I nuovi giornali on line sono maschilisti?

Negli ultimi due anni sono nate in Italia diverse testate giornalistiche on line, che hanno fatto boom, entrando rapidamente fra i siti più frequentati e commentati in rete. Penso anzitutto al Fatto Quotidiano di Antonio Padellaro, che nasce in rete con L’Antefatto nel giugno 2009, va su carta a settembre 2009, e poi in rete nella versione attuale, sotto la direzione di Peter Gomez, da giugno 2010; penso a Il Post di Luca Sofri, nato a metà del 2010 e diventato in pochi mesi il blog più cliccato d’Italia, addirittura più di Beppe Grillo che ora è secondo.

Poi nell’ottobre 2010 sono arrivati Lettera 43 di Paolo Madron, e a gennaio di quest’anno Linkiesta di Jacopo Tondelli, che pure loro a quanto pare stanno andando bene. Insomma, seppure in ritardo rispetto a molti altri paesi, per fortuna anche da noi il giornalismo on line sta decollando.

Non sono una giornalista e perciò lascio ad altri la discussione sui rapporti fra giornalismo tradizionale e on line, sull’affidabilità di entrambi, sulla crisi dei giornali cartacei e i successi di quelli on line. Cose di cui già molto si parla in rete.

Mi limito però a esprimere un disagio che ho sempre avvertito navigando questi ambienti: sono dominio nettamente maschile. Ne parlo solo oggi perché ho finalmente trovato il tempo di togliere vaghezza al mio disagio e fare un po’ di conti.

Il Fatto Quotidiano Cominciamo dal Fatto Quotidiano: stando a Wikipedia, oggi la redazione è composta da 45 persone (all’inizio erano 16), ma solo 11 sono donne, vale a dire circa il 24%; inoltre, su 262 blog (se ho fatto bene i conti) che afferiscono alla testata on line, solo 61 sono di donne, il che vuol dire circa il 23%.

Il PostIl Post: 1 direttore, una redazione composta da 2 maschi e 2 femmine, più 2 collaboratori maschi e 1 segretaria di redazione, il che significa 8 persone di cui 3 donne, cioè il 37,5% (vedi Chi siamo). Malino, non malissimo. Ma se contiamo le firme, le donne quasi svaniscono: su 46 autori solo 7 sono donne, cioè circa il 15%.

Lettera 43Per fortuna nella redazione di Lettera 43 le cose vanno molto meglio (vedi Staff): è vero che il direttore Paolo Madron è un uomo (come negli altri casi), ma il redattore capo Nadia Anzani è una donna (wow); inoltre, nella redazione di 16 persone, ben 11 sono donne, vale a dire una maggioranza del 68,75%. E se è vero che la segretaria di redazione è come sempre una donna, è anche vero che il direttore editoriale lo è. Evviva.

LinkiestaL’ottimismo si spegne subito se frughiamo nella redazione di Linkiesta: 14 persone, di cui solo 1 donna. Suona forse meglio se diciamo che qui le donne sono poco più del 7%, ma sempre una sola è.

TIRANDO LE SOMME

Insomma, stando a questi numeri e tenendo conto che nel Parlamento italiano – di cui tutti lamentiamo il maschilismo – ci sono 191 donne su 945 parlamentari, e cioè solo il 20,2%, ebbene: in Italia il cosiddetto «nuovo giornalismo on line» – a parte Lettera 43 (sia lodata!)appare a volte più maschilista della già molto maschilista politica italiana.

Allora mi chiedo: perché? Non ci sono abbastanza giornaliste che abbiano interesse per la rete? Non ci sono abbastanza giornaliste in generale? O non ci sono abbastanza giornaliste che siano adatte alle nuove testate on line?

Insomma, dove lavorano le giornaliste italiane? Non voglio pensare siano relegate (o si siano auto relegate) alle testate femminili… o sì?

😦

55 risposte a “I nuovi giornali on line sono maschilisti?

  1. Forse le giornaliste sono nello stesso luogo in cui stanno le donne medico, le donne ingegnere, le donne avvocato, le donne economiste, le insegnanti universitarie, le donne ricercatrici, le donne che parlano correntemente tre lingue, le donne che, oltre alle professioni sopra citate, e a innumerevoli altre, magari gestiscono anche casa e famiglia: stanno suonando da anni al campanello di una porta che si apre solo molto raramente, mentre gli uomini passano da un’altra entrata, che si apre solo per loro, come il muro che nasconde ai babbani Diagon Alley.

  2. Considerazione ovvia ma… i giornali cartacei che rapporto hanno tra giornalisti e giornaliste? Non sarei stupito se fosse simile, visto il “paesello” in cui viviamo.

    Sarebbe semplicemente l’applicazione al giornalismo dei soliti pregiudizi e discriminazioni di genere: anche nell’informatica in genere lavorano più uomini che donne e le donne tendono a essere pagate di meno e a fare meno carriera, anche se in media sono più brave dei loro colleghi maschi… o almeno questa è la mia sensazione per la media di quelle e quelli con cui ho avuto il piacere -o il dispiacere- di lavorare… ;-D

  3. Considerazione ovvia ma… i giornali cartacei che rapporto hanno tra giornalisti e giornaliste? Non sarei stupito se fosse simile, visto il “paesello” in cui viviamo.

    Sarebbe semplicemente l’applicazione al giornalismo dei soliti pregiudizi e discriminazioni di genere: anche nell’informatica in genere lavorano più uomini che donne e le donne tendono a essere pagate di meno e a fare meno carriera, anche se in media sono più brave dei loro colleghi maschi… o almeno questa è la mia sensazione per la media di quelle e quelli con cui ho avuto il piacere -o il dispiacere- di lavorare… ;-D

  4. Huffington Post è stato creato da Arianna Huffington, donna e non di primo pelo. Stessa cosa vale per Daily Beast, a cui oggi si è aggiunto Newsweek di Tina Brown.
    Giovanna, sì, la stampa italiana è maschilista come tutto in qs Paese.
    C’è da notare poi che giornalisti che in Italia trovano l’argomento donne di scarso interesse, si conivolgono con ossequio quando intervistano donne che vivono all’estero, seppur italiane: come in qs caso dove Telese intervista Barbara Serra: http://www.lucatelese.it/?p=670.
    Quando vivevo all’estero ho spesso assistito a conferenze stampa dove i giornalisti maschi italiani, quando sono in un contesto internazionale, mostrano rispetto e imbarazzo verso le colleghe tostissime straniere. Riescono ad essere galli solo qui, nel pollaio nostrano. Succede la stessa cosa a Perugia: ossequiosi verso le giornaliste estere, misogini e supponeneti in casa.
    Bisogna fare come Barbara Serra, che lavora all’estero e quindi si merita l’interesse del nostrano Telese?
    Io credo che dipende molto da noi donne, dal chiedere tutto e subito, senza più attendere. Tolleranza zero.

  5. Attilio A. Romita

    Qualche commento visto il “grande paese” in cui viviamo.
    Dal lontano 1965 ho lavorato nel settore dell’informatica, allora il numero delle donne era sicuramente maggiore al numero degli uomini perchè c’erano molte “perforatrici”, operatrici di data entry si direbbe oggi; nei miei ultimi 10 anni di lavoro, una grande multinazionale, enei seguenti 8 anni di consulenza un po dovunque ho visto che il numero delle signore era arrivato (giustamente? piacevolmente? meritatamente? lascio a voi l’avverbio) a percentuali molto alte se non alla parità. Non mi sento di fare una classifica di bravura, al di là delle leggnde metropolitane, ma posso dire che bravura e non bravura come acetaggine (prendere d’aceto) e disponibilità erano equamente distribuite e mi riferisco sia a capi/e che ho avuto sia a collaboratori/colaboratrici.
    Riguardo giornali e giornaliste forse sarebbe utile avere dei dati precisi su i dati generali e sugli andamenti. Guardando lla TV mi sembra che le nuove leve giovani di giornaliste siano in aumento e non credo per il solo fattore estetico o per velinismo. Si consideri che il pubblico TV è per il 50% maschile eper il 50% femminile e che la TV (soprattutto commerciale) tende a “servire” tutti e quindi un eccesso di “belle ragazze” potrebbe dispiacere al 50% femminile che è un 50% che acquista.
    Sicuramente in tutto il mondo le percentuali di donne in tutti i settori era molto limitata e tende ad aumentare, ma già oggi ci sono molte Primo Ministro e solo ieri c’era solo qualche deputato.
    “natura non facit saltus” diceva Linneo oltre 200 anni fà e lo stesso detto potrebbe essere applicato ai cambiamenti della Società!

  6. Disambiguerei il significato di ‘maschilismo’ e del derivato ‘maschilista’

    (Sabatini Coletti:
    ” • agg. Caratteristico del maschilismo; che si ispira al maschilismo: mentalità m.
    • s.m. e f. Chi accetta e sostiene il maschilismo”.

    Distinguerei fra l’accezione registrata dai dizionari

    (Sabatini Coletti: “• Atteggiamento per cui l’uomo si reputa superiore alla donna in contesti sociali e privati”)

    e quella, non ancora registrata nei dizionari, “preponderante presenza maschile”.

    Mi pare che ci si stia riferendo alla seconda accezione.
    E’ possibile che ci sia una relazione fra le due cose, nel senso che la seconda consegua dalla prima. ma le due cose sono diverse.
    E la relazione casuale va argomentata, piuttosto che presupposta.

  7. Correggo l’ultima riga: “causale”, non “casuale”

  8. D’accordo sulla precisazione, Ben, ma ho deciso di fare un titolo un po’ sparato, dando per presupposto il nesso. In un titolo non si riesce ad argomentare nulla, no? Ma ciò che emerge da quella sfilza di firme maschili è soffocante, e dunque la parola “maschilista” (che peraltro non amo particolarmente e uso pochissimo) ci stava proprio, perdonami.

    Specie se leggi le considerazioni di Lorella Zanardo, che non riguardano solo l’ambiente del giornalismo, ovvio.

    Ho però centrato l’attenzione sui giornali on line, oggi, perché sono stanca di sentire persone che descrivono la rete come un fantastico mondo di democrazia aggiunta in cui anche le donne finalmente possono esprimersi alla pari.

    Ma – lo si è detto molte volte qui, ma evidentemente non basta mai – la rete rispecchia semplicemente la società in cui viviamo. E queste “nuove” testate on line saranno anche nuove per mille motivi, ma vecchissime per quanto riguarda il maschilismo (in tutti i sensi) che vi si respira.

  9. Attilio A. Romita

    Penso che il problema non sia semantico in quanto ognuno di noi ha ben chiaro in testa il concetto che varia leggermente a seconda del contesto.
    Quasi sempre è una accezione negativa, anche nel caso di “preponderante presenza maschile” intesa come “ci sono molti maschi perchè le donno non sono capaci”.
    Io ritengo che se ci impelaghiamo su discorsi semantici o su trappole del tipo “io ritengo che lui/lei dicesse perchè lei/lui aveva interpretato quello che lui/lei aveva scritto come un pensiero che discendeva da un esperienza che lei/lui fatta…..” non arriveremo mai a nulla. Notate che ho alternato lui/lei a lei/lui solo per gioco semantico e non per sottili e perfide manovre maschiliste!!:)

  10. situazioniassurde

    io sarò ingenuo, ma non credo che sia voluto nel mondo giornalistico questa disparità, magari ci sono poche donne in percentuale rispetto agli uomini che hanno voglia di lavorare nel giornalismo politico (è una mia ipotesi). nel mondo politico invece credo che la figura femminile venga usata male. Buona giornata.

  11. In Italia il pregiudizio sessista crea dei modi specifici nelle logiche di cooptazione ma anche nei modi di relazionarsi e di dialogare, di dare credito. Questa cosa io l’ho constata anche nei sistemi di comunicazione nella rete – la quale appunto non è mai meglio della realtà o peggio – è la sua traduzione in altro mezzo. Insomma la questione non mi stupisce. “Il fatto quotidiano” poi in quanto a maschilismo si è già molto distinto anche per gli articoli di Massimo Fini.

  12. ho letto velocemente, e se mi è sfuggito qualcosa me ne scuso. ma mi pare che tu stia parlando di redattori assunti. il “parco giornalisti” di una testata può essere molto diverso, demograficamente, di quello che appare guardando solo gli assunti.

  13. Grafica editoriale e pubblicitaria da oltre vent’anni, sono estremamente sensibile al “tema” qui proposto.
    Un mio caro amico periodicamente mi ricorda:

    «Paula, gli uomini hanno paura della “verità” delle donne».

    E forse è vero.
    Forse è il vero motivo per cui gli uomini ci hanno cucito addosso la veste di “sesso debole” fin dagli albori della razza umana: questione si sopravvivenza!
    🙂

    Personalmente mi sono ritrovata tante volte nella situazione di risultare “scomoda” in un team di soli uomini, semplicemente perché professionale, attiva, propositiva, coerente ed imparziale.
    Ma qui mi fermo. Altrimenti vado a toccare altre problematiche, del mondo del lavoro, tipicamente italiane…
    Pau

  14. Attilio A. Romita

    La precisazione di Lavinia mi sembra importantissima per due motivi: è scritta da una signora e quindi non si può dire che ci sia interesse a “spostare le carte in tavola”; il secondo, importantissimo, ci dice che qualsiasi rilevazione numerica potrebbe celare degli errori sistemici che la rendono invalida in assoluto. Ovviamente non voglio dire che l’analisi che ha dato luogo a questa discussione non abbia tenuto conto del “fattore Lavinia” o che volutamente non ne abbia voluto tener conto, ma vorrei sottolineare che molte volte approcci numerici che non tengono conto di quelle che in fisica si definiscono condizioni al contorno, producono risultati errati.
    Solo per fare un esempio numerico con deduzione filosofica.
    Se ho un bicchiere alto 10 cm e lo riempio, senza dichiarare se fino al bordo o solo un centimetro sotto, posso compiere un errore del 10%, se poi butto la metà del liquido, il bicchiere potrà essere filosoficamente mezzo pieno o mezzo vuoto, ma praticamente nel bicchiere ci saranno 5cm o 4,5 cm e ciascuna delle due misure potrà essere realmente più o meno del 50% a seconda della condizione iniziale: il bicchiere è pieno quando il liquido trabocca o. come normalmente accade, il bicchiere è pieno quando il liquido arriva circa un cm sotto il bordo.
    Anzi, secondo le regole del galateo, la quantità di liquido in un bicchiere deve essere al di sotto di mezzo bicchiere ……salvo per la birra!!:):)

  15. Attilio A. Romita

    Paula, la tua autocertificazione di “Personalmente mi sono ritrovata tante volte nella situazione di risultare “scomoda” in un team di soli uomini, semplicemente perché professionale, attiva, propositiva, coerente ed imparziale.” mi fa paura e, onestamente, un collaboratore/trice così drasticamente sicuro delle sue capacità penso che potrebbe fare solo il libero pensatore in cima ad una montagna….il lavoro di gruppo non è per lui/lei!

  16. Attilio, Lavinia, per favore: non sono una sprovveduta. Non parlo di assunzioni perché non conosco i termini contrattuali dei signori e delle signore che compaiono formalmente in quelle redazioni. Ma non mi riferivo solo alle redazioni ufficiali che compaiono nel “Chi siamo” o “Redazione”.

    Fra l’altro, secondo me molti di coloro che stanno nella “redazione ufficiale” non sono affatto assunti. Lavinia: mi pare che tu sappia bene che i giornali difficilmente assumono, no? 😉

    Attilio, iI contesto di contorno è anche peggiore, le assicuro. Ma non ne ho parlato perché i numeri parlano una lingua dura, asciutta, e in quanto tale meno attaccabile, mentre sul contesto potevo sentirmi dire: e tu che ne sai? Ne so come osservatrice esterna e ho informazioni anche dall’interno. Le donne tendono a essere sottoposte, per esempio. Segretarie, esecutive, eccetera. Ma troverò sempre chi – da sopra – lo nega.

    Inoltre, visti da fuori: è due anni che leggo quasi solo firme maschili su quelle testate. La situazione degli autori e delle firme, a naso, è anche peggiore che quella delle redazioni ufficiali. Per quanto riguarda il Fatto quotidiano, ho persino fatto il conto (a mano) dei blog che afferiscono alla testata on line e… vi assicuro, fra l’altro, che molte di quelle firme femminili… ehm. Per esempio Debora Serracchiani compare sia sul Post che su Il fatto: e l’ho contata due volte per principio, però… mi spiego?

    Per curiosità, facciamo un gioco: andate a vedere la home de http://www.ilfattoquotidiano.it in questo preciso momento. Guardate tutte le fotine degli autori di blog che vi compaiono e… quante donne?

    Rifate la prova domani e…

    Contate, forza!

    😦

  17. non sei affatto una sprovveduta, ma chi appare nella redazione ufficiale è assunto. chi non è assunto non appare.

  18. Questo onestamente non lo so, Lavinia. Cercherò di informarmi. Quello che volevo dire è che la situazione delle firme esterne è peggiore, come ho scritto nel commento sopra.

  19. @ Attilio A. Romita – Grazie!
    Grazie per aver sottolineato come una donna così “sicura di sé” faccia paura!
    Ne terrò conto…
    Un caro saluto,
    Pau

  20. Non conosco il mondo del giornalismo. Sono un ingegnere e lavoro in aziende manufatturiere da dieci anni. Io e le mie colleghe siamo mosche bianche in un mondo al 90% maschile. A me sembra che sia l’articolo che ha dato via a questa discussione, sia i commenti che ne sono seguiti possano essere applicati senza problemi anche a fatti a cui assisto ogni giorno io nel mio ambito. Penso valga anche in molti altri contesti. Sono anni che viene denunciata la disparità di trattamento tra uomini e donne: puntualmente si riaprono forum, discussioni. A volte li seguo, spesso lascio perdere e conduco le mie battaglie in privato, solo per ciò che mi riguarda: alcune le vinco, altre le perdo. In generale, però, il clima non cambia. Adesso sono arrivata al punto in cui vorrei smettere di leggere o di intervenire acidamente sull’argomento: la maggior parte delle volte mi scontro contro muri spessi che non cedono di un millimetro. Vorrei sporcarmi le mani, una volta tanto, e fare qualcosa. Però cosa? Come, con quali mezzi, in quali forme si possono concretamente cambiare le cose? Io non l’ho ancora capito. Forse potete aiutarmi voi.

  21. organizzo e seguo eventi nel mondo del design, posso garantire che li sono relegate il gran numero delle giornaliste on line, e questo riguarda portali molto noti e “riviste” sconosciute. A Milano di recente mi sono ritrovato con 60 giornaliste donne accreditate e zero maschi. le retribuzioni medie a pezzo dai 15,00 a 50,00 euro 😦

  22. ciao giovanna,
    il tema mi interessa moltissimo, per ovvie ragioni.
    tempo fa ho ricevuto dal comitato pari opportunità della fnsi un documento sulla condizione (contrattuale e lavorativa) delle giornaliste.
    mi è talmente piaciuto e l’ho sentito così mio che ne ho parlato in questo mio post, poi ripreso anche da loredana lipperini:
    http://articolo37.wordpress.com/2011/03/13/un-certo-genere-di-giornalismo/
    che ne pensi? che ne pensate?
    buon lavoro,
    mara

  23. Maria Chiaramonte

    Cara Giovanna,
    ti ringrazio di aver fatto questa analisi e di averla pubblicata. Innescando (ovviamente) un dibattito.
    Il disagio da cui è partita la tua curiosità è lo stesso che provo io, ma a volte capita, soprattutto in alcuni luoghi, di avvertirlo solo come uno sfondo non meglio identificato.
    Vado sul “Il Fatto Quotidiano” e vedo una simpatica iniziativa i “signori Rossi”: adotta un semoforo, vestiti di rosso e scattati una foto. Finalità: i signori Rossi vs la corruzione. Le azioni delle persone comuni contro la corruzione. Avrei una piccola storia da raccontare, proprio una storia di discriminazione sessuale, che guarda caso, mi trovò protagonista …difendendo un uomo… ovvero tutelando gli interessi legittimi di un uomo in un concorso pubblico… una storia di molti anni fa, di cui vado fiera.
    ma non me la sento di fare IL SIGNOR Rossi. LA SIGNORA Rossi, magari sì!
    Ho comunque commentato citando il tuo post di oggi. Vediamo.

  24. Può essere utile tenere presente che in Italia su 100 occupati 60 sono maschi e 40 femmine, all’incirca. (Dati Istat 2010: tasso di occupazione maschile 76,2%, femminile 50,9%.)

    Dai dati di Giovanna risulterebbe (se non ho sbagliato il conto) che, su 100 giornalisti on line, all’incirca 76 sono maschi e 24 femmine.
    Questo significa che, anche in riferimento alle % di occupazione maschile e femminile (che già descrivono una situazione svantaggiosa per le donne), le donne nelle redazioni dei giornali sarebbero nettamente sotto-rappresentate: 24% invece di un prevedibile 40%.
    Ciò comporterebbe che le donne siano sovra-rappresentate in altre occupazioni, probabilmente meno qualificate.

    I condizionali sono d’obbligo, dato che il campione di Giovanna molto probabilmente non è statisticamente rappresentativo.
    Il che vuol dire che la situazione delle donne potrebbe essere migliore di quello che questi dati suggeriscono, oppure addirittura peggiore.

  25. Attilio A. Romita

    Ben, penso che il tuo ragionamento statistico non sia giusto.
    Penso che si dovrebbe tener presente che esistono lavori essenzialmente femminili per tradizione o per predisposizione naturale (puericultura, maestri d’asili, industria elettronica, etc.) e, di converso lavori maschili (guidatori di camion, operai industria pesante, carpentieri, etc.) e poi lavori ambisesso e tra questi tutte le professioni liberali.
    Ho provato a contare, molto rapidamente, i contributi maschili e femminili su due settimanali “neutri”: SETTE (allegato del Corriere della Sera) e Corriere delle Comunicazion (tabloid settimanale specializzato). La ripartizione è simile e dell’ordine 65/35. Visto l’handicap, nell’accezione sportiva del termine, secolare con il quale sono partite le nostre amiche, mi sembra un buo risultato.

  26. Attilio, il mio era (dichiaratamente) un ragionamento a spanne. Lo è anche la tua obiezione.
    Servirebbero i dati di qualche ricerca sistematica e seria sul tema. Se qualcuno/a ne è al corrente, potrebbe gentilmente indicarla.

  27. Attilio A. Romita

    Ben, sicuramente anche il mio commento, come molti altri che ho fatto, sono eseguiti con lo “spannometro differenziale sperimentale” che quasi sempre ci azzecca, ma sicuramente non arriva al secondo o terzo decimale dei ricercatori professionali che, talvolta, prima decidono il risultato sulla base del sopraddetto spannometro e poi lo provano.
    Io credo, pronto a qualsiasi smentita da parte di chiunque, che nelle cosiddette professioni liberali le donne sono partite con un ritardo, sicuramente non imputabile a loro, di almeno 1000 anni e praticamente negli ultimi 50 anni hanno recuperato circa il 30% delle posizioni e questo mi sembra un buon risultato. Sicuramente la velocità di recupero rallenterà, ma questo è normale.

  28. Pingback: Maschilismo, femminismo, immobilismo « unarosaverde

  29. le cosiddette “firme del Post” (quorum ego) a quanto ne so non hanno nessun contratto né guadagnano un euro. Non so se siano state scelte per amicizie varie del direttore o cos’altro, ma mischiarle a chi fa parte della redazione mi pare fuorviante.

  30. @claudio: 50 euro a pezzo? uauuuuu dove dove??

  31. Non ho capito gli ultimi tre post due dei quali praticamente anonimi. Mi aiutate a capire!

  32. @Lavinia, sono cifre che mi hanno riferito non so esattamente a che quantità di lavoro corrispondano, parlare di cifre con chi fa quel tipo di lavoro equivale ad entrare in una valle di lacrime e cerco e solitamente evito di rigirare il coltello nella piaga.
    Intendevo sottolineare che quando si tratta di lavoro sottopagato le quote rosa sono maggioranza bulgara.

  33. ho fatto il giochino ora:
    19 fotine di uomini prima di arrivare alla fotina di Lidia Ravera, seguono altre 5 fotine di uomini, una fotina di Valeria Gandus, fotina di uomo, fotina di Caterina Soffici, FQ di Londra, 6 fotine di uomini, fotina di Teresa Guccini, ultima fotina di uomo vicedirettore.

  34. Post interessante.
    Sofri scendi dal tuo scranno e commenta questo post.
    La rete è partecipazione!

  35. o sono un precario che lavora nel web marketing e viene da una vita di contratti dii collaborazione e stage non retribuiti. Adesso ho deciso di mettermi in proprio e avviare un progetto editoriale/web-marketing con un mio amico. Oltre a questo continuo a fare colloqui, anche con agenzie web e comunicazione molto importanti, ma non riesco mai a fare l’ultimo passo, quello verso l’assunzione. E molti miei amici, specialmente ex-colleghi di comunicazione sono messi molto, molto peggio di me.Questo per dire che in questi tempi la credenza che gli uomini abbiano un “percorso preferenziale” magico per il mondo del lavoro non sia più veritiera, almeno per la mia generazione, che probabilmente non vedrà mai né famiglia né pensione. Dai vostri discorsi francamente mi pare che alcuni non si rendono conto della situazione di merda in cui viviamo noi trentenni, dato che ragionare secondo gli schemi uomo-donna nel precariato mi sembra una visione perlomeno semplicistica e stereotipata. Rimanendo al contenuto del post, io da uomo di marketing do la mia interpretazione:
    Se ci limitiamo alle cifre pure e semplici qui presentate, le conclusioni tratte sono ovvie . Però per me mancano alcune cifre fondamentali per capire il discorso:
    : Quanti sono i blogger maschi in Italia rispetto a quelle femmine? Quanti tra i blog che parlano di politica? Quanti tra i primi cento in Italia? Come è composto il target di queste testate? E ritorno al punto focale: Qual è il raporto tra blog maschili e femminili che si occupano di politica? E qual è la sifferenza in termini di accesi e engagement dei lettori? Altrimenti parliamo veramente di niente.

  36. Se ad esempio tra i primi cento, mille, diecimila blog politico-giornalistici ci fosse una grossa sproporzione uomo-donna vorrebbe dire che al momento gli uomini sono stati migliori e si tratterebbe di meritocrazia la loro presenza maggiore come blog sulle testate online, dato che la tendenza è pescare fieme dal mondo dalla rete piuttosto che dal giornalismo vecchio stampo. Starebbe alle donne cambiare la situazione e scrivere contenuti interessanti. Come tra l’altro fa la Cosenza, che scrive su repubblica…

  37. So che ovviamente in questo caso si parla di giornalismo inteso come cronaca, e anche se in molti storceranno il naso posso dire che la situazione nei giornali di moda è per ovvie ragioni molto diversa.
    Anche se è da menzionare il felice caso di Franca Sozzani, che oltre a dirigere Vogue, è anche il direttore editoriale di tutta la Condè Nast (che include anche giornali come Wired e Vanity Fair).

  38. Beh, quel che è certo che noi abbiamo dovuto farci sentire più di una volta in merito a scelte editoriali on line piuttosto maschiliste. Sarebbe interessante capire se queste siano state anche o meno la conseguenza di una redazione a prevalenza maschile così come sarebbe interessante anche un’analisi della composizione dei lettori. Un tema interessante.

  39. Maschilisti solo perché i maschi sono più numerosi? Be’, si vede che non sei giornalista. I giornalisti, con tutti i limiti, almeno sanno informarsi, e un errore del genere non l’avrebbero fatto. Parti dal fatto che se ci sono più maschi l’deologia sottostante sarebbe maschilista. E allora nelle redazioni di moda, con tutte donne, ci sarebbe il femminismo? E pensi che tutto debba essere imposto dall’alto, ma ti sfugge che alle donne, a molte donne, lavorare per cose online non piace. Non lo sai che purtroppo le donne italiane non amano il computer? Come per la politica. Se le donne non si presentano le vuoi mettere candidate d’autorità. Asesso con le quote rosa imposte ne vedremo delle belle (figurativamente…)

  40. Caro Nico, intanto ti invito a moderare i toni. Dopo di che è evidente che non conosci né me né questo blog, perché abbiamo discusso più volte esattamente i punti che tu indichi – peraltro piuttosto ovvi, nei termini in cui li metti – inclusa la meno ovvia questione delle quote rosa in politica e nei cda. E il post che ho scritto oggi critica una redazione a maggioranza femminile esattamente nella direzione che dici tu.

    Non sono una giornalista, ma una docente universitaria. Però, se permetti, sulla capacità di informarmi e fare ricerca con attenzione e metodo, ne so abbastanza, perlomeno per non cadere in errori grossolani come quello che tu indichi. In un post di poche righe, comunque, non si fa ricerca né tanto meno la si esaurisce. Al massimo si danno spunti, magari per provocare una discussione, stimolare approfondimenti. Inoltre, se rileggi per bene il post, puoi notare che nel titolo c’è (appositamente) un punto interrogativo.

    Se ti posso suggerire: la prossima volta, prima di entrare a gamba tesa in uno spazio che non conosci, leggi magari qualche post in più, fa’ una ricerca all’indietro. E poi magari – in ogni caso – usa un po’ più di delicatezza, così, tanto per rispettare il prossimo, anche se non lo conosci. Anche perché lo stile con cui scrivi qualifica innanzi tutto te. Grazie comunque per aver commentato.

  41. E il post che ho scritto oggi critica una redazione a maggioranza femminile esattamente nella direzione che dici tu.

    E’ vero, personalmente l’ho apprezzato molto. Però la critica al lavoro delle donne giornaliste, redattrici, veline o altr. che ‘remano contro’ (mi riferisco a come viene percepito, qui, chi alimenta una certa ‘cultura di fondo’), non viene mai approfondita quanto quella agli uomini giornalisti. Di solito resta lì appesa, con un sottotesto del tipo: sono ‘vittime’ delal cultura maschilista, quindi non veramente responsabili come i maschi. Magari è un sottotesto che non c’è, che leggo solo io, e naturalmente posso sbagliarmi, come tutti. Ma la sensazione che le donne – in qualsiasi ambito, e qualsiasi cosa facciano – godano sempre di un’attenuante in più, di una ragione in più per non essere fino in fondo e completamente ‘accountable’ per quello che fanno, mi resta. Non solo qui, certo. Anche nella vita di tutti i giorni. Nel quotidiano – famiglia, lavoro, relazioni e via dicendo – registro esattamente il contrario di quello che viene registrato e denunciato qui, da cui la dissonanza cognitiva. la mia non è una posizione ideologica o militante, solo una diversa percezione. Spero che possa essere accolta e rispettata come tale. Non considero ‘nemiche’ le percezioni altrui, se oneste e argomentate, e se non offensive.

  42. Diana, hai ragione: quel che dici è un problema della nostra cultura e io combatto tutti i giorni contro questa tendenza…

    Ho già scritto molti post sul tema, ma evidentemente restano più impressi articoli che si prestano meglio a forzature nell’altra direzione, quella che mette all’indice il sessismo dei maschi e assolve quello delle femmine. Ci tornerò più spesso sopra, d’accordo.

  43. mi interessano molto. Se e quando hai tempo, me li puoi segnalare? Grazie!
    d

  44. @ nico valerio “le donne italiane non amano il computer? Come per la politica”
    due banalità. donna italiana, il laptop è il mio migliore amico.
    la politica? sei forse giovanardi?

  45. Pingback: I cattivi maestri « Un altro genere di comunicazione

  46. Gentile sig.ra Cosenza,
    Lei parte dal presupposto che se in una redazione la maggioranza è composta da uomini allora c’è AUTOMATICAMENTE discriminazione nei confronti delle donne, a questo proposito, se mi consente, Le vorrei fare alcune domande:

    1. E’ così inconcepibile che gli uomini presenti possano essere stati più meritevoli o avere maggiori titoli?

    2. Lei per caso ha controllato i curriculum di tutti quanti e tutte le domande di assunzione ricevute dalle redazioni? O forse si basa sul concetto, ormai di moda che “le donne sono più brave degli uomini”, e quindi reputa IMPOSSIBILE che gli uomini possano avere avuto maggiori titoli e/o meriti?

    3. Se fosse stata una maggioranza di donne si parlerebbe di giornali “femministi”? O forse si canterebbe vittoria e si celebrerebbe il funerale del mondo maschile, ormai diventato inutile?

    4. Il corpo insegnante, una funzione importantissima, è ricoperta quasi interamente da donne, anche quì Lei può parlare di discriminazione, o, siccome siete in maggioranza voi, allora sicuramente ci sono dei motivi validi?

    e ancora

    5. Per quale motivo “maschilista” significherebbe disprezzare le donne e “femminista” NON PUO’ significare disprezzo per gli uomini?

    6. Lei pensa che non ci siano donne che disprezzano gli uomini?

    Ovviamente Lei non è obbligata a rispondere alle mie domande, e mi permetto di avere dubbi che Lei lo farà, purtroppo molte donne, da un po’ di tempo a questa parte hanno un po’ troppo l’abitudine a sentirsi delle entità intoccabili alle quali tutto è dovuto. Nel caso mi sbagliassi, e quindi Lei deciderà di rispondere, Le sarei molto grato se fosse tanto precisa, diretta e sintetica come lo sono stato io, sa sono allergico ai giochini delle tre carte e alle “supercazzore” di Tognazziana memoria

  47. Gentile signor Claudio, dalle domande che lei pone, è chiaro che è la prima volta (o una delle prime volte) che legge questo blog. Non è una colpa, ovviamente. Dunque le rispondo, contrariamente ai suoi pregiudizi nei miei confronti e nei confronti di “molte donne”, come lei dice (“pregiudizi” = giudizi che sono formulati prima di aver accertato la realtà che si vuole giudicare).

    Non rispondo a tutte le sue domande, ma solo a quelle la cui risposta, mi pare, implica una risposta anche alle altre.

    5. Per quale motivo “maschilista” significherebbe disprezzare le donne e “femminista” NON PUO’ significare disprezzo per gli uomini?

    Ha ragione, infatti non ho mai amato la parola “femminista” e non vedo perché lei debba pregiudizialmente pensare che io sia o mi definisca femminista. Diciamo che combatto ogni forma di sessismo, di cui il maschilismo (come pure il femminismo) sono solo due manifestazioni. L’omofobia è un altra forma di sessissimo che combatto, per esempio, e potremmo continuare.

    6. Lei pensa che non ci siano donne che disprezzano gli uomini?

    Certo che ci sono, e certo io NON sono fra queste.

    3. Se fosse stata una maggioranza di donne si parlerebbe di giornali “femministi”? O forse si canterebbe vittoria e si celebrerebbe il funerale del mondo maschile, ormai diventato inutile?

    Se ci fosse una maggioranza di donne in una testata giornalistica, mi interrogherei ugualmente su questa stranezza. Di fatto giornali a maggioranza femminile ci sono, in Italia, e sono i cosiddetti “giornali femminili”, che certo non apprezzo.

    4. Il corpo insegnante, una funzione importantissima, è ricoperta quasi interamente da donne, anche quì Lei può parlare di discriminazione, o, siccome siete in maggioranza voi, allora sicuramente ci sono dei motivi validi?

    Mi piacerebbe certamente una scuola in cui ci fossero più uomini. Ma sa perché nella scuola il numero di uomini è progressivamente calato, caro Claudio? Perché gli stipendi sono molto bassi e il ruolo dell’insegnante è stato progressivamente squalificato nella società italiana. Si immagini un mondo in cui un insegnante di scuola media prendesse almeno 4000 euro netti al mese e fosse da tutti rispettato per autorevolezza e autorità (come peraltro dovrebbe essere, visto che agli insegnanti è affidato il delicatissimo compito di formare esseri umani in fase di sviluppo cognitivo e psicofisico). Non crede che gli uomini tornerebbero a moltiplicarsi?

    Per quanto riguarda le prime sue domande, la risposta è in parte implicita in quelle che le ho dato, quanto meno perché ora dovrebbe esserle più chiaro, spero, che il mio porre l’accento su questi numeri non comporta le inferenze che lei ha fatto, ma era semplicemente volto a stimolare il dubbio (legittimo, in una società sessista come quella italiana) che la composizione di redazioni a nettissima maggioranza maschile potrebbe – dico “potrebbe” e gradirei una verifica da parte di qualcuno, o una risposta da parte di queste redazioni – essere basata su pregiudizi sessisti, visto che è statisticamente molto strano che in Italia non ci siano giornaliste donne titolate per quelle redazioni.

    E che il mondo sia pieno di persone che preferiscono formulare pregiudizi invece di giudizi fondati su osservazioni personali, prove, documenti, caro Claudio, è lei stesso a confermarlo, visto che è entrato in uno spazio che non conosce e lo ha giudicato a priori, senza avere tutti gli elementi per essere sicuro di esprimere un giudizio corretto.

    Comunque la ringrazio, perché in questo modo mi ha permesso di precisare meglio la mia posizione. E questo può servire anche ad altri che si trovino a leggere per la prima volta questo post. Nella speranza che vogliano leggerne anche i commenti, ovviamente. 🙂

  48. Noto con dispiacere che Lei alle prime 2 domande non ha risposto, e vabbeh pazienza, continuiamo a partire dal presupposto che dove sono in maggioranza gli uomini è perché le donne sono sempre le povere vittime, mentre dove siete in maggioranza voi è perché c’è sicuramente un motivo valido (lei mi accusa di parlare senza prove e documenti, ebbene dove sono le prove ed i documenti che gli uomini non vogliono fare gli insegnanti?).
    Lei dice di combattere il sessismo anche contro gli uomini, posso chiederLe di fornirmi qualche riferimento di quando Lei lo ha fatto concretamente? Il commento della ill.ma sig.ra Zanardo, al quale Lei ha plauso, Lei lo reputa rispettoso del mondo maschile?
    P.S.: anche tra i morti sul lavoro la percentuale è nettamente a “favore” del mondo maschile, e lo è in forma bulgara, ma non ho mai sentito nessuna lamentarsene, forse morire sul lavoro è “cosa da uomini”?

  49. …sarebbe inoltre interessante, per tornare al discorso delle “prove” e dei “documenti”, avere un dettagliato dossier del fatto che gli uomini nelle testate sono in maggioranza perché le donne sono state discriminate, o perché, come è stato scritto in un commento “perché hanno paura delle donne”

  50. Grazie Enrico: interessanti i pezzi che avevi scritto sulle donne di Repubblica. A presto!

  51. (una segnalazione, a margine dell’interessante discussione: i collaboratori del Post non sono due uomini ma un uomo e una donna, com’è indicato nel “Chi siamo” che linki)

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