Sanremo, le donne e la rete: un bilancio mesto

Che quest’anno la rappresentazione delle donne a Sanremo dovesse essere più avvilente del solito era chiaro ancor prima che il festival cominciasse: la scenetta di Morandi e Papaleo allupati attorno alla poco più che maggiorenne Ivana Mrazova, andata in onda il 25 gennaio nel promo del Tg1, parlava già chiaro.

Per questo era nata subito una mobilitazione in rete, stimolata da Lorella Zanardo e Giorgia Vezzoli e ripresa da diversi blog, fra cui il mio; l’Associazione Pulitzer aveva lanciato un appello alla direttrice della Rai Lorenza Lei; e il blog Un altro genere di comunicazione aveva organizzato un mailbombing.

Tardivamente, e cioè solo sabato 18 febbraio, anche il blog del Corriere La 27sima Ora ha pubblicato una lettera aperta a Gianni Morandi «Ma sulle donne cambiate copione», ripresa da Giorgia Vezzoli e altre.

Risultati? Una flebile dichiarazione iniziale, da parte della Rai, sul fatto che il servizio del Tg1 fosse «solo un gioco». Poi la consegna delle firme raccolte dall’Associazione Pulitzer a un’addetta stampa Rai (non a Lorenza Lei in persona, perché «troppo impegnata»). Infine una magra risposta di Morandi alla lettera aperta de La 27sima Ora, pubblicata ieri in un trafiletto sul Corriere:

«Non è vero che le donne hanno avuto un ruolo di sola vetrina in questo festival. Sono venute Federica Pellegrini, Geppy Cucciari, Sabrina Ferilli. Tre donne nei primi tre posti, per me era un festival al femminile».

Insomma diciamocelo senza mezzi termini: stavolta la mobilitazione ha fatto flop. E perché ha fatto flop? La mia diagnosi si riassume in due punti.

Innanzi tutto, dopo le dimissioni di Berlusconi e l’insediamento del governo Monti, si è diffusa l’impressione che le priorità siano altre. Cosa ti stai a preoccupare dell’immagine femminile a Sanremo? C’è «ben altro».

In secondo luogo, nonostante si parli tanto di rete, le varie associazioni, i blog, le testate giornalistiche stentano a fare davvero rete su questi temi. La tendenza è frammentarsi, dividersi, magari pure litigare. O non prendersi nemmeno in considerazione reciproca. Mi stupisce e mi dispiace, per esempio, che la lettera aperta de La 27sima Ora sia arrivata così tardi, e non abbia fatto nessuna menzione delle iniziative che l’avevano preceduta. Brutto segno. E Se Non Ora Quando? Perché non hanno sostenuto l’iniziativa dell’Associazione Pulitzer oltre al semplice mettere il logo in testa all’appello? Con la potenza di fuoco mediatico che hanno, se avessero lavorato in modo che qualche nome noto e visibile facesse qualche dichiarazione su stampa e televisione, sicuramente l’Associazione avrebbe raccolto molte più firme delle 3.792 che oggi il contatore mostra.

Non a caso, poi, a Sanremo, le cose non sono andate meglio che nel servizio del Tg1. Alla faccia della vittoria finale «tutta femminile», come si dice. Un fermo immagine vale per tutti: Morandi che piazza la manona sul seno di Ivana Mrazova, per sistemarle (?) il microfono. In quel momento mi sono vergognata quattro volte: per lui e il suo compare, per la ragazza, per la Rai. E per me stessa, che nel 2012 sono ancora costretta a parlare di queste cose.

Morandi sistema il microfono di Ivana Mrazova

Sul dopo Sanremo vedi anche il post di oggi su Lipperatura, che segnala fra l’altro un appello di Marina Terragni, affinché in rete… si faccia più rete.

45 risposte a “Sanremo, le donne e la rete: un bilancio mesto

  1. Infatti il Re degli Ignoranti avrebbe fatto molto meglio ad occuparsi di queste problematiche, invece di quelle di cui si è occupato. Ma chissà, magari avrebbe fatto meno rumore, visto che è solo quello che gli interessa.

  2. Giovanna, condivido, ma il mio timore è un altro: le donne sonop troppo frammentate ancora per avere la massa critica necessaria. Secondo me si doveva scatenare un putiferio già dalla prima puntata. Non per Celentano, ma per le Veline numerose, occulte o palesi della trasmissione.

  3. Giovanna c’e’ una spiacevole inesattezza nel post. Se non ora quando? e’ tra i promotori della petizione di Associazione Pulitzer e spinge all’adesione fin dall’inizio. Spero sia possibile una correzione di questa informazione inesatta.

  4. Ciao, Se non ora quando Genova ha sostenuto e pubblicizzato l’iniziativa di Mailbombing, e così tanti altri comitati. Inoltre il Comitato promotore ha sostenuto l’immagine positiva e talentuosa delle donne che hanno trionfato a Sanremo (non le vallette), le quali peraltro hanno parlato e cantato sul palco di Roma della manifestazione del 13 febbraio 2011. Continuiamo a sostenerci a vicenda! Anche Snoq chiede il vostro sostegno, il più possibile senza accuse ex post, il più possibile in maniera costruttiva, facendo rete. Andiamo avanti 🙂

  5. Ho guardato solo l’ultima serata, e a vedere la tpa uscire con quel… chiamiamolo abito, mi ha lasciato di stucco. Ed è stato quello che ho pensato: ma non dovevamo aver fatto qualche passo avanti?
    Desolazione totale.

  6. penso che nel complesso sia stato un festival altamente volgare e quindi non ci si poteva aspettare nulla di meglio per quanto riguarda la figura femminile. basti pensare al livello dei “comici” (???), a parte i triti e ritriti luca e paolo che non sopporto, lo spettacolo agghiacciante del duo “i soliti idioti” che oltre a non far ridere per niente sono nettamente patetici e fuori luogo. la farfallina di Belen poi ha completato il quadretto. decisamente uno spettacolo poco edificante…

  7. icittadiniprimaditutto

    Reblogged this on i cittadini prima di tutto.

  8. Eva Macali, va bene, correggo. Però mettere un logo in testa a una petizione non è esattamente tutto ciò che Se Non Ora quando poteva fare: ci volevano dichiarazioni alla stampa di nomi noti, che l’organizzazione è perfettamente in grado di mobilitare. Ma non l’ha fatto.

  9. Grazie di cuore Giovanna per questo post.
    Sono anch’io convinta che non sia più il caso di disperdere la nostra forza ma di concentrarla per conferire efficacia alla nostra azione. E credo che la Rete delle reti, strumento a disposizione di TUTTE, possa essere un luogo già organizzato e disponibile nel quale far confluire e dal quale far partire le iniziative comuni proprio per la sua caratteristica di apertura e di massimo e costitutivo rispetto delle posizioni di ciascuna.
    Ho conosciuto il Portale poco dopo i suoi inizi, ai primi di febbraio, e ho potuto già constare l’apertura e il rispetto di cui sopra per cui “approfitto” del tuo spazio per invitare tutte a valutare l’opportunità di avvalercene da subito.
    Qui il link per conoscerlo :http://portaledelledonne.org/.

  10. Eva Provedel, la mia non è un’accusa a posteriori, è una descrizione di ciò che è accaduto. Su sollecitazione di Eva Macali, ho in parte corretto quanto avevo scritto, perché in effetti il marchio di SNOQ era fra quelli in testa all’appello di Associazione Pulitzer.

    Ma Se Non Ora Quando è l’organizzazione al momento più visibile in Italia, quella che può fare leva su nomi che mediaticamente possono avere molto seguito. Era chiaro che in questo caso metterci un semplice logo o limitarsi al sostegno dei singoli Comitati locali non sarebbe bastato, come non sono bastate le iniziative dei singoli blog. Perché SNOQ nazionale non ha coinvolto qualche nome di richiamo? Sai che casino sarebbe potuto scoppiare sui giornali e in tv se avesse protestato qualche “bel nome”? Questo è il mio punto.

    Ok, non sempre si riesce, non sempre si può, eccetera. Guardiamo avanti. Però facciamo rete davvero, la prossima volta. Ne saremo capaci?

  11. Concordo con la valutazione complessivamente negativa espressa da Giovanna, ma mi viene anche da dire “non buttiamo via tutto”. Geppi Cucciari che ricorda la volontaria Rossella Urru (http://www.youtube.com/watch?v=5X7dnCnRX_Q), o Simona Atzori che apre la quarta serata
    (http://video.repubblica.it/dossier/sanremo-2012/sanremo-simona-atzori-apre-la-quarta-serata/88419?video=&ref=HRER3-26). Se sui media non hanno avuto lo stesso risalto della farfalla di Belen, proviamo a darglielo noi.

  12. Nel suo post di oggi su Sanremo, Loredana Lipperini scrive:
    “Sarebbe però necessario e auspicabile che [la ministra Fornero] rispondesse anche su quanto le riforme pregresse sulle pensioni e quella ventura sul lavoro andranno a penalizzare (o hanno penalizzato) soprattutto le donne, che sono e restano soggetti discriminati per quanto riguarda reddito e occupazione.”
    Delle due l’una: o queste due riforme, pensioni e mercato del lavoro, penalizzano le donne, come dice Lipperini, o le avvantaggiano, come invece sostiene Fornero.
    Non è una scelta semplice perché è fra due diversi modelli di società, che comportano un futuro diverso per le donne, nel lavoro e nella famiglia.

    Sto rischiando di essere petulante su questo punto, ma corro il rischio, data la mia convinzione, condivisa da molti altri, che si stia giocando in questi giorni una partita decisiva per il futuro dei rapporti donna/uomo in Italia. Bene ha fatto la Lipperini a prendere posizione, anche se forse dalla parte sbagliata.
    Come perdere l’occasione di discutere, farsi sentire, e sperabilmente di influire per il meglio, in una situazione storicamente eccezionale che comporta a brevissimo termine una svolta fatidica per le questioni di genere in Italia?
    Credo che le stesse Fornero e Camusso abbiano bisogno di un sostegno il più ampio possibile nelle scelte che stanno prendendo. Una discussione pubblica che evidenzi i pro e i contro delle due linee, che le aiuti a fare un bilancio e a prendere una decisione meno solitaria possibile.

  13. Perché le varie iniziative hanno fatto flop? Magari, butto là la mia, perché la maggior parte del pubblico di Sanremo si aspetta proprio la donna- valletta modello Belen-con-la-marmotta-di-fuori (copio l’espressione dalla Litizzetoo..)?
    O.T. Proprio la Litizzetto ieri sera a “Che tempo che fa?” proponeva alla RAI di mettere una donna al posto di Celentano il prossimo anno; perché non ci mettono lei?

  14. Sto cominciando a pensare che queste “mobilitazioni” (quante persone realmente mobilitano, poi? Ho l’impressione che siano tutte cose ancora troppo interne al web e a una parte di web comunque di nicchia, frequentata sempre dalle stesse persone, già “convinte” rispetto a certi temi. Insomma non dico che ce la cantiamo e ce la suoniamo, ma quasi) non servano a molto. Penso che certe cose (es. la rappresentazione della donna in tv) cambieranno in conseguenza di altre più “strutturali” (es. il ruolo della donna sul lavoro, in politica, nella società, tramite riforme e leggi). E quindi, in questo senso, forse è vero che “le priorità sono altre”.

  15. Associazione Pulitzer ha nel suo oggetto sociale quello di occuparsi delle problematiche dell’informazione, del diritto alla libertà di espressione e alla sua sostanziale correttezza. In termini tecnici ed etici. Per questo è nato in Associazione Pulitzer “Donne e Media”, progetto per discutere delle distorsioni cognitive relative ai generi, in particolare all’immagine della donna. Noi non siamo una organizzazione femminista. Riteniamo però che la gran parte dell’opinione pubblica si formi oggi attraverso la televisione e poi attraverso gli altri media. E’ quindi per noi stato immediatamente essenziale porre l’accento e la centralità di “Donne e Media” sull’analisi della comunicazione e sulla divulgazione. C’è qualcosa che rappresenta oggi un grosso problema, soprattutto nei social media: l’autoreferenzialità.
    In Facebook, come in Twitter, Google+, etc… ci circondiamo di nostri simili, creando mondi virtuali di persone a noi conformi e di questi mondi presumiamo nella gran parte dei casi di essere al centro.
    La forza della televisione come mass-media, è quella di raggiungere, di travolgere, tutti, al di fuori delle “cerchie” precostituite. Vengono raggiunte tutte le persone che non sono nelle nostre cerchie e non la pensano come noi. (anche perchè mi sembra sia abitudine ovvia che se una persona la pensa in maniera opposta o ostile a noi, la cassiamo immediatamente dai nostri “amici”).
    Donne e Media, pur riconoscendo la forza e le potenzialità della rete, vuole portare, con serietà e scientificità, questi discorsi al di fuori dell’ autoreferenzialità, degli orticelli.
    Siamo partiti a Roma, alla Sapienza, proprio con Giovanna e con Loredana, ma saremo presto a Reggio Calabria, Torino, Perugia.
    Il post della Zanardo, uscito per primo, è centrato sul video che noi abbiamo registrato e postato in rete , e che ad oggi ha registrato più di 80000 visualizzazioni. Sono ottantamila persone, (sicuramente al di fuori della nostra “cerchia” avendo la nostra pagina 870 fans) all’attenzione delle quali è stato posto un video con un commento. Queste 80000 persone, almeno per 1,5 minuti, si sono trovati a dover ragionare e porsi una domanda.
    Per noi questo è già un risultato, importante.
    Che poi di queste 80000 quasi 3800 persone abbiano deciso anche di sottoscrivere un appello, che hanno dovuto cercare, leggere e cliccare, è un altro risultato, ancora più importante.
    Sul nostro appello hanno messo il loro nome quelli che hanno voluto aderire e promuoverlo. Anche Se non ora quando. Che, come molti altri, ha scritto un post, ma era un post dedicato. E lo abbiamo apprezzato
    Certo quel video era indecente, questo è sotto gli occhi di tutti. Il significato metaforico in quel caso supera il limite della interpretazione e diviene esplicito, ma le organizzazioni o i blog, TUTTI , inclusi quelle che lo hanno sottoscritto non hanno fatto molto di più che segnalarlo.
    Bisogna anche rendersi conto che certi movimenti, capaci di portare in piazza 1 milione di persone, evidentemente non corrispondono poi ad 1 milione di militanti. E per altri, vi sono le connotazioni politiche, quelle di parte.
    Il nostro, come Associazione, Giovanna scusami se dissento, non è un bilancio mesto. E’ l’obiettivo che volevamo raggiungere: uscire fuori da una cerchia autoreferenziale.
    Per quanto poco o non troppo, ne hanno parlato Corriere della Sera, Repubblica, secolo XIX, Unità, etc…
    Noi non abbiamo alle spalle un partito politico. Nè santi in paradiso.
    Crediamo nella Costituzione e portiamo avanti le nostre idee, con chi ci vuole sostenere, nella misura in cui intende farlo.
    Grazie per questo spazio di discussione che, come sai, leggo sempre con piacere ed attenzione.

    Antonio Rossano
    Associazione Pulitzer – nonprofitcommunication
    Le nostre pagine:
    https://www.facebook.com/associazionepulitzer.donneemedia
    https://www.facebook.com/pages/Associazione-Pulitzer/123072321037483

  16. Antonio Rossano, hai fatto bene a precisare come hai precisato. Per me la mestizia però resta. Non di certo in ciò che avete fatto e continuerete a fare come Associazione, naturalmente. E noi assieme a voi, perché io sempre vi sosterrò e molti come me. Ma nel fatto che, nonostante tutto ciò che tu così bene riassumi, la Rai non abbia preso in minima considerazione la mobilitazione.

    Questo mi rattrista e mi fa riflettere. Perché la domanda che quel giorno molti/e mi fecero sul blog, mentre invitavo a firmare era: ma servirà? a cosa servirà?

    La Rai doveva dare un segno, anche piccolo, in trasmissione. E non l’ha dato. Questo per me è grave. Su questo dobbiamo ragionare. È ora di occuparsi di «altre priorità» come dicono Ben e Ilaria? Forse. E qual è l’agenda concreta, per occuparsi tutti assieme di queste altre priorità? Questo mi e vi chiedo.

    Grazie per essere intervenuto.

  17. @Giovanna: quote rosa per i CdA delle aziende; in Svezia per es. l’introduzione delle quote rosa ha portato un circolo virtuoso: prima le donne nei cda erano scarsissime (con tutto che eravamo in Svezia!), ora averne tante è diventato un punto qualificante e non è più visto come “obbligato” dalla legge. La legge “educa”. Poi più asili nido pubblici e asili nido aziendali; più accesso al part time per neomamme o neopapà e al telelavoro; eliminare gli ostacoli che portano le donne a essere sfavorite nel trovare lavoro e così via. Quando sarà normale avere donne dirigenti, voglio vedere se la tv continuerà a proporci tutte queste gallinelle succubi degli uomini “potenti”. Almeno proviamoci.

  18. Qualche tempo fa, riordinando in cantina, con mia moglie abbiamo sfogliato la collezione di noi donne. Lettere ed articoli sostenevano tesi che, purtroppo, ritrovo oggi in questo post. Sono trascorsi quarant’anni nei quali, tranne per qualche breve periodo, non è accaduto nulla. Si ripetono identici battibecchi fra associazioni, si continuano a fare piccoli marginali e analoghi distinguo. Non abbiamo visto sanremo, anche perché non c’è nulla da vedere o da ascoltare. Un anno prima, giorno più giorno meno, avevamo invece partecipato alla manifestazione di se non ora quando, lanciando gomitoli di lana multicolore e ritrovando, per poche ore, solo persone senza separazione di genere. Quel clima e quella coesione si sono subito smarriti. Resta, cara Giuliana, la tua stessa mestizia, e il peso di una marginalizzazione, non so se e quanto voluta.

  19. Io la vedo in un altra maniera ancora. Secondo me quanto è stato scritto sul caso, a partire dal Blog della Zanardo, non è stato veramente letto, ragionato, discusso. Voglio dire che il lavoro fatto in rete è in larga parte monco; una specie di sasso lanciato nella melma (non so se avete mai provato l’effetto).

  20. Una mia personale risposta alle giustificazioni della RAI per quel famoso, indecente servizio pre Sanremo:
    É SEMPRE “solo un gioco”.

  21. Giovanna,
    ecco un punto dell’agenda, che hai chiesto, riguardo a donne e riforma del mercato del lavoro in pista di decollo.

    La riforma comporta maggiori possibilità di occupazione non precaria all’ingresso del mondo del lavoro, però meno stabilità per chi è già dentro, con ammortizzatori sociali diversi, in quanto proteggono l’individuo senza lavoro piuttosto che il posto di lavoro.

    Che conseguenze ha tutto questo per le donne? Ci sono pro e contro, e di questo bisognerebbe discutere, se non si vuole che scelte capitali passino sopra la testa delle interessate e degli interessati (entro marzo, come ha ripetuto anche oggi Monti).

    Un pro: le giovani avranno molti più incentivi a entrare nel mercato del lavoro che a starne fuori. Perché le prospettive di occupazione non super-precaria saranno maggiori e perché la prospettiva di un marito con lavoro super-stabile saranno minori.
    Un contro: insegnanti, impiegate e operaie, con un lavoro già molto stabile, rischieranno di più di perderlo e doverne cercare un altro, ma saranno facilitate nel cambiare lavoro (grazie ai nuovi ammortizzatori).
    Un pro per la parità di genere (ma un contro sotto altri aspetti): si indebolirà il modello marito-con-posto-fisso + moglie-casalinga o “molto part-time”, e questo spingerà a una maggiore divisione dei lavori domestici e di cura fra uomini e donne, col rischio però di una crisi dell’organizzazione familiare (che in Italia ha pure molti pregi e svolge bene molte funzioni).

    E’ la scelta, semplificando troppo, fra un modello mediterraneo e un modello nord-europeo, che per i rapporti uomo/donna fa una bella differenza.
    Personalmente non sono così sicuro su cosa sia meglio, ma siccome bisogna decidere, voto per il secondo e, se passa, mi preparo alle conseguenze di vita quotidiana, che saranno grandi soprattutto per i giovani. (La riforma prevede cambiamenti lenti per i lavoratori anziani, età di pensione a parte).

    Leggete (scusate se lo cito ancora): http://www.corriere.it/economia/12_febbraio_15/se-il-posto-non-e-fisso-il-salario-va-alzato-alberto-alesina-andrea-ichino_e023eeac-57b2-11e1-8cd8-b2fbc2e45f9f.shtml

  22. A mio giudizio non è affatto vero che “le priorità siano altre”. Un’altra posizione ci allontanerà dalla prima, con la scusa della “priorità” appunto, solo perché non riusciamo a sondare nel profondo il problema specifico numero uno, nella fattispecie gli “atteggiamenti sessisti a Sanremo 2012”. All’origine di queste problematiche c’è il nostro rapporto con la sessualità. Potete anche spostare l’attenzione su altri problemi apparentemente più importanti ma non risolverete mai il conflitto tra i sessi se non scavando nel conflitto stesso. Avremo forse parità sul piano lavorativo ma avrete di nuovo la scenetta con Morandi (o chi per lui) e la grande tetta della ragazza/figlia (o nipote) come trasposizione di un immaginario materno al quale il vecchio si riavvicina con fare morboso cioè psicologicamente non risolto.
    E’ come il discorso critico-ideologico sulle pubblicità: avremo pubblicità correttissime sul piano comunicativo per venderci prodotti insani e, senmpre nella fattispecie del caso, sessisti nella loro natura intrinseca di prodotto (ma forse l’ho già detto).
    E scusate se vi rompo le uova 🙂

  23. L’articolo è abbastanza in linea con ciò che penso io del festival; tuttavia non dimentichiamo che il festival quest’anno ha regalato grandi emozioni nella serata degli ospiti internazionali come Patti Smith (http://www.youtube.com/watch?v=12866KZHa4w) o Scala & Kolacny Brothers (http://www.youtube.com/watch?v=Rj84G-du05o)..e che dire poi della parodia di Panariello su Beppe Vessicchio (http://www.youtube.com/watch?v=pBLw_aVCrt4) ???…..Serata davvero EPICA!!

  24. Con tutto il rispetto possibile per le associazioni, i blog, e più in generale tutti coloro che quotidianamente lavorano su questi temi sensibili, credo che le osservazioni di Giovanna non siano attaccabili.
    Non ci si deve stupire affatto che la Rai non abbia preso in nessuna considerazione la mobilitazione ma non perché, si badi, i dirigenti sono brutti e cattivi, arroccati nella loro imperturbabilità. È che l’assedio non c’è stato in quanto non c’era il numero e in qunado si vuole espugnare una casamatta come è Sanremo non si deve giocare di guerriglia ma di falange.
    Quindi non si può continuare a fare appelli a getto continuo, come se un moto aggregativo fosse di per sé buono o comunque nobile anche qualora passasse inosservato. Oggi lanciare un appello che non raggiunge la massa critica vuol dire tirarsi la zappa sui piedi. 3800 persone non sono un appello, sono il niente.
    Ma facciamo pure due conti con tutto l’ottimismo del voler considerare 80000 persone. Che pressione potrebbe mai esercitare una cifra simile verso una trasmissione ammiraglia della Rai che è stata guardata da poco meno di 15milioni di teelspettatori? Siamo allo 0,53% di quegli spettatori. Ci capiamo? Per questo motivo la Rai non batte ciglio.
    Invece, come dice Giovanna, solo un accorto uso di Vip mandati nei canali giusti avrebbe potuto fungere da testa d’ariete e da amplificatore di istanze collettive. Un po’ di strategia, su. Belen sapeva perfettamente la regola del gioco: la farfallina avrebbe funzionato come detonatore per tutti i media del giorno dopo, sfruttando come pubblicità gratuita il commento altrui, soprattutto se contro. A vip che provoca si risponde con una provocazioen da vip. Poi, a quel punto si può contare (e far contare agli altri) il proprio consenso.

  25. Carissima Giovanna, io nella rete sono meno di un bzz di zanzara, ma il TUO blog lo conosco e lo seguo, e penso che faccia molto, per tutti.
    Perciò non penso inutile lasciare qui un appello che, SOLO nel titolo, sembra rivolto ad “altre”.. ma è rivolto davvero anche a te.
    E poi.. anche se da un’altra strada.. c’è un nesso con quell’allocuzione nel titolo di questo post.. “le donne e la rete, un bilancio mesto” – (sempre mestizia femminile, anche se da un altro punto di vista). Grazie, ciao
    http://ilpartitodellamore.blogspot.com/2012/02/appello-alle-zanardi-e-alle-lipperini.html

  26. Ugo, non perdiamoci in fronzoli. Proprio perché Sanremo è intoccabile nessun quotidiano s’è esposto con una firma importante (guarda, neanche una Marzano o una De Grogorio).
    Quando Luttazzi se ne uscì col suo geniale “monologo anale” fu un massacro. La solita storia del carpo espiatorio. Chi l’ha provata sulla propria pelle sa di cosa parlo.

  27. Sicuramente più protestiamo e più ci sviliscono apposta. Il bello è che Morandi diceva che non l’aveva nemmeno toccata e nel mentre che sbavavano ringraziavano gli italiani che li guardavano in Eurovisione! Che vergogna! Su mediaset invece Greggio e la Huntzicher scherzavano come due vecchi amici quando, ad un certo punto, Greggio risponde al telefono e dice che Iacchetti vuole sapere se andrà in onda il servizio di una pregevolissima Cristina Gabetti, della quale lui è follemente innamorato. La Huntzicher prova tenerezza per lui poi entrambi dicono che la Gabetti è una santa. E’ proprio vero che ci vedono o sante o prostitute!

  28. In secondo luogo, nonostante si parli tanto di rete, le varie associazioni, i blog, le testate giornalistiche stentano a fare davvero rete su questi temi. La tendenza è frammentarsi, dividersi, magari pure litigare.

    E’ quello che si sta verificando anche ora (vedi commento di Gioia in questo post, o meglio il link che lei propone nel post lì linkato) o i commenti delle “femministe a sud” dalla Lipperini. C’è una chiamata a collaborare insieme, a fare rete, e invece sono già lì tutte a fare i distinguo, a sottolineare i “c’ero prima io” e così via. Il tutto poi per un “movimento” che non crea certo un’opinione pubblica. Ecco perché penso ad altre priorità!

  29. @Luziferson
    Figurati se la giornalista De Gregorio ha evitato di fare il suo mestiere in un articolo al vetriolo sul festival (anzi, più d’uno) ironizzando su una (im)probabile balena tatuata sull’inguine di una Geppy Cucciari affiancata da valletti maschi e nudi per la prossima conduzione di Sanremo. La Marzano non la seguo e non mi risulta che faccia la giornalista.
    Ma, scusa, sarebbero queste le personalità che possono sfondare il muro dell’irrilevanza per fare pressioni a un elefante mediatico come è Sanremo o al Circo della Rai che gli fa fare il numero tutti gli anni a data fissa? Vogliamo fare pressioni con il battito d’ali delle farfalle De Gregorio-Marzano? Bisogna essere proprio ottimisti a scatenare uragani così.

  30. Ugo, la Marzano ha accesso alle pagine di Repubblica (io no, ad esempio), ma come a un Baricco, o “chivuoitu”, probabilmente le chiedono di scrivere su quello che vogliono loro e come vogliono loro; non so, non sono pratico, lol.
    In ogni caso io non mi riferivo al “commentario demenziale” durante il festival (assolutamente funzionale al festival stesso) ma alla questione iniziale che ha innescato la critica sul web.
    Su quello c’è stato il silenzio stampa. Ok?

  31. da pochi mesi sono su wordpress e il tuo blog l’ho scoperto da poco ma ho deciso di seguirlo con frequenza. Sono una ragazza giovane (anche se dall’alto dei miei 22 anni secondo una visione ormai trapiantata con successo nell’immaginario maschile e poi sociale- trapiantata non diciamo da chi- sarei considerata già bella che vecchia: non a caso la valletta del festival ha 19 anni). Il tuo blog mi piace perchè frequentemente ho a che fare con persone che ancora dormono, o sono assuefatte a questa immagine della donna (e dell’uomo!) e non fanno altro che giudicarmi moralista, pesante e bigotta. talvolta mi sembra di combattere contro i mulini a vento, ma poi leggo quello che scrivi e i commenti che ti lasciano, e allora mi sento un po’ meno sola. Ciao!

  32. @Luziferszorn
    Ma proprio no, nessun silenzio stampa. Al massimo è vero il contrario: i giornali usano Sanremo spartendosi le prospettive: c’è il reporter che fa il resoconto, c’è il musicologo che stronca, c’è il corsivista che intinge la penna nel curaro, c’è l’analista di costume che un po’ ci sta, c’è il benaltrista che l’importante sta altrove, il moralista che finge di scandalizzarsi, il libertino che mette l’asticella sempre più in alto, il ragioniere che ti conta i soldi sprecati, l’avvocato del diavolo a cui basta dar contro a ciò che scrive il collega, il sociologo che ti spiega quello che non ha capito lui…
    Non solo: mi sono sempre chiesto se la settimanalizzazione di una notizia paghi un debito alla settimanalizzazione di sanremo o viceversa. Il palinsesto è sempre uguale: prima se ne parla sapendo che Sanremo non potrà essere diverso da se stesso, poi si fa finta di volerlo diverso per poterlo criticare, indi si fa l’indigestione per poterlo vomitare, e poi si conclude col cosa sarebbe stato se non fosse quello che è.
    Quindi anche la questione dell’immagine femminile è apparsa, soltanto sovrastata da tutto il barnum.
    Direi che aprire i giornali o i blog per Sanremo sia comunque una perdita di tempo in quanto anche la critica riuscita fa parte di quel coro e avere una bella voce circondata da cattive aumenta la cacofonia non la diminuisce.

  33. Ugo, ho l’impressione che tu non mi stia seguendo. Ci segnali un articolo di taglio critico che abbia affrontato il problema iniziale (in tempo utile, non tre settimane dopo), cioè il problema segnalato da Giovanna in testa al suo post, ossia il famigerato spot/servizio del TG1 per il quale il Mollica ha poi detto “non avevamo intenzione di” (intervento che già da solo ci fa capire il livello di demenza dei giornalisti del tg1)?

  34. La cosa grave, oltre a questa mentalità maschilista che ha come uno dei (dis)valori fondamentali la “donna oggetto”, soprattutto come oggetto sessuale, è l’esistenza di donne che la assecondano, magari la approvano.

    Donne che barattano la propria dignità umana per fama facile e remunerativa in quanto senza né arte né parte non potrebbero ottenerla altrimenti. Insomma, si trasformano loro stesse in donne oggetto, contribuendo ad alimentare la mentalità maschilista e machista.

    Questa è sempre esistita indipendentemente dai pessimi esempi di donne, ma sarà dura a morire finché si continuerà a nutrirla.

  35. @Luziferszorn
    Non cambiamo le carte in tavola. Gli articoli critici sui principali quotidiani sono usciti a corredo di Sanremo, non certo di una preview al tg1 con Mollica. Non che avessero torto Zanardo, Vezzoli e tutti gli altri. È che se ci si muove troppo in anticipo poi ci liquidano come le solite bacchettone che giudicano ancor prima di aver visto e si fa la fine delle Cassandre. Sono solo le personalità molto famose che possono farlo perché in quel caso i media non possono fregarsene e dovendo dare spazio alla priorità mediatica dell’intervista o della provocazione del vip finiscono per far passare anche il messaggio antisessista.

  36. Scusatemi, ma siete sicuri che sanscemo sarebbe meglio in una versione “correct”?
    quello sempre sanscemo resta! è la sua natura. lasciatelo cuocere nell’acqua sua.
    Certo, potrebbe mascherarsi un pò e fingere di essere meno maschilista o meno nazionalpopolare.
    Ma… sfumature.

    Io resto dell’idea che dovremmo igienizzare i nostri ascolti.
    Semplicemente senza ingoiare per forza la marmellata cattiva che ci propina la tivvù generalista.
    quella buona, capisco, sono goloso, capisco.
    Ma questa sbobba resta immangiabile anche se la cucina il Gambero rosso in persona e chele.
    Pierperrone

    PS. Ma il mio vuole essere solo un punto di vista soggettivo, il mio. E’ che, penso, ci sono tante cose belle da fare, la sera, senza doversi ammazzare davanti a quel coso così noioso.

  37. Siete sicuri che una partita di calcio senza cori razzisti e teppisti sarebbe meglio?
    Suvvia……
    Ugo, qui nessuno cambia le carte in tavola. Di esempi in cui i giornali tacciono e non c’è movimento critico a fronte di esternazioni e atteggiamenti inconcepibili sono infiniti. Vedi ad esempio il caso di Veronesi e le sue tette finte come profilassi psicoterapeutica.

  38. dopo questa chiusa: “sul dopo Sanremo vedi anche il post di oggi su Lipperatura, che segnala fra l’altro un appello di Marina Terragni, affinché in rete… si faccia più rete”, ancor di più vien da temere che certe reti le blogger professionali le vogliano molto strette.. uno scubidu a 4 fili, tipo. Noi, invece, vi chiediamo altro.

    UN APPELLO A TUTTE LE BLOGGER PROFESSIONALI
    http://lanavesullonda.blogspot.com/2012/02/un-appello-tutte-le-blogger.html

    Grazie per lattenzione; come si dice.
    Buonasera.

  39. Gioia, Ondina, tranquille: vi tengo in considerazione, non vi dimentico. 🙂 intese? Promesso. Ciao!

  40. Torno sulla domanda di Giovanna: ” È ora di occuparsi di «altre priorità» come dicono Ben e Ilaria? Forse. E qual è l’agenda concreta, per occuparsi tutti assieme di queste altre priorità? Questo mi e vi chiedo.”

    Ho già cercato di rispondere, ma sono stato troppo sulle generali. Provo a essere più preciso.
    Il 1 marzo inizierà la trattativa sulla riforma del mercato del lavoro, che avrà conseguenze enormi, sulle questioni di genere, nel medio e lungo periodo, se non nell’immediato. Ma segnerà, o non segnerà, una svolta.
    Possono le donne (neo-femministe e non) fare sentire la loro voce al riguardo, in tempo per farsi ascoltare, come hanno fatto oggi un gruppo di ventenni con una lettera aperta al governo? (vedi: http://www.corriere.it/economia/12_febbraio_21/lettera-studenti-premier_8c6b8742-5c6d-11e1-beff-3dad6e87678a.shtml)

    Credo che non lo possano fare con una voce sola, perché credo che siano divise fra le due linee che si fronteggiano, quella di Elsa Fornero e quella di Susanna Camusso. Sono linee incompatibili e un compromesso sarebbe forse la cosa peggiore. Meglio che prevalga o l’una o l’altra.

    Allora, tacere, parlando di argomenti assai minori (per il futuro dei rapporti di genere) ma meno controversi, come le quote rosa?
    Oppure rinunciare a un’inesistente unanimità e dare voce a posizioni anche molto diverse, ma argomentate nella prospettiva della parità di genere?

  41. Temo che non solo la rappresentazione delle donne sia stata avvilente, ma che le donne ancora una volta lo siano state.

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