Le ragazze di 3 piacciono al Giurì della pubblicità

Giorni fa ho denunciato – e invitato a denunciare – all’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria (IAP) – il cosiddetto Giurì – l’ennesima e inutile ostentazione di corpi femminili dell’ultima campagna 3 (vedi: Corpi femminili e tariffe telefoniche). Alcuni commentatori hanno storto il naso: c’è di peggio, hanno detto. Certo, al peggio non c’è limite.

Annuncio stampa Abbonamenti Power 3

Ma che bisogno c’era di promuovere le tariffe telefoniche con tre ragazze prezzate? Di alludere al fatto che i prezzi potrebbero riferirsi a loro? Di farci immaginare tutti i clienti di 3 come maschi sbavanti e frustrati che, non avendo «chi può farli parlare di più», chiamano una hot line per consolarsi in solitudine?

Forse avrei dovuto far notare ai signori di IAP che la pubblicità offende più gli uomini delle donne, rappresentandoli col chiodo fisso e scarse soddisfazioni nella vita. Magari così mi avrebbero ascoltata.

Perché stavolta – a differenza di altre – il Giurì ha risposto picche.

D’altra parte li capisco: le aziende telefoniche sono molto potenti. Inoltre, ribadiscono da anni l’equivalenza gnocca = telefonino. Come se a usare il cellulare – prodotto diffusissimo in Italia – fossero solo pupone di plastica e maschi allupati. Quindi allo IAP l’ennesima pupona finisce per sembrare normale.

Ma io insisto e torno a scrivergli. E per giunta invito tutti a denunciare, denunciare e ri-denunciare allo IAP la campagna, seguendo questa procedura. Se il Giurì si troverà di fronte a una valanga di denunce, forse si renderà conto che la sensibilità comune sta cambiando. E prima o poi dovrà tenerne conto.

Ecco come ieri mi hanno risposto:

Messaggio pubblicitario H3G «Abbonamenti Power. Chi può farti parlare di più?», relativo agli ‘Abbonamenti Power’

rilevato su “Sette” – data copertina 06/05/2010

Con riferimento alla Sua segnalazione del 5 maggio 2010, desideriamo informarLa che, esaminato il messaggio in oggetto, non sono stati ravvisati elementi atti a determinare un intervento inibitorio e che, pertanto, il caso è stato archiviato.

In particolare, si è ritenuto che nel caso specifico, sebbene sia lecito porsi dei dubbi sul buon gusto della scelta pubblicitaria, la presenza delle modelle non determini di per sé una lesione della persona ai sensi dell’art. 10 del Codice di Autodisciplina, posto che la comunicazione non contiene elementi, visivi o verbali, tali da veicolare una carica svilente dell’immagine della donna.

Esprimendo il nostro apprezzamento per la Sua considerazione, La ringraziamo e Le porgiamo i nostri migliori saluti.

I.A.P.

La Segreteria, Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria, via Larga 15 – 20122  Milano (Italy), tel 02 58304941 – fax 02 58303717

38 risposte a “Le ragazze di 3 piacciono al Giurì della pubblicità

  1. Che dire.. in effetti l’immagine non presenta niente di strano: tranne 3 donne, tutte desiderabili, ciascuna venduta a buon prezzo. Se questo “non contiene elementi, visivi o verbali, tali da veicolare una carica svilente dell’immagine della donna” bisogna interrogarsi sui presupposti a monte: cosa, cioè, viene ritenuto lesivo? e cosa no?

  2. Sarei curiosa di conoscere il profilo di chi allo IAP ha l’arduo compito di esaminare “il messaggio in oggetto” ed a che titolo ci rappresenta.

  3. Dunque si sbaglia perchè lo svilimento c’è – l’abbino femmina prezzo ricorda non troppo vagamente le sfilate delle mucche alle fiere.
    Però eh non ci contare sullo svilimento dei maschi. Ho chiesto a qualche uomo piuttosto ottimo gentile e femministo. Scusami eh, ma sinceramente non ti arrabbia essere sempre preso per l’ucxxxxo dalle pubblicità e non per il cervello?
    Qualcuno risponde di si – ma diversi piuttosto serenamente – di no.
    Sig.

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  5. Che dire … per me in quanto appartenete al genere maschile la cosa non è certo lusinghiera … ma dal mio punto di vista di genitore padre di una curiosa bambina di 5 anni è piuttosto imbarazzante (nazi meglio dire difficoltoso) spiegare non solo questa pubblicità, ma almeno il 50% di tutte le immagini pubblicitarie, senza essere ossessivo o senza, peggio, sembrare poco credibile nelle mie argomentazione e evitando l’effetto emulazione … proverò a segnalare anche io … e lo farò anche presso le associazioni dei genitori … ma poi si passa per “bacchettoni” … un saluto
    Stefano

  6. Se non c’è pelo pubico o capezzolo non è svilente. Sono questi i canoni di giudizio, che valgono, spesso, anche per i film: si tortura uno per due ore, però è film per tutti perché non c’è sesso (v. L’enigmista). Deprimente.

    La domanda giusta, all’uomo femministo, è questa: ma ti piace la campagna della 3? Se è vero femministo ti dice no, altrimenti ti dice sì.

    Giovanna, ma non avevi detto che non bisognava dare troppo risalto mediatico alla protesta inviata allo IAP? Mi sono perso un pezzo o pensi che in questa fase sia opportuno?

  7. Scriviamo e denunciamo tutti… a qualcosa serve, ne sono certa. Ma dobbiamo essere in MOLTI.

    Comizietto: questo caso è diverso proprio perché il Giurì ha risposto come ha risposto. Dunque occorre dare rilievo alla vicenda. Ciò che bisogna sempre evitare è che la pubblicità incriminata si prenda pezzi di prime time televisivo con la scusa che è stata denunciata, perché in questo modo l’azienda e il pubblicitario di turno si fanno ulteriore pubblicità gratuita. Mi spiego? Ma anche in questi casi, molto dipende dal contesto, dalla cornice in cui l’immagine è collocata e dai discorsi che le vengono costruiti attorno.

    Inoltre, in questo caso stiamo parlando di un organo di autodisciplina che risponde picche. Non si può non dire e non si può non tornare a mostrare l’immagine in questione. Se però si finisse sui media mainstream, occorrebbe fare molta attenzione. Perché qui siamo noi a controllare la cornice, là no. Ma qui il discorso si fa lungo e sono in viaggio…

    Ciao a tutti e grazie per la solidarietà. 🙂

  8. Lo solita discriminazione a favore delle mediterranee e avversa alle bionde.
    Ce la noleggia a 29 euro al mese, però ce la rende accessibile per soli 800 min. Fatti i dovuti conti non conviene: con il 68% di spesa in più mi affitto la mora tacco 12, ho il doppio di minuti uso ed evito quella inguardabile zeppa colorata da slavata rumena appena sbarcata via bosforo. Poi queste bionde hanno tariffe infide: arrivi a fine mese che hai finito il credito e magari vuoi un po’ di compagnia e loro che fanno? Ti fanno pagare dei supplementi così salati che fai tutto in fretta e furia, cronometro alla mano, e non hai nemmeno più voglia di parlare.
    A me piacerebbe anche la terza valchiria con lo short e il capello alla De lempicka ma il mio commercialista è contrario e dice che sarebbe un comodato d’uso senza convenienza: rispetto alla mora precedente mi costa il doppio e ho solo l’87% in più di diritto alla prestazione mensile.
    Che brutto prezzario che ha messo su TRE. Ho deciso: denuncerò il tutto allo Iap, perché non si possono mica fare pubblicità così, ué.

  9. inviata la segnalazione allo IAP, e invitato le amiche a fare altrettanto.
    Ci dovrebbero spiegare come l’abbinamento diretto e inequivocabile prezzo-ragazza possa essere giudicato rispettoso della dignità della persona.

  10. Segnalata. Ammetto che sono stata un po’ grossolana nelle motivazioni, ma tanto è il numero di segnalazioni quello che conta ora no?

  11. segnalato!! dai che è per una buona causa… segnaliamolo tutti!
    dimostriamoli che non basta sventolare una gnocca per far pubblicità. Scusate se sono diretta..ma sono davvero stanca di tutto ciò!

  12. Anche se non servirà allo scopo immediato di far togliere quella pubblicità, bisogna che noi donne facciamo sentire la nostra voce, in questo come in tanti altri casi, bisogna che smettiamo di pensare che tanto non serve a niente, bisogna che assumiamo la nostra parte di responsabilità, la nostra capacità di reazione. Nessuno potrà farlo al posto nostro, ma troveremo alleati se noi stesse indirizziamo le nostre energie verso un obiettivo condiviso.

  13. Fabrizio Bercelli

    Ha ragione Ugo, la bruna in short offre meno del doppio (3000 min. / 1600 min.) a un prezzo più che doppio (99 euro / 49 euro).
    Non sanno fare i conti, trattano i clienti da scemi, al limite della truffa.
    Li ho ri-denunciati per vilipendio dell’aritmetica. 😉

    Davvero, ecco il testo della denuncia:
    Denuncio la pubblicità sui quotidiani di Abbonamento Power, gestore di telefonia mobile 3, come economicamente ingannevole. Il terzo abbonamento (3000 min. a 99 euro) costa più del doppio del secondo (1600 min. a 49 euro) e offre MENO del doppio, mentre invece correttamente il secondo costa meno del doppio del primo (800 min a 29 euro) e offre il doppio.

  14. Ciao Giovanna,
    buongiorno. Ho diffuso in questi giorni il tuo messaggio e mi piacerebbe coinvolgerti in qualcosa di decisamente analogo che avevo studiato per le denunce delle violazioni al codice AUTOREGOLAMENTAZIONE MEDIA E MINORI.
    Se ti interessa qui (http://nuke.dubbieverita.it/Bambini/Bambiniemedia/Denunciareleviolazioni/tabid/495/Default.aspx) puoi vedere il lavoro che avevo fatto, sebbene mai pubblicizzato adeguatamente.
    Mi piacerebbe avere la tua opinione in merito e qualche consiglio su come diffondere questo potere-conoscenza-coscienza.
    Grazie di tutto.
    Monica

  15. Pingback: 3 letture in relax « Marketing Park

  16. è possibile nei suoi desiderata ci sia l’estrapolazione e ricerca dei numeri di telefono in questione.

  17. Pingback: [lettera aperta] Le ragazze di 3 « Ilcomizietto

  18. La sottile ironia di Ugo e gli ammiccamenti del Prof. Bercelli sono veramente gustosi… che analisi spietata dei tranelli nascosti nell’offerta Tre, impeccabile.

    Peccato che le paroline giustapposte perbenino qui e là trasudino compiacimento malcelato per le belle gnocche in vetrina…
    Insomma ci risiamo. Sul corpo delle donne ci scherziamo su…
    Posso capire la ferma intenzione di Giovanna a non desistere di fronte alla risposta ricevuta dallo IAP, però credo a questo punto necessaria una presa di posizione generale, anche nei confronti di TIM e Wind e Vodafone, che non hanno alcuna remora a fare del corpo femminile lo stesso uso indiscriminato…
    Una piccola noticina aritmetica… il profilo Power3000, che effettivamente costa più del doppio del secondo profilo ( 49€/mese) pur offrendo meno del doppio in termini di minuti di conversazione, decuplica la mole di traffico dati ( da 2 a 20 GB) disponibile…. il che significa che è a rivolto ad diverso target di utenti….
    Una buona giornata a tutti!

  19. segnalato e riassunto le mie motivazioni, che sono in fondo quelle che tutt* qui condividiamo…
    cara Giovanna credi che possa scrivere a proposito di questa faccenda sul mio blog? non è frequentato da molti, però vorrei contribuire a diffondere la voce…

  20. Invierò la segnalazione allo IAP perchè a prescindere da comparazioni con altre compagnie telefoniche di questa pubblicità non se ne può più. Mi pare però che l’offerta non nasconda tranelli, provate a dividere i minuti acquistati per il costo e vi renderete subito conto che il costo è praticamente identico su tutte le offerte. Fa ancora più rabbia che una compagnia che offre una tariffa così bassa invece di puntare sulla convenienza la butti come sempre in gnocca. Quando nel paleolitico la SIP introdusse la tariffa a scatti ricordo ci fu un ondata di proteste del movimento femminista , che sosteneva si volessero colpire le donne in quanto maggiori fruitrici del servizio. “Chi può farti parlare di più” senza donnine scosciate potrebbe quindi essere un inversione di tendenza….potrebbe

  21. 3mendi, come al solito 😦

  22. “Mi pare però che l’offerta non nasconda tranelli, provate a dividere i minuti acquistati per il costo e vi renderete subito conto che il costo è praticamente identico su tutte le offerte”

    Ma no davvero, Claudio. Il costo non è per niente identico, la divisione dà ovviamente risultati diversi (ci mancherebbe!). Giovanni, l’offerta è presentata in modo autolesionista perché non parla di traffico internet ma espone solo i minuti chiamata con il costo.

  23. A Giovanni, che coglie la sottile ironia di Ugo e il mio ammiccamento (Giovanni, perché il plurale? uno solo ce n’è).
    Me l’aspettavo, volevo proprio vedere se la mia frasetta “la bruna in short offre…” veniva intesa come una strizzatina d’occhio, quale in effetti in un certo senso è.
    Ci avevo pensato qualche minuto se scrivere al suo posto “l’offerta in basso a destra propone…”. Poi avevo preferito seguire Ugo nel mettere in scena un me stesso che, mentre subisce da povero maschio normalmente primitivo la pur modesta attrazione della “bruna in short”, tuttavia non ne è così obnubilato da non controllare il prezzo. Avevo fatto anche conto che il giochino auto-ironico venisse concesso a uno che dice di avere appena denunciato la medesima pubblicità per gli ottimi motivi suggeriti da Giovanna Cosenza.
    Giovanni comunque ha colto nel segno, visto che io stesso ero stato incerto al riguardo. 😉 E’ il solito interessante problema dei limiti del politicamente corretto: in particolare, quanto si può scherzare sulle umane debolezze non ancora geneticamente modificate, altrui e proprie? Forse ha ragione Giovanni, nel dubbio astenersi. 😉

  24. @MariaGiulia: La mamma di Pierino va al mercato e acquista 3000 mele pagandole 99 euro. quanto costa una mela? è attraverso la soluzione di questo problema che possiamo capire la tariffa al minuto 🙂

  25. @Giovanni: la mamma di Pierino va al mercato e un venditore le propone 3000 mele a 99 euro. Quanto costa una mela? 0,033 euro. Poi al banco successivo valuta 1600 mele a 49 euro. Quanto costa una mela? 0,0306. Infine va dall’ultimo commerciante che gliene offre 800 a 29 euro. Quanto costa qui la mela? 0,36.
    Naturalmente conclude che il fruttivendolo più economico è il secondo, l’ultimo è esoso ma il primo non ha senso perché le fa sborsare di più del secondo e con l’obbligo di più mele. Paga e torna a casa soddisfatta dell’utilità della sua licenza elementare.
    Il giorno dopo la mamma manda al mercato Pierino che invece si fa consigliare dall’amico Giovanni, il quale ha concluso che una mela vale l’altra, compra dal venditore delle 3000 mele – così, si dice, per un po’ la mamma non lo manderà più a fare acquisti. Torna a casa e la mamma ne deduce che il propio figlio è da barzeletta 🙂

  26. Oddio, ho preso Giovanni per Claudio. Quando si dice mele per pere 🙂

  27. Forse oltre allo IAP si potrebbe scrivere pure all’UPA che riunendo i big spender…

  28. Io non ho scritto che sono identiche, sottolineavo che la differenza in assoluto è un inezia, determinata da costi fissi e spese di incasso per quella da 29 €. e da un diverso servizio per quella da 99 €. credo che in questo caso le differenze percentuali non siano da considerare più di tanto. Non mischierei pere e mele scrivendo allo IAP, la questione sollevata da Giovanna è etica quindi meglio non abbinarla al discorso economico. @ Ugo : il tranello non sta nel fruttivendolo, ma nella bilancia taroccata 🙂

  29. Invece di scrivere al giurì, non è meglio scrivere al committente (cioè 3) dicendo “se continuate con questa pubblicità, boicotteremo la vostra azienda”?

  30. sto pensando a come scrivere al giurì. dato che sembra che riesca loro difficile capire se c’è un problema di “svilimento” o no, mi piacerebbe proporre un ragionamento per assurdo, come in matematica. mi dite se è comprensibile ed efficace?

    il ragionamento è: per assurdo, supponiamo che quella pubblicità non svilisca in alcun modo l’immagine della donna.
    se questo è vero, allora posso mettere al posto delle tre ragazze qualsiasi donna e non ci saranno problemi. per esempio, immaginiamo di metterci la Montalcini (scienziata), la Vezzali (sportiva) e la Marcegaglia (imprenditrice). ecco cosa succede:

    1. è pensabile proporre queste donne con quell’abbigliamento e in quelle posizioni? mah: direi che le tre signore non si presterebbero mai a farsi fotografare in quel modo, perché si riterrebbero decisamente svilite (forse qualcuno dissente?). (notare che non vale il contrario: le “modelle” non si riterrebbero svilite se fotografate in posa composta e con abiti “normali”). quindi se ne deduce che esistono due categorie di donne e che esiste una differenza tra le une e le altre? andiamo avanti.

    2. immaginiamo di mettere nei tre cerchi delle dignitosissime foto di Montalcini-Vezzali-Marcegaglia. riguardiamo la pubblicità così: non vuol dire più niente. cosa vuol dire la Montalcini con “1600 min. 49euro/mese” in sovrimpressione? boh. non ha senso. quindi se ne deduce che il senso esiste solo se c’è la fanciulla discinta. ecco che allora il senso implicito nella pubblicità inizia a esplicitarsi nel collegamento fra donna-prezzo-tempo. sono categorie applicabili alle “modelle”, ma le stesse categorie non hanno alcun senso se applicate alle altre tre donne.

    3. allora la differenza tra le une e le altre donne sta nel fatto di poter applicare alle prime le categorie del commercio, mentre con le altre non si può nemmeno immaginarsi di poterlo fare.

    conclusione: l’idea sottesa alla pubblicità è che alcune donne possano essere oggetto di compravendita, e sapere che questa idea esiste da un pezzo non cambia la sostanza. se poi questo non è considerato svilente, alzo le mani.

    che, si capisce?
    poi come dite giustamente voi si dovrebbe anche fargli capire che magari anche per l’uomo non è molto lusinghiero essere sempre preso per uno da abbindolare.

  31. Grazie a tutti per la partecipazione, le riflessioni, i contributi. Credo che, in particolare, inviare al Giurì le motivazioni proposte da Ugo, Fabrizio Bercelli e Lia possa essere un’ottima idea. 🙂
    Insomma, chi vuole può copincollare i vostri testi e il gioco è fatto.

    Sicuramente farà riflettere i signori dello IAP. Buona anche l’idea di hamlet di scrivere direttamente all’azienda dicendo che la si boicotterà se non cambieranno linea di comunicazione. Io l’ho fatto in altri casi e ha funzionato. E anche l’idea di giagina di coinvolgere l’UPA.

    Eleonora, certo che puoi riprendere la cosa sul tuo blog: ognuno nel suo piccolo può e deve contribuire!

    Se poi questo sortisca effetti in questo caso, o se invece 3 sia più forte… lo scopriremo solo vivendo.
    😀

    Grazie ancora!

  32. Discussioni come questa è importante svilupparle su un blog (nei social network tipo ff avrebbero presenza breve, soppiantate dai contenuti recenti) perchè i tanti commenti in calce ad un post rappresentano concretamente il sentimento degli utenti=consumatori=destinatari delle campagne pubblicitarie, ed i commenti rimangono pure ben impressi nei motori di ricerca, “rievocabili” nel futuro e dolorosi per le aziende disattente.

  33. Trovo molto incisiva l’analisi di Lia. Suggerisco a Lia, se non l’ha già fatto, di mandarla tale e quale allo IAP, è molto convincente. Se non la manda lei, lo dica e qualcun altro potrebbe farlo.
    Al di là del caso specifico, Lia ha proposto un criterio generale per riconoscere le pubblicità offensive e capire con precisione in che senso sono offensive. Mi riferisco al sostituire mentalmente la modella con una non-modella e vedere l’effetto che fa. Brava!

  34. altrettanto interessante sarebbe sostituire mentalmente le modelle con figure maschili, e vedere l’effetto che fa.
    Se agli gnocconi seminudi l’occhio si sta abituando, di prezzati ancora non se ne sono mai visti: quindi c’è una discriminazione. Poi l’industria pubblicitaria può interpretare pro domo sua e decidere di prezzare anche loro per rimediare alla discriminazione, ma infrange comunque l’art. 10 (rispetto della persona).

  35. Pingback: io non compro 3

  36. Buon giorno,
    perchè non avete notato la nuova pubblicità della Almonature, cibo per gatti???

  37. La cosa che si nota di più è la volgarità con la quale sono abbigliate le modelle (sono modelle, quindi donne che lavorano, non scordiamolo). Volgarità che segna la committenza in primis, e coinvolge la potenziale clientela in seconda battuta. Target basso, sembrerebbe proprio. 2 dita di fronte, non di più.
    E pubblicitari senza fantasia, appiattiti sulla pigrizia di tristi stereotipi.
    Io però non credo sia facendo i gendarmi che si possa fare un passo avanti (togli quello perché mi offende! ; Questo è brutto- questo è bello; questo va bene – questo va male ecc.) Sarebbe, credo, come nascondere un orribile quartiere di città dietro dei cartelloni riproducenti stupendi panorami e meravigliose architetture. La facciata è salva, ma il marcio, dietro, rimane.
    Meglio forse è l’invito a non comprare prodotti che usano pubblicità deteriori. Far capire, educare al “gusto” (in senso lato, latissimo, ma la forma è anche sostanza). Rendetevi conto che il “target” di queste cose è bene o male lo stesso che considera l’arte moderna (non dico la contemporanea!) roba da matti, ma magari se gli fai capire perché certe cose sono state fatte possono anche seguirti in un percorso di allontanamento dallo stereotipo.

  38. Un possibile riscatto? Ho appena visto lo spot della nuova campagna estiva della 3 con un bellissimo Raul Bova appiedato e Teresa Mannino: una donna normale, simpatica che con un pizzico di fantasia e praticità gli aggiusta la macchina per portarselo a spasso dove vuole…alla faccia della bellona incapace.

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