare consensi. (Vedi anche crociata pro-life)

  66. Gentile Attilio,
    Chiedo anzitutto scusa per aver peccato di eccessivo trasporto nel commento precedente.
    Farò perciò un passo indietro, limitandomi ad analizzare l’immagine per quello che è, ossia un esempio – nemmeno troppo originale – di fashion advertising. L’immagine ritrae una bambina seduta su uno sgabello luminoso. Trattandosi, ovviamente, di un set allestito per una pubblicità, non vi è nulla di spontaneo in ciò che vediamo: qualcuno avrà suggerito alla piccola la posa da adottare e il vestitino da indossare. Un coiffeur le ha sistemato i capelli ed una truccatrice le ha messo un velo di trucco sulle guancine. La bambina è, a tutti gli effetti, una modella. Una modella seduta, nella fattispecie. Postura, quest’ultima, che ricorre con una certa frequenza nelle immagini di moda. Inserendo l’espressione /modella seduta/ in Google immagini, il motore di ricerca restituisce – come terzo risultato – un’immagine sinistramente familiare: http://www.repubblica.it/2006/05/gallerie/sport/manuela-sexy/reuters137807372908131800_big.jpg
    Da notare come in essa ricorra l’intero repertorio delle pose tipiche delle modelle adulte già enunciate da Giovanna nel post: schiena inarcata, sedere e seno protesi all’infuori, mani tra le gambe, piedi flessi. A differenziare la modella fotografata nei box della Ducati e la bimba della Byblos sono unicamente l’età e la prospettiva dello scatto. L’accostamento è però arbitrario, a causa della presunta “spontaneità” dell’istantanea sopracitata. Restringiamo perciò il campo di ricerca a contesti dichiaratamente artefatti, a narrazioni pubblicitarie, avvalendoci nuovamente di Google immagini – nella versione inglese – ed inserendo la stringa /model sitting/ (declinabile, volendo, in numerose varianti: /model sitting poses/; /model sitting on chair/; ecc.). I risultati, specie se accostati all’immagine della Byblos, suscitano ancora una volta una spiacevole sensazione di déjà vu:

    E ancora:

    E ancora:

    E ancora:

    E ancora:

    E ancora:

    E ancora:
    http://www.123rf.com/photo_6099180_alluring-woman-with-beautiful-long-legs-sitting-on-the-cube.html
    E ancora:

    Anche in questa nutrita carrellata di immagini ricorrono le schiene inarcate, i seni protesi, le mani tra le gambe, i piedi flessi: quello che intendo sostenere è che i pubblicitari attingono le proprie rappresentazioni da un preciso immaginario della moda – altamente erotizzato – per poi manipolarle, reiterarle, copiarle, citarle, riprodurle o – come nel discutibile caso della Byblos – riadattarle in chiave “minorile”. Quando gli autori – persone adulte, è bene tenerlo a mente – hanno fatto accomodare quella bambina sullo sgabello non avevano certo in mente l’immaginario della fanciulla in abito bianco che si accosta tremante alla Prima Comunione, quanto piuttosto quello pervaso di rimandi sessuali a cui il fashion advertising ci ha largamente abituati, e che ritenevamo – erroneamente – confinato alle modelle adulte.
    Per questo è impossibile guardare all’immagine della Byblos con occhio innocente, perché la sessualizzazione precoce dei bambini non è solamente l’esito – deprecabile – di un certo tipo di discorso pubblicitario, ma è anche parte delle sue premesse, del suo immaginario, del suo gergo privilegiato. Discorso che, dopo aver morbosamente indugiato sul corpo delle donne, sta progressivamente trasferendosi su quello delle bambine, anche perché il confine che separava i due termini (/donna/ e /bambina/) si è fatto pericolosamente labile, esponendo le due categorie semantiche ad un’osmosi quantomeno inquietante: quanti anni separeranno alcune delle modelle ritratte nelle riviste di moda dalla bimba della Byblos? Cinque? Dieci (nella migliore ipotesi)? Dal momento che abbiamo cessato da tempo di considerare modelle tredicenni come bambine – non certo volontariamente, quanto perché nelle immagini di moda la rappresentazione delle età della vita è sempre più dissimulata – siamo certi che la soglia non possa essere ulteriormente abbassata?

  67. per Diana:
    “Di questo dovranno rispondere i suoi genitori (a se stessi e a lei), soprattutto sua madre, credo.”

    Sarebbe così se fosse una conversazione privata, ma è comunicazione pubblica, creatrice/rafforzatrice di modelli per le giovanissime e per i giovanissimi.

    Piccolo appunto: non capisco il “soprattutto sua madre”: il padre ha la stessa responsabilità nel crescere una donna consapevole e sicura di potenzialità, diritti e doveri. O è ancora e solo responsabilità della donna difendere le donne?

  68. Povera piccola….certe immagini fanno proprio riflettere…fino a che punto arriveremo? Non è l’età dei trucchi e dei tacchi quella. Lasciamoli nella loro splendida innocenza i bambini…non catapultiamoli nel vero mondo (e “vero” non è certo in positivo); prima o poi ci dovranno entrare…ma non così piccoli e non in questo modo.

  69. @Diana scrive: “tra non vederci nulla e vederci il diavolo, forse ci sono vie intermedie”
    Appunto quelle che appartengono a tutte le espressioni qui espresse finora. Tuttavia, inevitabilmente, per quante infinite sfumature di grigio vi siano tra il bianco e il nero, ognuno di loro tenderà all’uno e o all’altro. Quindi non vale la sua obiezione che è meno saggia di quel che crede.
    La invito inoltre a considerare che non solo Attilio non è finito nel girone dei cattivi ma è interlocutore come gli altri e le eventuali obiezioni che riceve sono la massima espressione della considerazione.
    Sempre che non sia lei a estremizzare la posizione altrui per poi attaccarla, non sia lei a vedere il diavolo in chi fa obiezioni.
    Rilegga pacatamente e sono sicuro che comprenderà il grande rispetto che anima questo blog e i suoi partecipanti.

  70. Quoto l’affermazione di Ben sul messaggio di Zanardo. Alcuni di noi – come me per esempio – hanno visto con un certo ritardo e solo dopo alcune spiegazioni supplementari. E’ molto irritante finire, sia pure metaforicamente, in una sorta di girone di dannati. Soprattutto in un caso come questo dove sono i bambini ad essere in causa e il nostro modo di vedere le immagini che li rappresentano. Non è distribuendo patenti che si aiutano gli altri a vedere meglio o con più chiarezza. Certi commenti mancano di compassione che, in tutta evidenza, è una virtù poco abbondante. Con una punta di polemica: se proprio debbo farmi bruciare come strega mi dirigo direttamente alla congregazione della fede che, dalla sua, ha centinaia d’anni di esperienza.

  71. Attilio A. Romita

    Grazie Ugo per la difesa…..ma cisarà sicuramente qualcuno che parlerà di difesa d’ufficio maschile.
    Purtroppo il tema pubblicità e bambini ha preso subito una piega radicale che non vede mezze misure.
    Una bimba vestita di bianco è stata messa sul tavolo del anatomo psico patologo e vivisezionata.
    La scelta delle definizioni di chi provava a fare un discorso normale è sotto gli occhi di tutti.
    Tentativi di “smilitarizzazione” dell’argomento sono stati catalogati nel peggiore dei modi.
    L’unico auguri che posso fare è che i nuovi bambini non debbano subire “La santa inquisizione” che traspare da certe prese di posizione e che le colpe dei Padri (ohoops! anche delle Madri) non ricadano sempre su figli e figlie innocenti.

  72. Ugo scrive:
    La invito inoltre a considerare che non solo Attilio non è finito nel girone dei cattivi ma è interlocutore come gli altri e le eventuali obiezioni che riceve sono la massima espressione della considerazione

    Certamente.
    Mi riferivo alla prima parte del thread, prima che la titolare intervenisse per calmare i bollenti spiriti. Non ho la pretesa di essere saggia, comunque, spesso scrivo a caldo, e posso esagerare e sbagliare – come tutti. Scusate.

  73. Segnalo un articolo che ho trovato molto interessante su questo argomento, “L’erotizzazione dei bambini nella pubblicità”: http://www.oliverio.eu/anna/SESSUALIZZAZIONE%20BAMBINI.htm

  74. Attilio A. Romita

    Sarei contentissimo se tutti scrivessero a caldo e, maagari, non rileggessero quello cha hanno scritto …..si spiegherebbero molte posizioni “salde come un baobab”!
    La dialettica è fatta di preposizioni leggere, affermazioni forti, lancio di provocazioni ed anche apparenti cambiamenti di idee: sono artifizi tattici per portare gli interlocutori sulle proprie posizioni.
    Diverso è il posizionamento “come torre che non crolla” sulle proprie idee che, talvolta, potrebbero essere anche inesatte.
    In molti interventi mi è sembrato di leggere “bambini mai in pubblicità perchè c’è sempre uno sfruttamento dell’immaginario infantile con intenti sessuali e pedopornografici”. E questa è una posizione radicale.
    Io penso che forse chi ha scritto la pubblicità, consciamente o inconsciamente, voleva creare un certo interesse, sta al cervello di chi esaltare o ridurre il valore di quel tipo di messaggio.
    Non dico che bisogna nascondere un reato per far finta di essere buoni, dico soltanto che un continuo sottolineare di un aspetto negativo non è sempre la miglior ricetta per renderlo inutile. Sono un ipocrita? Ebbene si!

  75. segnalato allo Iap

  76. Giovanna Cosenza scrisse:
    “Sui bambini bisognerebbe riflettere con ancora più delicatezza e ponderazione, con maggiore rispetto che negli altri casi. Secondo me. Per verificare se per caso non riusciamo a costruirgli un mondo un pelino migliore.
    Non siete d’accordo neanche su questo?”
    – – –
    Perfettamente d’accordo. Ho anche provato a commentare “altrove”, casualmente proprio in questo senso, ma sono stato censurato (sarà per via del nickname…). In sostanza chiedevo (in parte retoricamente) l’intervento di un analista (psicoanalista) che ci spiegasse come di norma i pedofili (e non solo i pedofili) proiettano sui bambini e le bambine un loro immaginario sessuale deficitario, fatto per lo più di una mancata vita sessuale adulta che spinge ad una ipervalutazione di ogni minimo “atteggiamento sessuale” (e metto le virgolette per non scandalizzare chi amerebbe desessualizzare la vita degli esseri umani sotto i 12anni) presente nell’età infantile. Considerando questo aspetto osservo con grandissima preoccupazione ogni analisi spiccia tesa a individuare atteggiamenti erotici nel corpo e nell’atteggiamento dei bambini. Bambine che danzano, che imitano le modelle, le cantanti rock, le attrici, che si truccano e che sculettano per gioco sono sempre esistite, ma il malato da curare è l’adulto che legge queste attività di sperimentazione come un invito ad una partecipazione secondo i canoni di una sessualità adulta. I bambini sperimentano sessualmente tra loro giocando: peraltro credo come ognuno di noi potrà ricordare, sempre non sia passato attraverso un’inibizione castrante della propria sessualità da parte di questi stessi adulti preoccupati di ogni aspetto erotico del vivere. Il discorso è lungo e ora improponibile nei dettagli, ma ci tengo a far presente che esercitarsi su queste immagini pubblicitarie, per certi versi spesso ambigue (questo fatto non è in discussione come non sono in discussione talune derive sessiste della pubblicità in genere), contiene in sé un rischio che qui mi sento di denunciare, ossia una crescente paranoia nei riguardi degli atteggiamenti per natura disinibiti dei bambini, poi letti in maniera aberrante da certa popolazione adulta conservatrice e puritana come manifestazioni sessuali paragonabili, appunto, a quelle del mondo adulto. Perché è chiaro che agendo in questa direzione si finirà per negare all’età infantile quella necessaria libertà alla sperimentazione – che da sempre comporta un alto livello di imitazione del mondo circostante – identificando ogni interesse per la sessualità come proiezione di un immaginario adulto malato e imposto dall’atuale marketing selvaggio, quindi identificabile, ancora una volta, in una sorta di moderna lettura manichea, col “maligno”. Tutto ciò rischia di determinare forme di ulteriore colpevolizzazione reazionaria che danneggeranno ancora di più i bambini stessi, da sempre oggetto di abusi di ogni genere. Vogliamo forse preparare roghi anche per i bambini troppo disinibiti? A tal proposito si vedano i libri di Alice Miller in cui da trentanni si denuncia come la stessa psicoanalisi troppo spesso abbia ad agire contro l’innocenza infantile per salvaguardare il mondo degli adulti.

  77. dalla lunga lettera, corretta e condivisibile, di Luziferorn(la tromba di Lucifero?) vorrei evidenziare questo passaggio:
    “ma ci tengo a far presente che esercitarsi su queste immagini pubblicitarie, per certi versi spesso ambigue (questo fatto non è in discussione come non sono in discussione talune derive sessiste della pubblicità in genere), contiene in sé un rischio che qui mi sento di denunciare, ossia una crescente paranoia nei riguardi degli atteggiamenti per natura disinibiti dei bambini, poi letti in maniera aberrante da certa popolazione adulta conservatrice e puritana come manifestazioni sessuali paragonabili, appunto, a quelle del mondo adulto”
    che mi sembra sia il reale riassunto del 90% dei commenti scritti su questo argomento.
    Ma, ovviamento essendo queste parole scritte dalla Tromba di Lucifero, non è giusto condividerle!

  78. @Luziferszorn/Attilio A. Romita
    Scusate ma state prendendo un abbaglio. La bambina dell’annuncio stampa non è ripresa, commentata e sanzionata qui in quanto bambina che imita gli adulti. Sono gli adulti (pubblicitari) a essere sanzionati per il modo in cui coartano i bambini a riflettere un immaginario che appartiene a quegli adulti, tra l’altro per fini economici.
    Credo che siate abbondantemente partiti per una tangente che vi ha portato troppo lontano.

  79. io non ho capito il discorso di Luziferzorn. La Miller non ha mai creduto alla ‘sessualità infantile’. Ma forse siamo già OT.

  80. MariaGiulia, il bello della lingua italiana è che si dicono praticamente le stesse cose …..e si intendono diversamente.
    Le 100 e cento e 1100100 note che precedono erano tutte dirette a difendere “la bimba col vestito bianco” ed a vituperare quegli sporchi propagandisti che la hanno usata per dar sfogo ai loro bassi istinti ed alimento ai bassi istinti di altri sporchi individui. E per far questo sono stati annotati, con gusto quasi sadico, attegiamenti e movenze della “bimba bianca”.
    “omnia munda mundis” diceva il manzoniano fra Cristoforo…. “omnia sordida immunda facis”.

  81. Imho non diciamo affatto le stesse cose. Non siamo OT. Inoltre mi pare ovvio che nessuno avrebbe il coraggio di aggredire la bambina. Magari una velina sì… Ma una bambina no. Oddio, sulla carta intendo, mettendoci la faccia magari, perché poi sappiamo bene quel che succede nelle famiglie italiane. Ovviamente solo i pedofili recidivi sostengono che i bambini, con i loro atteggiamenti disinibiti, provocano gli adulti fino ad eccitarli, legittimando così l’abuso. Ma quest’insana idea che i bambini siano a loro modo perversi permea la nostra cultura da parecchio tempo. In questo senso la Miller accusa la psicoanalisi freudiana, ad iniziare dal complesso di Edipo, sorta di paracoscienza per quello che in realtà il mito ci consegna come un evidente tentato omicidio di un neonato da parte di padre e madre consenziente (rileggersi Sofocle non guasta). E il punto non sono neanche le “pulsioni sessuali” dei bambini: intendiamoci, non è che si scopra il sesso con il raggiungimento dell’età del consenso (14 anni per la legge italiana). Su, dai…. So che il tema è rimosso dalla società, ma secondo alcuni è proprio per questo motivo che poi viene maldestramente sdoganato attraverso la becera rappresentazione pubblicitaria: l’insistenza sull’immagine di donna adolescente è una sorta di richiesta di aiuto accolta dalle adolescenti stesse, poi fagocitata dal capitalismo e dal consumismo. Ma se tante ragazzine cercano la notorietà attraverso l’uso del corpo è solo perché questo è stato negato loro nella vita reale. Dunque lasciate che i bambini appaghino il loro desiderio di gioco all’esibizionismo erotico-infantile (non saprei come altrimenti definire la necessità di ballare e sculettare, di provare il gioco del trucco e del vestire con tacchi alti, di toccare, baciare, curiosare, sapere, conoscere). A loro basta quello. Il resto lo aggiungono gli adulti paranoici che in quelle manifestazioni infantili riconoscono ciò che a loro stessi è stato spesso negato. E qui ancora la Miller ci spiega come più violenta è stata l’inibizione subita più violenta sarà l’azione ci coercizione che a nostra volta metteremo in campo sugli altri. Quindi occhio a quel che non tolleriamo nelle immagini che ci bombardano quotidianamente. Molto meglio elaborare piuttosto che denunciare. Anche perché gli eccessi sono sempre stati sanzionati. Spero di essere stato più chiaro di prima. Bye lz

  82. Credo di avere capito cosa intendi Luz, e non mi sento paranoica. Per dire, non ci vedo niente di male in mia figlia che si prova le mie scarpe, i miei trucchi o anche i miei vestiti. Non le nego giocattoli molto caratterizzanti in termini di genere, che mi creano problemi solo quando sono proposti in modo ossessivo e quasi unico. Abbiamo una Winx in casa, svariate Barbie, non demonizziamo nessun tipo di danza, tendiamo a non censurare. Però un’altra cosa sarebbe mandarla in giro con scarpe come le mie solo fatte su misura per lei, o truccata di tutto punto, come mi capita sempre più spesso di vedere. E’ questa per me la differenza tra quella che definisci libertà di sperimentazione sessuale e la mercificazione e la coartazione da parte dei pubblicitari e del mercato. Poi su dove stia il problema, io tendo a vedere una circolarità tra tutti gli attori, inclusi i genitori, e l’immaginario diffuso anche – non solo – dai media. E l’essere genitori non è certo una garanzia di capacità di vedere e scegliere per il meglio, tutt’altro direi. Ma per quanto capisca tante delle motivazioni che hai addotto, non credo nemmeno che si possa lasciare al mercato di decidere in totale e assoluta libertà, l’articolo che ho postato credo proponga riflessioni che vanno al di là della forzata ed esagerata sessualizzazione dei bambini. E comunque, credo che i loro esperimenti meritino di essere lasciati al privato di ciascuno, non utilizzati per vendere e convincere.

  83. Pingback: >Illusione di potenza « fahreunblog

  84. QUESTA BAMBINA HA IL SENO!!!
    Non è semplicemente inarcata: la linea del torace non segue quella della schiena. E’ inoltre troppo magra per avere un busto così spesso, che le sporga oltre l’ombelico. O è photoshoppata o è imbottita, ma ha il seno!

    Altro che dietrologia…

  85. Così mi ha risposto lo IAP
    Con riferimento alla segnalazione in oggetto, desideriamo informarLa che il Comitato di Controllo, ha sollecitato l’attenzione dell’inserzionista al tema della rappresentazione dell’infanzia in pubblicità, invitandolo ad evitare qualunque utilizzo dei minori che possa prestarsi a letture ambigue.

    L’inserzionista, pur precisando di non far parte del sistema autodisciplinare, ha chiarito che una lettura del messaggio in chiave di sensualizzazione della bambina rappresentata va certamente al di là delle intenzioni creative; segnalando tuttavia che il messaggio in questione risale alla collezione dello scorso anno e non è più in diffusione. Ha infine espresso l’impegno a far rimuovere lo stesso anche dagli outlet in cui potrebbe essere ancora esposto.

    Ciò considerato, il Comitato di Controllo ha deliberato allo stato l’archiviazione del caso.

  86. Pingback: I bambini precocemente adulti dei marchi di moda - Giovanna Cosenza - Il Fatto Quotidiano

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