Archivi tag: Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria

Lo spot sui pannolini Huggies: com’è andata a finire

Huggies

A proposito del caso Huggies di cui abbiamo parlato un paio di settimane fa, riprendo le considerazioni che Massimo Guastini, presidente dell’Art Directors Club Italiano, ha fatto sull’ingiunzione Iap che ne intima la sospensione: Continua a leggere

Huggies: come nasce lo spot sui pannolini diversi per maschi e femmine?

Huggies

Lo spot “Huggies bimba e Huggies bimbo. Per un asciutto su misura”, trasmesso sulle reti RAI e Mediaset dall’inizio di giugno, ha già suscitato molte polemiche in rete, e nei giorni scorsi l’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria ha emesso una “ingiunzione di desistenza per la violazione degli art. 10 (Convinzioni morali, civili, religiose e dignità della persona) e 11 (Bambini e adolescenti) del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale. Massimo Guastini, Presidente dell’Art Directors Club Italiano, copywriter e partner di CookiesAdv, ha ricostruito la copy strategy che può aver condotto Huggies (e l’agenzia con cui ha lavorato) a ideare una campagna del genere. Della serie: come gli viene in mente? Nelle parole di Guastini (che condivido in pieno): Continua a leggere

Come la pubblicità racconta le donne e gli uomini in Italia: la ricerca

Zabov

Rendo disponibile anche in questo spazio la ricerca che è stata presentata martedì 18 novembre alla Camera dei Deputati durante l’evento “Rosa Shocking” organizzato da Intervita, ricerca anticipata dall’articolo di Massimo Guastini che avevo pubblicato il giorno prima. Oltre a quanto già scritto da Guastini, voglio aggiungere una precisazione, perché in questi giorni alcuni hanno letto il nostro lavoro come se intendesse Continua a leggere

Finalmente l’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria si fa conoscere

Da circa una settimana è uscita la campagna con cui l’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria (Iap) cerca di farsi conoscere presso i lettori dei maggiori quotidiani nazionali. Non è la prima, ma è certo la più efficace, perché spiega in poche parole che, se una pubblicità è offensiva, volgare, ingannevole o esprime violenza, chiunque può fare in pochi minuti una cosa semplice e concreta: denunciarla allo Iap. Era il 2009 quando Annamaria Testa mi insegnò Continua a leggere

Ancora su pubblicità, sessismo e paradossi: il caso dei salumi calabresi

Salumi calabresi

Lunedì Annamaria Testa ha pubblicato un approfondimento sul sessismo nelle rappresentazioni mediatiche, utilissimo per fare il punto della situazione e chiarirsi le idee su alcune sfumature e distinzioni a partire da esempi concreti. Riprendo qui “Il caso dei salumi calabresi, le buone intenzioni, i pessimi risultati”, perché sono ancora molti, in rete, a fare questo tipo di errori: Continua a leggere

Gli spot ingannevoli del 4.81.82: come denunciarli all’Agcm

Da luglio vanno in onda a ripetizione su Mediaset alcuni spot truffaldini che Walter, lettore di questo blog, mi ha segnalato mentre ero in vacanza:

«Da circa un mesetto le reti Mediaset trasmettono uno spot assurdo in cui testimonial più o meno noti (tipo Marco Predolin) invitano i telespettatori a partecipare ad un’estrazione che mette in palio un Ipad e 500 euro di ricarica.

Per aderire basta mandare un SMS al 4.81.82 contenente la risposta alla domanda idiota che viene posta dal testimonial di turno (esempio: chi è il miglior amico dell’uomo? Il cane o il gatto?).

Spot 4.81.82 fermo immagine

Il problema è che la demenzialità della domanda spinge i telespettatori “più ingenui” a partecipare senza sapere esattamente a cosa vanno incontro, dato che le condizioni del servizio sono scritte piccole piccole sul lato dello schermo.

Cosa c’è scritto? Che mandando l’SMS non solo si acquisisce il diritto di partecipare all’estrazione, ma si attiva anche (in automatico) un servizio in abbonamento per ricevere suonerie e sfondi per il cellulare all’esorbitante prezzo di 24 euro al mese (!!).

Conosco alcune persone che hanno piccoli limiti cognitivi e che sono cadute nel tranello e che per qualche mese hanno dovuto pagare quella incredibile cifra prima di decidere, con grande fatica e vergogna, di farsi aiutare da qualcuno per disdire l’abbonamento.

Insomma non si tratta di semplice “ingenuità” del telespettatore, come troppo spesso e troppo semplicisticamente si sostiene. Ed evidentemente ci sono davvero molti casi come quello che ho descritto io (ma penso anche agli anziani e ai minori), se si arriva addirittura a fare uno spot su Mediaset all’ora di punta.»

Nel frattempo, gli spot ingannevoli sono già stati segnalati in rete. Vedi per esempio questo articolo del Disobbiediente. Eppure continuano: evidentemente, complice la disattenzione estiva (io stessa ero in vacanza), nessuno li ha ancora denunciati all’Agcm, che è l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, detta Antitrust, a cui dal 2007 vanno segnalate anche le pubblicità ingannevoli e/o scorrette (vedi qui la definizione di «ingannevole» e «scorretta»). A differenza dello Iap (a cui puoi sempre denunciare gli spot ingannevoli), l’Agcm, oltre a imporre il loro ritiro, può comminare sanzioni pecuniarie fino a 500.000 euro (che per una grande azienda sono risibili, lo so, ma questa è la legge).

Denunciamo subito, e facciamolo in molti. Qui c’è il modulo per la denuncia on line. Da qui scarichi anche un pdf compilabile: MODELLO SEGNALAZIONE AGCM PDF COMPILABILE. Non sarebbe male mandare copia di tutto a qualche associazione di consumatori, come Altroconsumo.

Donna al volante, bella e cretina costante

Lo so: diranno che è uno spot «ironico». Che è brioso e leggero, mentre io, pesantona, non so scherzare. E diranno pure che non c’è nulla di offensivo nel rappresentare una ragazza che supera i limiti di velocità (quando invece le statistiche dicono che sono soprattutto gli uomini a farlo), e guida come una cretina, con tanto di espressione trallallerò-trallallà, gingillo a forma di gelato pendente e pupazzo-cerbiattino sul cruscotto. Dopo di che ne fa di tutti i colori con la borsa, di fronte a un poliziotto accigliato che pare uscito da «Sulle strade della California». Quando invece la pubblicità è tutta italiana (QUI i credits).

Insomma, so bene (lo vedo) che lo spot non espone tette e culi, per cui è probabile che l’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria (Iap) alla fine non lo condanni per violazione l’articolo 10 del Codice, quello per cui la pubblicità «deve rispettare la dignità della persona in tutte le sue forme ed espressioni e deve evitare ogni forma di discriminazione». So già tutto, ma ugualmente lo denuncio allo Iap, perché per me, al contrario, lo spot offende tutti coloro (donne e uomini) che di queste idiozie non ne possono più.

Se sei d’accordo fallo anche tu, compilando questo modulo, e vediamo cosa  risponde lo Iap.