Intesa Sanpaolo: un sogno che fa male

La pubblicità vende sogni, non rappresenta il mondo così com’è. Ma se i sogni sono troppo lontani dalla realtà, può accadere che qualcuno si offenda, stia male, provi rabbia o indignazione.

È quanto sta accadendo all’ultima campagna di Intesa Sanpaolo, firmata dall’agenzia Saffirio Tortelli Vigoriti e da tre registi italiani: Francesca Archibugi per lo spot “Asilo”, Silvio Soldini per “Ricercatore”, Paolo Virzì per “Imprenditore”.

Le polemiche sono scoppiate sullo spot “Ricercatore”: molti ricercatori e docenti universitari, sia strutturati che precari, e pure molti studenti si sono indignati per una rappresentazione dell’università e ricerca italiana talmente lontana dalle difficoltà reali, da essere per alcuni addirittura offensiva.

«Una presa in giro» è stata definita. Segnalo in proposito il post di Vittorio Zambardino, che a sua volta riprende quello di Giuseppe Attardi, dell’Università di Pisa. Segnalo che su Facebook è stato aperto un gruppo contro lo spot.

Non con la stessa rabbia sono stati finora vissuti gli spot “Asilo”, firmato dalla Archibugi, e “Imprenditore” di Virzì, sempre della stessa campagna.

Insomma, il “tasso di oniricità”, chiamiamolo così, del cortometraggio di Silvio Soldini è troppo alto per l’attuale contesto italiano. In questo sta l’errore. Per questo suscita indignazione.

È come se Vodafone ci riproponesse, per vendere i suoi servizi oggi, gli spot anni ’90 con Megane Gale, che è rimasta nei sogni degli italiani, ma oggi stonerebbe. (Ogni sei mesi, mi ha raccontato una dirigente Vodafone Italia, l’azienda commissiona accurate indagini di mercato per verificare se sia il caso di riproporla, ma ogni volta, visti i risultati, se ne guarda bene.)

Mi vien da dire che, per una volta, il «parlino bene o male purché parlino», che sempre funziona in pubblicità, non usa tette e culi per scandalizzare. Potesse mai contribuire a sollevare l’attenzione sui problemi dell’università italiana?

In modo costruttivo e collaborativo, però. Senza gli insulti e le vuote rivendicazioni che ho letto in certi commenti feroci. Altrimenti siamo punto e daccapo. Non fosse altro che per la pessima immagine dell’università italiana che finiscono per dare i docenti, ricercatori e studenti che imprecano.

“Asilo” di Francesca Archibugi

“Ricercatore” di Silvio Soldini

“Imprenditore” di Paolo Virzì


28 risposte a “Intesa Sanpaolo: un sogno che fa male

  1. Pingback: Repubblica.it - Blog - Scene Digitali » Blog Archive » Lettera: “Quello spot offende i ricercatori”

  2. ciao giovanna, solo per pignoleria, ma non c’è un mio post sul tema, anche se per ragioni di template grafico appare come tale. In realtà mi sono limitato a pubblicare una lettera del professor Attardi

  3. A mio parere il fatto che una banca decida in questo periodo di giocare su una “big idea” come quella proposta dai tre film, realizzati tuttavia con una qualità ineccepibile, produce uno straniamento nel pubblico controproducente, quasi grottesco. E’ a mio parere una follia l’idea di giocare sui sentimenti e le emozioni delle persone per ribaltare un’immagine aziendale radicata in un pubblico attivo e partecipe. La comunicazione aziendale contemporanea dovrebbe dare valori aggiunti ai propri utenti coinvolgendoli nella costruzione di un’identità di marca che sia il frutto di conversazioni prodotte all’interno della società non completamente estranea a quello che ci succede intorno.

  4. Ok, zetavu, grazie. Intendevo segnalare la discussione che comunque sul tuo blog è ancora in corso.

  5. Se guardate il link http://bassottopoli.blogspot.com/2010/03/pubblicita-progresso.html è un video sul mio blog sulla pubblicità del ricercatore

  6. Giovanna, l’intesa tra i tre registi c’era già prima che arrivasse anche la Banca. Proviamo ora a dimostrare che la sommatoria algebrica delle loro opere era già più che sufficiente per realizzare queste tre carie dentarie da eccesso di melassa.

    Il ricercatore (Ovosodo: l’uomo che aveva picchiato la testa)
    My name is Tanino, tutta la vita davanti: la bella vita, l’aria serena dell’Ovest. Cosa voglio di più?
    Il grande cocomero: pane e tulipani! Domani brucio nel vento giorni e nuvole: il futuro? alle spalle.
    Ferie d’Agosto? Caterina va in città.
    Provvisorio, quasi d’amore.

    L’imprenditore (Io e Napoleone: rom tour)

    La fabbrica sospesa. Frammenti di una storia fra cinema e periferia, made in Lombardia: la strana stgoria della banda sonora. Verso sera la prima cosa bella: voci celate. Mignon è partita?
    Musiche bruciano, baci e abbracci. Drimage…

    L’asilo (dimenticare Biasca?)
    Paesaggio con figure, l’albero delle pere. Giulia in ottobre: le acrobate, con gli occhi chiusi. Lezioni di volo, un’anima divisa in due. Questione di cuore? Femmine, folle, polvere d’archivio.

    Miracoli? Storie per corti.

  7. Emozionanti davvero. Ma lasciano l’amaro in bocca. I sogni sono nelle mani delle banche. La nostra intima facoltà di sognare, il nostro meglio è ostaggio di queste grandi piovre che decidono ed hanno sempre deciso della vita di una persona. Come i soldi, i sogni vanno dove già ci sono, nelle aristocrazie degli amici di. Ed allora questi corti sono pura ideologia.

  8. Come sempre dimentico qualcosa, il claim magnifico dei finali: “C’è un Italia che lotta per i propri sogni. Noi siamo al suo fianco”.
    Quando si dice la spina.

  9. Lo stile dei registi ineccepibile, quello della banca altrettanto, ma con il segno negativo.

    Del resto lo stile bancario è in linea con la tradizione; nn so ki di voi ricorda prima della fusione (anni 2000-2002) lo slogan ke a lungo faceva da sfondo in tutte le filiali Banca Commerciale: “Conti perché non sei un conto” e intanto tu li in coda, come ogni giorno e magari giunto davanti all’operatore, ti giravano pure il cartello davanti al naso: “sportello chiuso”, un bell’aperitivo per ki conta…
    ma poi il bello arriva alle trattative commerciali, sì perkè li contavi davvero e i soldi li davano: …certo, come tradizione Italiana a ki li aveva già.

    Alla faccia del virtuosismo decantato delle banche Italiane quando è crollata la bolla speculativa Usa…per anni si sn kinati tutti all’efficienza del sistema Usa, poi allo scoppio della crisi finanziaria giù di sciacallaggio: noi siamo virtuosi…
    Ma in ke film? Appunto negli spot autoreferenziali.

    Non è cambiato nulla,
    ma i buoni filmati, l’abitudine a subire angherie di ogni sorta e la cultura media dell’Italiano, ovviamente uniti alla forza economica di ki può pianificare sostanziose campagne pubblicitarie, abbatteranno tanta naturale indignazione per produrre un alto rendimento a un TASSO DI ONIRICITA’ DELIRANTE.

    Buono ke non ci siano nè tette nè culi a farla da padroni.

    Brava Giovanna e grazie per lo spazio.

    Saluti a tutti
    Franco

  10. io (ex ricercatrice) aggiungerei che guarda caso il ricercatore è un uomo, e guarda caso la donna lascia tutto per seguirlo.
    Ma che caxxx.

  11. Ci ho il marito ricercatore – phd ritornato, e il figlio in età da nido. Sono un campione attendibile!
    Il filmato dell’archibugi è un tantino più realistico – anche perchè afferisce al lotta e vediamo se ce la fai. Il contesto è italico normale non super tecnologico fico: baretto palazzina antica, donne a cavallo dei propri calzoni. e soprattutto s’ha da vede come va a finire.
    Invece il ricercatore con disturbo dissociativo grave, quello la l’è convinto proprio allo stato attuale che rispetto all’america l’italia è meravigliosa. E anche il contesto di riferimento emana quatrini e luccichii a manetta. Insomma capisco che gli accademici debbano fare dei commenti appropriati, ma almeno nell’intimo delle mura domestiche – possono sganasciarsi dalle risate?

  12. La presa in giro non è solo nei confronti dei ricercatori, ma dell’intero paese. Intesa San Paolo è la banca che ha licenziato migliaia di lavoratori Alitalia, riducendo la compagnia aerea nazionale ai margini del mercato, e tiene per il collo decine di enti locali esposti per quasi 300 milioni di euro grazie alla vendita dei titoli derivati. Ci sarebbe dell’ironia da fare sul ricercatore che non trova il volo per tornare a casa, sull’asilo che riapre e poi chiude perché il comune per pagare i debiti tagliai fondi, e via dicendo. Al di là dei singoli ambiti (asilo, ricerca, impresa), questi spot aiutano a far passare il messaggio che la crisi non è poi così grave, che se ti rimbocchi le maniche, come Topolino negli anni Trenta, ce la fai, quindi basta lamentarsi e un po’ di ottimismo, perbacco!, che se poi non ce la fai vuol dire che non ci hai provato e in definitiva la colpa è solo tua. Sa tanto di scambio di favori verso un governo che, fingendo la voce grossa verso le banche, si guarda bene dal privarle dei privilegi acquisiti negli anni e sempre avallati dai diversi governi succedutisi. In tutta sincerità, mi spiace leggere i nomi di quei registi sotto quegli spot: c’è dignità anche nel fare una marchetta.

  13. Tecnicamente si dice che quando è necessaria la voice over, le immagini non parlano da sole.

  14. Signora in Giallo

    Ho notato la stessa cosa che ha notato Luisa, e non mi è piaciuta. Ovviamente oltre al delirio degli spot in se. Come sottolineare, in un momento di insicurezza, quanto il nostro futuro sia nelle mani altrui.

  15. Pingback: Intesa Sanpaolo: su facebook la rivolta dei ricercatori « Café des Ignorants

  16. La Banca diventa custode dei sogni, andiamo sempre più verso un mondo FINITO.

  17. Ciao!

    Grazie per la segnalazione del gruppo che ho fondato su facebook:
    Contro lo spot sul Ricercatore di Intesa San Paolo
    http://www.facebook.com/group.php?gid=364767788979
    Ripeto qui quanto dico sulla pagina del gruppo, date uno sguardo se vi interessa:
    sono consapevole che alcune fondazioni bancarie sostengono la ricerca scientifica in Italia, tuttavia nell´attuale situazione della ricerca nel nostro paese (1,1% del PIL investito contro un obbiettivo europeo del 3% per la fine del 2010, inefficacia della selezione di ricercatori e docenti) un messaggio come “qui e´anche meglio dell´America” e´ non solo ingannevole ma anche dannoso. E´dannoso perche´ maschera una realta´che andrebbe denunciata.
    Sono un ottimista ma credo che l´ottimismo vada usato per sottolineare cio´ che non va e per poi rimboccarsi le maniche e tentare di cambiarlo e non per descrivere quello che piu´che un sogno e´una bugia.
    Grazie!
    Gabriele

  18. Pingback: Pubblicità «

  19. ciao, in spagna é appena uscita una pubblicità simile ma non è della banca. Non esce fuori chi c’e dietro perchè non c’e nessun logo (poi sappiamo che ci sono 20 imprese). Cercano solo di migliorare l’umore pesimista degli spagnoli (con un tasso di dissocuppazione del 20%) e di dire alla gente, sveglia che c’e la puoi fare!
    http://estosololoarreglamosentretodos.org/

  20. Proprio in questi giorni sto valutando diverse soluzioni per far fronte, veramente, ad un risollevamento economico della mia azienda, e leggere i vari commenti che a ragion veduta commentano i famosi 3 spot della nota banca, vengo pervaso da una rabbia immane!!!!! ragazzi ribelliamoci diciamo no a queste continue prese per il culo, esiste veramente gente che si trova in questa situazione, ma non sono le fabbriche che si sono spostate in albania o quant’altro, sono le persone vere che non sanno veramente come portare avanti la propria famiglia.
    Diciamo basta!!!!!!!!!!!!!!!

  21. Spero la che Cosenza perdonerà l’autoreferenzialità di questo commento.

    Ho visto per la prima volta uno di questi spot a cena, proprio nel giorno in cui le risorse umane della società hanno comunicato alla mia responsabile (e non a me direttamente) che il mio stage di nove mesi in intesa sanpaolo non sarebbe sfociato nel contratto a termine promesso, bensì in altri tre mesi di tirocinio: un anno in tutto. Poi verrà il contratto, dicono, perché di me hanno bisogno.
    Com’è facile immaginare, mi è andato di traverso il pasto.
    Per fortuna il mio fidanzato è ricercatore: tra qualche mese partirà per la Germania, dove gli offrono ben tre anni di lavoro a uno stipendio degno. Io faccio parte dell’Italia che lotta per i propri sogni: lo seguirò all’estero, senza nemmeno l’angoscia di dover mollare tutto, perché qui con le mie competenze e il mio impegno non ho ottenuto nulla – nemmeno di essere considerata una persona da chi decide del mio lavoro.

  22. Oltre ad essere distante dalla realtà, tutto ciò mi fa pensare a come si quadri il cerchio di uno stato amico delle banche che non fa nulla per la ricerca lasciando alle banche il compito di fare qualcosa.

    Chiedere prestiti e finanziamenti è ormai un surrogato molto in voga di ciò che ci spetta come diritto, un lavoro ed una paga decente.

  23. Oltre a concordare su un’immagine femminile come al solito ancorata a uno stereotipo, e in questo potrei aggiungere che le altre donne presenti guarda caso vorrebbero aprire un asilo (cos’altro, altrimenti?) penso che Intesa San Paolo avrebbe fatto molto meglio a usare questi soldi per finanziare a fondo perduto – e non con le solite regole di strozzinaggio bancario – un progetto di ricerca o un’innovativa idea imprenditoriale, magari lanciando un bando di partecipazione via web.
    Meno ipocrita e più utile.

  24. Pingback: Intesa Sanpaolo: su facebook la rivolta dei ricercatori « Cafe des Ignorants

  25. Anche a me come a Luisa colpiva la scelta, piuttosto banale ormai,
    1. ricercatore uomo;
    2. fidanzata che lascia tutto per amore e lo segue;
    3. nei sogni dell’eroina quella di ricostruire una Scuola d’infanzia.

    Le donne presenti negli spot o sono innamorate e seguono o, se aspirano a un lavoro, è quello che più risponde agli stereotipi vigenti: tra i bambini, insegnamento o cura.

  26. Riguardo il tema”fuga di cervelli”.
    Non so se qualcuno ha visto recentemente la pubblicità che annuncia la prossima messa in onda della nuova serie de “La pupa e il secchione”,(Su youtube ho cercato ma non ho trovato l’ultima versione).
    La voce fuoricampo afferma che hanno trovato(penso gli autori del programma),il metodo per non far scappare i cervelli dall’ Italia. La telecamera gira l’angolo del laboratorio dove è girato e ci troviamo di fronte a un avvenente ragazza che ovviamente fa imbambolare il cervellone.
    Secondo me, QUESTA è una vera presa in giro.
    Lo spot Intesa propone dei prestiti per realizzare i propri sogni nel nostro paese, lo spot del programma promette invece bellissime ragazze in grado di “far svegliare” il cervellone che secondo l’opinione comune non frequenta ragazze ed è senza vita sociale.L’apoteosi del luogo comune.

  27. Pingback: Escaping Brains – La ricerca fraintesa « Sindrome di Snoopy

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