Archivi del giorno: giovedì, 23 giugno 2011

Alcune indicazioni per capire se un colloquio di lavoro è una fregatura

Mi scrive Mario, ex studente in Scienze della comunicazione, che preferisce restare anonimo «per evitare di rimanere per sempre marchiato, negli archivi di Google, come uno che va ai colloqui per fare polemica: è già abbastanza difficile trovare lavoro anche senza avere una cattiva fama su internet».

Reduce dall’ennesimo colloquio al limite del truffaldino, Mario ha pensato di dare ai lettori di questo blog che si accingono a entrare nel mondo del lavoro qualche indicazione per difendersi dalle più comuni «tecniche di, diciamo così, “comunicazione persuasiva” adottate dal “selezionatore” (le virgolette sono tutte d’obbligo)», dice.

Ecco i suoi suggerimenti:

«Vorrei condividere con chi attualmente è in cerca di lavoro alcune osservazioni, legate a una recente esperienza: un colloquio a cui ero stato convocato direttamente da una persona che aveva trovato il mio curriculum su un sito (non particolarmente serio, direi, visto che avevo mandato il mio cv per una posizione specifica, e sono stato invece contattato per tutt’altro).

Avendo trovato un forum che parlava di quest’azienda, sono andato al colloquio già consapevole della sua discutibile fama, ma volevo capirne di più. Il fatto che si trattasse di un business più o meno piramidale, in realtà, era coerente col fatto che il selezionatore mi avesse chiamato da un numero cellulare (e non da un interno aziendale) e mi avesse dato appuntamento nella hall di un albergo.

Alcune considerazioni sulle tecniche comunicative adottate dal selezionatore:

  1. Tentava di farmi parlare il più possibile, per cercare di carpire informazioni, aspettative, desideri e frustrazioni, e per individuare meglio criticità e punti su cui insistere.
  2. Cercava di vendermi il settore come “quello del futuro” (buttando un occhio agli appunti per essere sicuro di non dimenticare qualche leva persuasiva a suo giudizio fondamentale), e l’azienda come “quella del futuro” (ridicolizzando pagine e pagine di commenti critici disponibili in rete).
  3. Cercava di portarmi su un territorio a lui favorevole, tentando di indurre me a esplicitare le osservazioni e le argomentazioni a sostegno della sua posizione.
  4. L’elemento essenziale, comunque, era il fatto che, in una conversazione di oltre mezz’ora, e malgrado le mie domande, il “selezionatore” ha evitato in ogni modo di chiarire quale lavoro avrei svolto concretamente: “dipende dalla persona… l’azienda vuole capire quale proposta farle…”, e così via.

Non entro nel merito di ulterori dettagli, ma ritengo che, anche in un periodo di crisi come questa, abbiamo almeno il diritto di capire chi sia il nostro potenziale datore di lavoro, e cosa voglia da noi

Riassumendo: è chiaro che il “selezionatore” incontrato da Mario era maldestro e sciocco. Ma la tecnica di parlar poco dell’azienda e, al contrario, far parlar molto il/la candidato/a è piuttosto diffusa. Perciò, durante un colloquio di lavoro, prova a invertire le tecniche qui elencate, ma fallo con mooolta più intelligenza e accortezza del furbastro incontrato da Mario.

Scoprire le proprie carte il minimo indispensabile per farsi apprezzare, e indurre gli altri a scoprire il più possibile le loro, è un buon modo per mettersi subito in posizione di vantaggio. Sapendolo fare, però. 🙂